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ItaliaOggi: E Prodi incassa il primo sciopero

È quello della scuola ed è stato proclamato ieri da Cgil, Cisl e Uil

06/03/2007
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ItaliaOggi

E Prodi incassa il primo sciopero

Dopo aver portato a casa la fiducia, il premier Romano Prodi incassa il primo sciopero del pubblico impiego. È quello della scuola ed è stato proclamato ieri da Cgil, Cisl e Uil (si leggano le anticipazioni di ItaliaOggi del 1° marzo scorso). Fissata la data: 13 aprile prossimo. Nei giorni caldi in cui il governo Prodi viveva la débâcle al senato e poi tentava la ricucitura per approdare a un nuovo mandato, i sindacati in verità già erano al lavoro per canalizzare la protesta della categoria.

Ora che il governo è stato tutto riconfermato, si può passare ai fatti: se non saranno sbloccati i fondi integrativi per il contratto, se non si daranno disposizioni perché siano avviate le procedure di rinnovo (il contratto è scaduto 15 mesi fa), ci sarà lo sciopero.

La scuola conta quasi un milione di dipendenti, è il comparto più corposo dello stato, e ha una potenzialità rivendicativa in termini politici di primo piano. Un settore delicato, da non prendere sotto gamba, il cui scontento, per i bassi stipendi, per la credibilità in caduta libera di docenti e presidi, per i problemi che famiglia e società scaricano nelle aule, è in crescita. I leader di Cgil, Cisl e Uil scuola, rispettivamente Enrico Panini, Francesco Scrima e Massimo Di Menna, mettono il contratto al primo posto, nel documento rivendicativo inviato al presidente del consiglio dei ministri, al ministro dell'istruzione, Beppe Fioroni, a quello dell'economia, Tommaso Padoa-Schioppa, e della p.a., Luigi Nicolais, oltre che al presidente dell'Aran, Massimo Massella. ´I salari della scuola sono bloccati da oltre un anno, il memorandum sottoscritto con il governo ne prevedeva l'immediato rinnovo, chiediamo che il tavolo sia aperto senza più indugi', spiega Panini. E poi ci sono quei 200 milioni di euro, frutto di risparmi interni alla scuola, che l'economia non vuole certificare, ´rendendoli indisponibili per la valorizzazione professionale. Il Tesoro non può continuare a bloccarli´, incalza Scrima. ´A fronte di maggiori entrate fiscali, la scuola non può essere oggetto sempre e soltanto di tagli, aggiunge Di Menna, ´servono investimenti'.