Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » ItaliaOggi: Immigrati, la Ue bacchetta la Lega

ItaliaOggi: Immigrati, la Ue bacchetta la Lega

Il Parlamento europeo si schiera a favore di politiche inclusive. E chiede agli stati un'agenda comune

14/04/2009
Decrease text size Increase text size
ItaliaOggi

Di Alessandra Migliozzi

Le classi ad hoc per alunni stranieri danneggiano la didattica

No alle classi speciali per gli stranieri, no alle classi ghetto. L'appello arriva da Bruxelles dove i deputati hanno approvato la relazione del liberal democratico Hannu Takkula in cui c'è scritto nero su bianco che il parlamento europeo raccomanda agli stati membri di «evitare di creare scuole simili a ghetti» ovvero di mettere i migranti tutti nella stessa classe. Una scelta che in Italia, sia a livello nazionale -sotto forma di mozioni parlamentari- che locale, è stata caldeggiata in particolare dalla Lega Nord. Il documento non è vincolante, ma esprime una posizione politica forte: i deputati (431 sono stati i voti favorevoli, 55 i contrari e 94 le astensioni) premono su Commissione e Consiglio Ue affinché sia avviato uno scambio delle buone pratiche e perché gli stati membri adottino una agenda comune su questo tema. Intanto il Parlamento Ue ha fornito le sue linee guida: servono politiche «inclusive» e sforzi maggiori per integrare gli immigrati tra i banchi. Va insegnata loro la lingua del paese ospitante (ma anche quella madre, magari con ore ad hoc), servono insegnanti preparati per affrontare il fenomeno migratorio. Classi ad hoc per gli immigrati, invece, danneggiano l'apprendimento e l'inserimento. Sempre il Parlamento si è occupato anche di diritto ad una istruzione di alta qualità per tutti i cittadini Ue. E dei finanziamenti per gli istituti paritari religiosi. Nella relazione che doveva essere inizialmente votata, quella del deputato Pál Schmitt (Ppe/De), c'era un passaggio in cui si chiedeva «parità di finanziamenti per tutti i tipi di scuole, in proporzione alle loro dimensioni e a prescindere dalla loro filosofia educativa» e si sottolineava, anche in quest'ottica, «il ruolo importante degli istituti scolastici religiosi». Parole saltate nel testo arrivato in aula dove è stata votata una risoluzione diversa per via dell'opposizione dei liberal democratici e dei socialisti. «Questo è un tema che riproponiamo ogni anno»,spiega Mario Mauro, Ppe/De, vice presidente del Parlamento Ue e ex responsabile nazionale Scuola di Forza Italia, «e ogni anno rosicchiamo qual cosina in più. Il criterio sui finanziamenti che viene annunciato nel testo definitivo, per quanto riduttivo, non ci lascia del tutto insoddisfatti». Nel documento si sostiene, infatti, che l'istruzione pubblica deve restare principalmente un settore finanziato dallo Stato e che andrebbe concesso un sostegno supplementare agli istituti d'istruzione pubblici che si trovano in situazioni finanziarie più sfavorevoli. Tuttavia si guarda con favore alle «iniziative che puntano a sviluppare una fruttuosa collaborazione con il settore privato e a esplorare nuovi metodi di finanziamento complementare». La risoluzione votata guarda anche al ruolo chiave di scuola e università come «strumento per la ripresa economica». Per questo il Parlamento chiede che i programmi scolastici siano ammodernati e che i giovani siano preparati alla flessibilità nel mercato del lavoro. Si sollecita anche l'apprendimento delle lingue straniere: almeno l'80% degli alunni del primo ciclo dell'insegnamento secondario dovrebbe impararne almeno