ItaliaOggi: Niente fondi, e allora le scuole non approvano i bilanci
Una protesta che punta a coinvolgere gli organi collegiali: fin da subito, in occasione della verifica di metà anno delle disponibilità finanziarie e dello stato di attuazione del programma, prevista dall'art. 6 del regolamento di contabilità, e in un secondo tempo, in occasione della prossima sessione di bilancio
I dirigenti scolastici hanno provato a scrivere ai loro diretti superiori, lo hanno fatto anche col Presidente della repubblica, Giorgio Napolitano; quelli del Lazio hanno dato pubblicità all'iniziativa di chiedere alle famiglie fondi per il funzionamento delle scuole (altrove lo hanno fatto in sordina), si sono persino incatenati alle scalinate d'ingresso del palazzo di viale Trastevere. Saldando tutela del diritto all'istruzione degli utenti con la rivendicazione delle loro responsabilità dirigenziali, hanno coinvolto strutture sindacali e commissioni parlamentari. Niente. Neppure la promessa di accreditamento di un Euro per il funzionamento amministrativo e didattico o per l'ampliamento dell'offerta formativa. Solo un timido quanto inconcludente riconoscimento delle sofferenze e degli obblighi delle scuole (nota del ministero del 29 aprile scorso). Per il resto, rimbrotti, monitoraggi («molestie amministrative», le chiama la Flc.Cgil) e l'accusa, non nuova, di sprecare risorse o di non saperle spendere bene. Ora, come ennesima amra di protesta, spunta il commissariamento.Una protesta che punta a coinvolgere gli organi collegiali: fin da subito, in occasione della verifica di metà anno delle disponibilità finanziarie e dello stato di attuazione del programma, prevista dall'art. 6 del regolamento di contabilità, e in un secondo tempo, in occasione della prossima sessione di bilancio. Se si dovesse prevedere un altro esercizio finanziario senza lo specifico finanziamento per il funzionamento ordinario, i bilanci perderebbero credibilità ed i consigli di circolo e d'istituto dovrebbero prendere in considerazione l'eventualità di non predisporli, con conseguente commissariamento, ai sensi dell'art. 8 dello stesso regolamento di contabilità. Commissariamento, che, se diffuso su larga scala, rappresenterebbe un'efficace protesta. Già in relazione ai bilanci di quest'anno non ha entusiasmato il fatto che il ministero, in contraddizione con il proprio decreto n. 21/2007, avesse suggerito di non prevedere poste in entrata per il funzionamento amministrativo e didattico, nell'attesa di conoscere l'entità della riduzione che avrebbe operato il bilancio statale del 2009 (nota del 25 novembre 2008, prot. n. 3338), e l'attesa dura ancora. Se poi la situazione dovesse aggravarsi, con i fondi per le attività obbligatorie in forte riduzione e la mancata o parziale copertura dei crediti che le scuole vantano nei confronti dell'amministrazione centrale e periferica (residui attivi di precedenti esercizi), i bilanci costituirebbero veramente una mera formalità e non varrebbe la pena predisporli. I dirigenti scolastici respingono con forza l'accusa di sprecare le risorse o di non saperle utilizzare bene, perché l'autonomia di spesa è da molti anni praticamente nulla. I fondi che oggi si possono spendere sono tutti vincolati: da quelli destinati a retribuire le maggiori e più qualificate prestazioni del personale, perché la loro origine è contrattuale (fondo d'istituto), a quelli, incomprimibili, destinati alla sicurezza; da quelli per la realizzazione dei progetti europei a quelli per il recupero dei debiti scolastici; dai fondi, anch'essi contrattuali, per garantire la gratuità del pasto al personale impegnato durante la refezione scolastica, a quelli per finanziare i contratti di fornitura dei servizi di pulizia. Gli unici fondi che i dirigenti scolastici potrebbero essere accusati di sprecare sono proprio quelli che non ricevono. Ma se non li ricevono, non possono nemmeno utilizzarli male.