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ItaliaOggi: Gli stipendi dei prof restano statali

Le regioni invece decideranno sull'assegnazione del personale

01/12/2009
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ItaliaOggi

Di Alessandra Ricciardi
Pronta l'intesa che mette in atto il federalismo nella scuola: si parte da settembre 2010

I soldi e le norme su docenti e Ata allo stato; l'assegnazione del personale alle scuole alle regioni. E poi, le norme generali sui livelli essenziali dell'istruzione allo stato; la programmazione dell'offerta di istruzione e formazione alle regioni...è lungo l'elenco della ripartizione delle competenze a seguito del federalismo. La proposta di intesa stato e regioni è quasi pronta e sarà presentata a uno dei prossimi consigli dei ministri. ItaliaOggi l'ha letta. Si tratta dell'attuazione del nuovo titolo V della Costituzione, che rivede l'assetto delle funzioni su istruzione e formazione. Un iter lungo, quello attuativo, che è stato avviato nella passata legislatura e che dovrebbe andare in porto a breve: la data fissata dall'accordo è il primo settembre 2010. La novità più attesa è quella che riguarda il personale. Per i dipendenti ministeriali degli uffici periferici, gli ex provveditorati, è prevista la possibilità che siano trasferiti alle regioni «nella misura necessaria al raggiungimento dell'idoneità operativa e gestionale relativa all'esercizio io delle funzioni oggetto di trasferimento, fatto salvo il mantenimento di un presidio per funzioni proprie dello stato». Alle regioni passa certamentela gestione del personale delle scuole, ovvero docenti, ausiliari, tecnici e amministrativi: sarà una dipendenza funzionale, precisa l'intesa. Insomma, solo gestionale, perché dal punto di vista organico la dipendenza resta allo stato, che continuerà a dettare le norme che regolamentano la professione e gli aumenti contrattuali. Il trattamento economico, dunque, non sarà territoriale, ma resterà fissato dalla contrattazione nazionale. Sembrerebbe così sventato il rischio paventato da molti di una regionalizzazione degli stipendi.

Si prevede che ci sia comunque anche un nuovo livello regionale della contrattazione, «finalizzato principalmente alla gestione delle regole di utilizzazione del personale assegnato e non di definizione del trattamento economico e normativo», precisa l'articolato. La distribuzione della dotazione organica è definita, nel rispetto dei tetti fissati con la legge nazionale di bilancio, in base ai criteri individuati -entro il 30 novembre di ogni anno per il successivo- con apposita intesa in conferenza unificata. Se qui non si trova l'accordo, si utilizzeranno i criteri fissati nella precedente intesa. Ricade nella esclusiva competenza degli enti locali il dimensiomnaneto della rete scolastica. Una richiesta questa, che era stata fortemente sollecitata dall'Uncem, l'unione delle comunità montane presieduta da Enrico Borghi. Già, perché in questo modo, fermo restando il rispetto dei paletti di finanza nazionale, sarà possibile a livello locale quante istituzioni tenere aperte per rispondere alle richieste delle famiglie. Una scelta, questa recepita nell'accordo, che tiene anche conto che rispetto al piano di dimensionamento messo a punto dall'Istruzione, e che prevedeva la chiusura di 700 istituti, se ne sono accorpati solo 240.

Il ministero potrà, d'intesa con le singole regioni, sperimentare nuovi modelli organizzativi che migliorino l'offerta formativa e riducano la spesa. Il trasferimento di competenze e personale sarà accompagnato dal relativo passaggio di mano delle «occorrenti risorse». Ma prima di farlo, il ministero pretende che ogni regione metta a punto una legge per individuare modalità e strutture idonee a esercitare le relative funzioni in materia. Senza questo adempimento, salta tutto il resto.