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ItaliaOggi: Istruzione per tutti? Un flop

Rapporto Save the children: verso il fallimento il piano patrocinato dall'Onu.

10/07/2007
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ItaliaOggi

Scarsi investimenti occidentali per i paesi poveri

In crisi l'educazione per tutti. Rischia di fallire il programma di alfabetizzazione dei bambini del Sud del mondo, mentre il G8, se fa il filantropo, lo fa solo nelle aree geografiche più pacifiche, dimenticandosi di decine di milioni di bambini costretti a vivere nell'inferno della guerra. Lo dicono le ultime stime di Save the children, che a poche settimane dall'ultimo vertice dei paesi più industrializzati del pianeta lancia l'allarme: di questo passo gli obiettivi del millennio saranno una chimera. Il dossier «Obiettivi del Millennio: ancora molta strada da fare e poco tempo per raggiungerli» è l'ultima stima di Save the children, organismo internazionale impegnato dal 1919 nella difesa dei diritti dell'infanzia, sugli sviluppi della Millennium campaign, programma di interventi strutturali in favore dello sviluppo sostenibile del Sud del mondo. Nel 2000, 189 paesi hanno adottato la Dichiarazione del Millennio con cui si impegnavano a raggiungere otto obiettivi entro il 2015: tra questi, dimezzare la povertà estrema e la fame e raggiungere l'istruzione primaria universale. Passi avanti se ne sono fatti, rileva il rapporto, soprattutto nei paesi asiatici, ma si è rimasti troppo indietro sull' obiettivo istruzione, in particolare in molti paesi africani. Che la campagna del millennio fosse in crisi, l'avevano dichiarato gli stessi promotori, confessando il mancato raggiungimento di molti obiettivi intermedi, tanto da spingere l'allora segretario generale delle Nazioni unite, Kofi Annan, a lanciare nel 2002 l'appello «Niente scuse 2015» per la campagna del millennio. Parole cadute evidentemente nel vuoto se è vero che, ancora oggi, 10,7 milioni di bambini muoiono ogni anno prima di compiere cinque anni e oltre un miliardo di persone vive con meno di un dollaro al giorno, mentre dalle nostre parti siamo ancora lontani dal tradurre in atto la promessa di stanziamento dello 0,7% del pil per contribuire alla realizzazione degli obiettivi del millennio. L'istruzione langue al ritmo di 4,2 milioni di iscrizioni l'anno: così il secondo obiettivo del millennio, l'educazione di base per tutti, non sarà raggiunto entro il 2015, come previsto dagli accordi internazionali. Di questo passo al 2015 avremo infatti 30 milioni di bambini che non avranno acquisito un'educazione di base, laddove a certe latitudini questa diventa addirittura questione di sopravvivenza. I programmi educativi consentono infatti ai bambini e ai ragazzi di acquisire maggiore consapevolezza in ordine ai principali presidi e contromisure da adottare nel consumo di acqua e di alimenti, nonché nel difendersi dal rischio di infezioni come l'Hiv, ma anche dalle armi inesplose e dalle mine. Non è solo retorica, dunque, se il fallimento della campagna del millennio rischia di avere conseguenze nefaste sulla vita stessa delle persone. E la situazione si fa anche più drammatica se si pensa ai paesi in guerra, guarda caso concentrati per lo più nelle aree a maggiore gap educativo. Attualmente infatti sono 77 milioni i bambini che non hanno ancora accesso all'istruzione. Più della metà di questi, ovvero oltre 39 milioni, vivono in paesi in conflitto o post-conflitto. Se da un lato è proprio qui che si concentra oltre la metà dei bambini in età scolare di tutto il mondo, dall'altro essi ricevono la somma più bassa di aiuti destinati all'istruzione; se in media per l'educazione di un bambino che vive in Europa si spendono 5.320 dollari all'anno, nei paesi in situazione bellica si scende a 96 dollari, e questo quando va bene. A complicare il quadro è il calo degli aiuti dei paesi ricchi in educazione registrato nell'ultimo periodo, mentre mancano all'appello 9 miliardi di dollari l'anno per realizzare l'istruzione universale entro il 2015 anche dove c'è la guerra. Katy Webley, responsabile education di Save the children, ha raccolto però, proprio recentemente, una prima apertura da parte del governo inglese, con lo stesso Tony Blair che prima di lasciare Downing street ha annunciato 150 mila sterline in più in aiuti all'istruzione verso queste aree.