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ItaliaOggi-Insegnante come professione

Insegnante come professione Deve essere un tecnico che produce formazione Professionista tecnico dell'insegnamento disciplinare, che opera in un'organizzazione di servizio pubblico che p...

14/07/2004
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ItaliaOggi

Insegnante come professione

Deve essere un tecnico che produce formazione

Professionista tecnico dell'insegnamento disciplinare, che opera in un'organizzazione di servizio pubblico che produce 'pacchetti formativi' con una significativa autonomia. È questo l'identikit dell'insegnante, secondo la ricerca 'Formazione, valutazione, carriera degli insegnanti in Italia e in Europa', recentemente presentata a Roma. L'indagine, promossa dall'Ufficio scolastico regionale per il Lazio, guidato da Francesco de Sanctis, e dalla direzione generale per gli ordinamenti scolastici del Miur e condotta da un gruppo di lavoro dell'università di Bologna, coordinato da Piero Romei, si è sviluppata lungo due filoni paralleli: il primo di raccolta e analisi di documentazione; il secondo di ricerca-azione in collaborazione con 15 scuole romane di ogni ordine e grado. L'obiettivo era passare in rassegna le tendenze in atto in Italia e nei principali paesi europei, in relazione al trattamento e alla gestione del personale docente nelle scuole, in modo da trarre indicazioni in vista di una successiva sperimentazione.
¥ I TREND IN ATTO. In Italia, a differenza di quanto accade nel resto d'Europa, la carriera trova un ostacolo nelle resistenze, non solo culturali, a considerare compatibile con la libertà di insegnamento la valutazione, soprattutto se diretta al merito delle attività prestate. Con l'avanzare dell'autonomia scolastica il dibattito, sul merito, sui codici deontologici e sugli standard professionali, ha subito un'accelerazione improvvisa; spesso, però, i temi appaiono affrontati con un taglio troppo specialistico che ritarda la fase attuativa. In Europa, invece, formazione, valutazione e carriera degli insegnanti si integrano.

La definizione di ruoli diversificati è una realtà diffusa; così come la valutazione, che coinvolge soggetti istituzionali e non, con l'utilizzo di una gamma piuttosto ampia di indicatori, relativi agli esiti finali di apprendimento, alle prestazioni degli insegnanti e alle caratteristiche del servizio offerto dalle scuole. Le più recenti linee di indirizzo Ue tendono, del resto, a favorire una maggiore mobilità di studenti, docenti e lavoratori e ad accentuare il raccordo tra formazione iniziale, reclutamento, formazione in servizio, carriera e valutazione.

Un'altra tendenza che va generalizzandosi, anche nei paesi con una forte tradizione centralistica, è l'affermarsi di forme più o meno accentuate di decentramento e di autonomia scolastica. In tale contesto si inquadra il richiamo agli standard professionali, declinati in prestazioni riconoscibili e, per quanto possibile, verificabili e comparabili anche sul piano internazionale. Si evidenzia da più parti una maggiore attenzione al saper insegnare rispetto alla tradizionale richiesta di sapere una disciplina, che spiega l'aumento medio in Europa delle ore di tirocinio e di formazione professionale, accanto a quelle destinate alla formazione accademica. La valutazione, infine, compare, oltre che nella selezione per l'accesso alla professione, anche in modalità che accompagnano il docente nel suo percorso professionale per integrazioni stipendiali, modifiche del profilo professionale, controllo del merito e sanzione del demerito.

¥ IL PROFILO PROFESSIONALE DELL'INSEGNANTE NELLA SCUOLA DELL'AUTONOMIA. Diventa centrale il concetto di competenza, intesa come conoscenze (sapere) e abilità (saper fare) richieste dalla scuola dell'autonomia. Da sviluppare come potenzialità attraverso la formazione. E da tradurre in prestazioni concrete, rispetto alle quali la valutazione possa svolgere un ruolo motivante. Così definite, le competenze su cui costruire il profilo professionale dell'insegnante si raggruppano in due famiglie, contenutistiche e strumentali, rispettivamente articolate in disciplinari (contenuti, approcci) e non disciplinari (tematiche e problemi emergenti); in tecnologiche (strumenti e metodi dell'insegnare), psicopedagogiche (modelli interpretativi e strumenti), giuridiche (vincoli e opportunità offerte dalle leggi), organizzative (regole dell'azione collettiva).

¥ VALUTAZIONE, FORMAZIONE, CARRIERA. La valutazione incontra sempre resistenze, pur essendo indispensabile per motivare. È, fondamentalmente, una leva gestionale. Senza valutazione, il lavoro non ha valore. Vanno distinti due momenti: la definizione e la gestione del ruolo professionale. Nel primo il problema è quello dell'accertamento e della certificazione delle competenze corrispondenti al profilo professionale; nel secondo è quello del riconoscimento del merito, derivante da prestazioni conformi alle regole organizzative e ai programmi collegialmente definiti. Un terzo momento fa riferimento alla raccolta e all'analisi dei dati sugli esiti finali di apprendimento, come feedback per verificare l'efficacia delle regole, dei programmi e dei contenuti del profilo. (