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ItaliaOggi-Elementari, vademecum per l'anticipo
Elementari, vademecum per l'anticipo Liste d'attesa da esaurire. Classi meno numerose. Risorse adeguate, innanzitutto di personale. Sono le tre condizioni pattuite dall'Associazione nazional...
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Elementari, vademecum per l'anticipo
Liste d'attesa da esaurire. Classi meno numerose. Risorse adeguate, innanzitutto di personale. Sono le tre condizioni pattuite dall'Associazione nazionale dei comuni e dal Coordinamento nazionale per le politiche dell'infanzia per anticipare l'iscrizione alla scuola materna, prevista dalla riforma Moratti. In un'intesa, sottoscritta lo scorso 13 settembre (sul sito: www. anci. it), le parti hanno fissato le condizioni base in vista dell'apertura del nuovo anno scolastico, che sarà inaugurato oggi a Roma dal ministro dell'istruzione, Letizia Moratti, e dal capo dello stato, Carlo Azeglio Ciampi.
La scuola dell'infanzia ha registrato un incremento del 3% degli iscritti, arrivando a quota 1,617 milioni di bambini. Migliaia, denunciano i sindacati, restano fuori anche se hanno tra i 3 e i 5 anni. Un dato che è destinato a aumentare, vista la presenza crescente di immigrati. E che fa a pugni, accusa l'Anci, con la previsione, anche se sperimentale, di un ingresso anticipato anche per chi ha meno di 3 anni. Ma vista la domanda che giunge dalle famiglie e per evitare la presenza di bambini portoghesi, ecco il vademecum.
Uno dei primi requisiti, fissati dall'intesa, è che nella scuola interessata non ci siano liste di attesa. Ossia richieste giacenti di chi, pur avendo compiuto i 3 anni, non è stato accolto per mancanza di posti.
La presenza di bambini under 3, inoltre, deve essere limitata al massimo a due per classe. Nel caso in cui non fosse possibile, si deve agire sulla leva della consistenza della classe. Il numero complessivo potrà arrivare a 15 e scenderà ulteriormente se nella classi saranno presenti alunni diversamente abili.
Per dare via libera all'anticipo è comunque necessario acquisire il parere favorevole dell'ente locale, su cui ricade una serie di oneri.
Dai servizi come mensa e trasporto alle strutture, con locali attrezzati. Se c'è il no del comune, insomma, non si va avanti.