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ItaliaOggi: L'obbligo Non Va. Finanziaria Da Riscrivere

di Enrico Panini

17/10/2006
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ItaliaOggi

L'elevamento dell'obbligo d'istruzione da subito fino a 16 anni, ed entro la legislatura a 18 anni, è una scelta fondamentale per il rilancio del paese. Una scelta complessa che implica capacità progettuale e volontà di cambiare in modo evidente lo stato delle cose. Accettiamo la scelta di ripristinare l'obbligo di istruzione utilizzando lo strumento della legge finanziaria, di per sé improprio per avviare processi di riforma su terreni così complessi, perché ciò garantisce il suo avvio da subito, all'inizio della legislatura. In tal modo sarà possibile intervenire entro questa legislatura per verificare, affrontare e risolvere le problematicità che possono prodursi dentro le scuole a seguito della sua attuazione. Per queste stesse ragioni, però, non è pensabile che sia la Finanziaria la sede che esaurisce il confronto o in cui decidere anche le modalità con le quali quell'elevamento va realizzato. Tema, peraltro, tutt'altro che neutro, se si pensa che questo era ed è l'elemento per il quale il nostro è rimasto praticamente l'unico paese in Europa con un obbligo a otto anni. E i motivi sono da decenni sempre gli stessi: c'è un pezzo della politica italiana che considera la questione della dispersione scolastica problema non della scuola pubblica, ma un problema di cui quella scuola si libera, scaricandolo su altri soggetti, che hanno invece ruoli e funzioni diversi dall'educazione. Quella parte della Finanziaria va corretta. Chiediamo che la manovra si limiti a ripristinare ed elevare l'obbligo di istruzione, anche in coerenza con il programma elettorale sottoscritto da tutti i partiti dell'Unione, in nome del quale tanti operatori della scuola hanno votato quella coalizione. Ma che affidi a un provvedimento successivo, da emanare in tempi brevi, la sua realizzazione. Noi non possiamo condividere norme ambigue che, dopo aver ripristinato l'obbligo di istruzione, affidano ad altre strutture formative diverse da quelle statali il compito di realizzare il nuovo obbligo in nome della dispersione scolastica. È l'autonomia scolastica lo strumento cui affidare la ricerca delle reali soluzioni per prevenire e combattere gli abbandoni, vera piaga sociale dei nostri tempi. Non è certo la legge finanziaria a poter dettare le soluzioni diversificate che vanno costruite, con professionalità e responsabilità, ma anche con risorse adeguate, per affrontare seriamente quel problema. Scaricarlo su altri soggetti, per giunta con 20 diverse soluzioni regionali, significa negare nei fatti il diritto all'istruzione, chiave per l'accesso e per la possibilità stessa di esercitare altri fondamentali diritti, per il quale nel lontano 1962 fu istituita la scuola media unica.
L'autonomia scolastica, lungi dall'essere una giaculatoria invocata e troppo spesso non rispettata, consente di costruire percorsi modulari, flessibili nei contenuti e nelle modalità, corrispondenti alle esigenze di quella classe, in quella scuola, in quel territorio, responsabilmente scelti da chi lì vive e lavora. Per l'insieme di queste ragioni rivendichiamo la necessità di aprire un confronto e di cambiare in questa Finanziaria, con lucida capacità progettuale, la proposta sull'obbligo.