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ItaliaOggi: Libertà di ricerca sugli OGM

Appello degli scienziati alla Commissione Ue per sbloccare la sperimentazione.

04/08/2006
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ItaliaOggi

Il divieto è in contrasto con la stessa Costituzione

Gli scienziati italiani hanno fatto appello alla Commissione europea per la libertà di ricerca sugli ogm. In una lettera, sottoscritta da 58 scienziati italiani e inviata alla direzione generale ricerca e alla direzione generale ambiente della commissione, si chiede di intervenire e sbloccare la situazione della ricerca in Italia sulle piante ogm (organismi geneticamente modificati), inchiodata a un punto fermo dal 2000, ´a causa di un recepimento improprio del diritto comunitario'. L'appello è stato condiviso dalla comunità scientifica internazionale che ha appoggiato la denuncia dei ricercatori italiani: oltre 100 scienziati da 25 paesi del mondo hanno sottoscritto la richiesta di ripristinare in Italia la sperimentazione in campo.

L'iniziativa, promossa dall'Associazione Galileo 2001, per la libertà e dignità della scienza, intende raccogliere le preoccupazioni della comunità scientifica italiana e riportare all'attenzione della collettività, oltre che dei decisori politici, una situazione ´inaccettabile', che vede negata agli scienziati italiani la possibilità di portare avanti ricerche nel settore delle biotecnologie vegetali. ´Questa situazione è venuta a crearsi a partire da una scelta politica del ministro delle politiche agricole di allora, Alfonso Pecoraro Scanio', si legge nella lettera, ´che, in presenza della moratoria sull'approvazione di nuovi prodotti geneticamente modificati, ordinò ai suoi uffici di non autorizzare più né l'importazione né il trasporto su territorio nazionale di campioni di sementi ogm destinati alla sperimentazione'. Con la formazione del nuovo governo nel 2001, con Giovanni Alemanno come ministro all'agricoltura, hanno aggiunto gli scienziati, ´la comunità scientifica auspicava un cambio di rotta nella politica sulla ricerca in campo con gli ogm e in particolare: la pronta adozione, a partire dalla direttiva 18/2001/Ce, delle nuove norme comunitarie emanate per superare la moratoria sull'approvazione di nuovi ogm e la fine delle restrizioni transitorie che erano state imposte. Nei successivi cinque anni di governo, al contrario, l'improprio recepimento del diritto comunitario ha causato nuove restrizioni alla ricerca'.

In questi anni, hanno commentato i sottoscrittori, ´nonostante l'avvicendarsi di diversi schieramenti politici, non è stata riscontrata la volontà di affrontare in modo propositivo le complesse tematiche legate agli ogm: una serie di sovraregolamentazioni ha portato come unica conseguenza a un sostanziale immobilismo, perpetuando negli anni e rendendo di fatto definitive quelle che erano state annunciate come misure prudenziali provvisorie. Una situazione, questa, in contrasto persino con la stessa Costituzione che prevede fra i principi fondamentali la promozione della ricerca, riconoscendone l'importanza nello sviluppo economico e sociale del paese in quanto fattore chiave di competitività e di progresso'.

Da qui l'iniziativa degli scienziati italiani: l'attuale governo Prodi, hanno sostenuto i firmatari, ´non ha chiarito fino a quando la moratoria di fatto sulla coltivazione di ogm continuerà. La situazione appare ai firmatari di questa lettera non più gestibile né degna di un paese che prevede nella sua Costituzione fra i principi fondamentali quello della promozione della ricerca'. La richiesta alla Commissione, quindi, è ´di intervenire con urgenza, adottando gli strumenti previsti dai trattati, per fare in modo che i ricercatori italiani possano tornare a svolgere il loro lavoro'.

´Per un paese che guardi responsabilmente al futuro è indispensabile non trascurare nessun ambito della ricerca scientifica, risorsa fondamentale per lo sviluppo della società. Un processo che richiede pianificazione, frutto di una profonda analisi di scelte e di impegno costante nel tempo: perché i distacchi che si generano, oggi ridotti ma incolmabili col passare del tempo, determineranno gli assetti economici e le condizioni sociali di domani', ha commentato Francesco Sala, ordinario di botanica all'università di Milano, tra i promotori della lettera e socio fondatore dell'Associazione Galileo 2001. ´Le applicazioni derivate dalle biotecnologie vegetali rappresentano già una componente importante nelle economie di diversi paesi: ignorare questa realtà può avere conseguenze pesantissime. Già oggi siamo costretti ad assistere con amarezza alla chiusura dei corsi di laurea in biotecnologie vegetali, conseguenza prevedibile del mancato sviluppo del settore in Italia', ha concluso Sala, ´non si tratta solo di possibilità negate ai nostri giovani talenti, ma anche di un grosso pericolo per l'autonomia del nostro paese, che sarà evidente nel prossimo futuro, quando tecnologie e strumenti per le produzioni agricole dovranno necessariamente essere acquisiti dall'estero'.