ItaliaOggi: Graduatorie, si prova il salvataggio
Presentato alla camera, al decreto sui precari, l'emendamento di maggioranza che disinnesca il Tar Per evitare che il ministero debba rifare tutte le assunzioni
Pagina a cura di Antimo Di Geronimo
La camera prova a salvare la Gelmini dal rischio del commissariamento. Un centinaio di precari hanno vinto i ricorsi per essere inseriti a pettine nelle graduatorie. E se il ministero non darà esecuzione entro 30 giorni all'ordinanza del Tar Lazio che lo dispone (n. 4581/2009), provvederà direttamente un commissario, che è già stato individuato dai giudici. Ma siccome il governo non ha alcuna intenzione di piegarsi al comando dei giudici amministrativi, ieri è stato presentato in commissione lavoro della camera un emendamento al decreto legge salva-precari, che dovrebbe avere l'effetto di disarmare il Tar, mettendo al riparo le graduatorie da modifiche da parte dei magistrati. I giudici amministrativi, infatti, hanno il potere di annullare i decreti ministeriali, ma nulla possono contro la legge. Che è suscettibile solo del controllo di costituzionalità da parte della Consulta. Lìemendamento in questione è a firma della relatrice del disegno di legge di conversione del decreto legge salva-precari (AC 2724) Paola Pelino. La proposta di modifica prevede l'introduzione di una intepretazione autentica dell'articolo 1, comma 605, lettera c) della legge 296/2006, che dispone il divieto di spostare i punteggi da una graduatoria all'altra. E soprattutto vieta l'inserimento a pettine di coloro che abbiano chiesto di essere inseriti nelle graduatorie di altre 3 province oltre a quella di appartenenza. Che resteranno in coda. E cioè, rimarranno inseriti nelle graduatorie dopo l'ultima posizione delle graduatorie di III fascia. Esattamente come è avvenuto finora. Ma fino a quando il disegno di legge non sarà definitivamente approvato, il ministero dovrà fare i conti con il Tar. E dunque, almeno per i ricorrenti che rientrano tra i beneficiari dell'ordinanza del Tar del Lazio, n. 4581/2009, il ministero dovrà eseguire gli ordini dei giudici amministrativi. Consentendo provvisoriamente ai destinatari di essere inseriti a pettine e non in coda. Altrimenti andrà incontro al commissariamento. Per gli altri, invece, dovrebbe valere la nota del dicastero di viale Trastevere emanata il 5 ottobre scorso (Prot.n.AOODGPER.09/14935). Secondo la quale i ricorrenti dovrebbero essere inseriti solo con riserva. Che nel linguaggio ministeriale dovrebbe significare non una provvisoria inclusione a pieno titolo, ma una sorta di stand by che non avrebbe alcun effetto pratico. Dopo di che, quando il decreto salva-precari sarà convertito in legge con le modificazioni, tutti i precari che avevano vinto i ricorsi (sebbene nella fase cautelare) torneranno nuovamente in coda. Ma il braccio di ferro tra viale Trastevere e i precari probabilmente continuerà su altri tavoli. I ricorrenti, infatti, potrebbero presentare un'istanza, nel corso del giudizio, sollevando un'eccezione di costituzionalità. E se il Tar dovessere ritenerla non manifestamente infondata, la parola a quel punto passerebbe alla Consulta. Che potrebbe mutare nuovamente il corso degli eventi come accadde anni fa con il punteggio di montagna. Fermo restando che nelle ultime ore si sta già organizzando il movimento dei docenti precari controinteressati, che rischiano di perdere gli incarichi se il contenzioso dell'inserimento a pettine si risolvesse contro di loro. E che avrebbero intenzione di intervenire nei giudizi eccependo che il Tar potrebbe non essere il giudice giusto per questo genere di controversie.
Le Sezioni unite della Corte di cassazione, infatti, fin dal 2000 sono orientate a ritenere che la materia delle graduatorie rientri nella cognizione del giudice ordinario e non di quella del giudice amministrativo (si veda Italia oggi del 6 ottobre scorso). E dunque, gli interventori potrebbero far valere il conflitto di giurisdizione cambiando le carte in tavola, senza nemmeno aspettare che il governo introduca la sanatoria per legge. A quel punto il contenzioso si sposterebbe davanti al giudice ordinario con esiti molto incerti.