ItaliaOggi: Istituti tecnici, pochi ma buoni
Le prospettive della terza gamba del sistema istruzione. Si parte con efficienza energetica e mobilità . Ce ne sarà uno per provincia e in alcuni casi uno per regione
Di Giovanni Scancarello
Istituti tecnici superiori, ovvero la punta di diamante della terza gamba del sistema di istruzione che andrà col contagocce. Uno per provincia, forse due. In alcuni casi ne basterà uno a regione. Si tratta delle superscuole costituite sulla base della programmazione dell'offerta formativa delle regioni come previsto dall'art. 13 comma 3 della legge 40/2007, a norma del Dpcm 25 gennaio 2008, che dovranno formare i supertecnici che andranno a lavorare nelle aziende migliori del settore tecnologico e dell'innovazione. Gli istituti tecnici superiori candidati dalle regioni-è emerso nel corso del convegno tenutosi a roma la scorsa settimana- e accreditati presso istituti tecnici dallo stato, saranno costituiti economizzando le risorse rispetto alle reali esigenze dei territori: «Per questo», sottolinea Silvia Costa, coordinatore dell'istruzione e della formazione professionale della conferenza delle regioni, «bisognerà dotarsene con razionalità, agganciando realmente la formazione alle realtà locali; per esempio in Liguria, una regione piccola e protesa al mare, molto probabilmente basterà un Its per la nautica». Per Maria Grazia Nardiello, direttore generale Miur per l'istruzione e formazione tecnica superiore, è importante sapere come il progetto degli Its si inserisca in una strategia ben precisa, «Industria 2015», il disegno di legge sulla nuova politica industriale varato dal governo italiano nel settembre 2006, recepito dalla finanziaria 2007, che stabilisce le linee strategiche per lo sviluppo e la competitività del sistema produttivo del futuro. Per ora pare che saranno due gli Its che vedranno la luce: efficienza energetica e mobilità sostenibile. Non si sa ancora se sarà attivato in questa fase anche l'Its per le nuove tecnologie per il made in Italy.