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ItaliaOggi: Contratti pagherò, la via di fuga dell'esecutivo

Cgil, Cisl e Uil però non stanno alla finestra: nel direttivo che si è tenuto ieri hanno dato mandato alle segreterie ´per l'indizione dello sciopero

24/10/2006
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ItaliaOggi

Il governo cambia le regole sui contratti pubblici. L'aumento per il biennio 2006/07 potrà arrivare già il prossimo anno, anche se a regime l'incremento complessivo, circa 90 euro al mese, ci sarà solo nel 2008. Un compromesso, quello trovato con l'emendamento che oggi sarà presentato in commissione bilancio alla camera, per tenere sotto controllo la spesa pubblica ed evitare lo sciopero dei sindacati. Cgil, Cisl e Uil però non stanno alla finestra: nel direttivo che si è tenuto ieri hanno dato mandato alle segreterie ´per l'indizione dello sciopero generale del pubblico impiego, se nelle prossime ore non verrà recepita la norma che rende esigibile nel 2007 il rinnovo del contratto'. Già, perché la Finanziaria prevede sì le risorse per rinnovare i contratti per il 2006/07, ma stabilisce anche che l'aumento complessivo per il biennio (4,46%) sarà a valere interamente dal 31 dicembre 2007. Di fatto, nessun contratto, compreso quello della scuola, si potrebbe fare perché la Corte dei conti non darebbe mai il nullaosta ad accordi che ripartiscono risorse non tutte disponibili per l'anno in corso. Ora il governo corregge il tiro, con l'emendamento all'articolo 58 della Finanziaria. L'emendamento, messo a punto dal ministro della funzione pubblica, Luigi Nicolais, prevede che, in sede di definizione delle linee generali per la contrattazione, l'aumento sarà esigibile interamente per il biennio interessato: una quota parte arriverà in busta paga già nel 2007, il tutto, a regime, dal 2008. Ma per evitare che ci possano essere ulteriori dilazioni, la funzione pubblica prova a irreggimentare anche il sistema dei controlli. Prova, perché fino a poche ore fa era ancora forte la contrapposizione della Ragioneria generale dello stato a far saltare i controlli sulla spesa per i contratti. A oggi perché un contratto dopo la firma tra le parti sia produttivo di effetti, e dunque consenta ai lavoratori di avere gli aumenti, deve superare una trafila di verifiche, che ha richiesto anche più di un anno. Un meccanismo, quello dei controlli, che vede come protagonisti proprio la Ragioneria e la Corte dei conti e ha consentito in alcuni casi di far slittare la spesa per i contratti a seconda dello stato dei bilanci pubblici. Ed ecco allora la clausola di salvaguardia voluta da Nicolais: si prevede che in ogni caso la procedura di certificazione dei contratti deve concludersi entro 40 giorni dall'ipotesi di accordo. Scaduto il tempo, i contratti saranno comunque efficaci. E non saranno ammesse sospensioni dei termini.