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ItaliaOggi: Per il posto fisso rivolgersi al giudice

Precari sul piede di guerra dopo la sentenza del giudice di Siena che ha disposto l'assunzione Basta una supplenza rinnovata per tre anni. Cgil e Cisl cauti

05/10/2010
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi
Pochi giorni e ci si sta già attrezzando. La notizia della sentenza che ha condannato il ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, ad assumere in ruolo una supplente perché ha avuto troppi contratti a tempo determinato (si veda ItaliaOggi di venerdì scorso), si è diffusa veloce sulla rete.

Ed è scattata la corsa ad andare in tribunale: ci sono siti (a cominciare da Voceata.it) che offrono consulenza legale, sindacati, in testa la Uil scuola, seguiti da organizzazioni battagliere, come l'Anief, che fanno altrettanto. Obiettivo: emulare la docente di Siena che ha avuto la prima sentenza favorevole in Italia alla sua immissione in ruolo e far cadere così sulla testa della Gelmini una raffica di analoghe sentenze di condanna. Il dicastero di viale Trastevere, interrogato sulla questione, alla fine ha dichiarato: «Il Miur farà appello sulla vicenda di Siena, anche sulla base di favorevoli sentenze che si sono registrate in passato...Nel merito, il ministero non ritiene che la fattispecie in esame, regolamentata dalle disposizioni dell'Unione europea, sia applicabile alla scuola». Sulla carta, sono circa 180 mila tra docenti e Ata, ovvero personale, ausiliario, tecnico e amministrativo, ad avere contratti sino al termine delle lezioni o dell'anno scolastico, rinnovati da anni. Si ritrovano insomma nella stessa situazione dell'insegnante per la quale il giudice del lavoro di Siena, Diego Cammarosano, ha decretato la trasformazione automatica del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato. Il motivo? La docente aveva sforato il tetto dei tre contratti reiterabili presso uno stesso datore di lavoro. L'insegnante per ben 6 volte di seguito era stata assunta a inizio anno e poi licenziata alla fine delle lezioni. Un comportamento vietato dalla legge nel settore privato e che nel pubblico impiego è invece consentito, per fronteggiare situazione emergenziali. Normalmente accade che i contratti siano reiterati per decenni. Il problema, ha ragionato il magistrato, è che la docente lavorava con continuità perché il posto era fisiologico vuoto e nessun risarcimento avrebbe mai potuto ristorarla del bene della mancata assunzione così come nessuna sanzione potrebbe dissuadare il ministero dal reiterare il comportamento illegittimo. È vero che la legge italiana vieta che si abbia la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato nel pubblico a differenza che nel privato. Il decreto 134/2009 per esempio prevede che: «I contratti a tempo determinato stipulati per il conferimento delle supplenze..., in quanto necessari per garantire la costante erogazione del servizio scolastico ed educativo, non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato e consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima della immissione in ruolo».

Ma si tratta di divieti che, secondo il giudice, sono facilmente disapplicabili a vantaggio delle più garantiste previsioni della direttiva 1990/70 CE e delle varie sentenze in materia della Corte di giustizia. Con buona pace delle ragioni di cassa dello stato italiano che si troverebbe a dover fronteggiare, con la totale immissione in ruolo dei precari di lunga durata, una spesa di 4,5 miliardi di euro. Soldi che lo stato già spende oggi per gli stipendi dei supplenti, ma che una volta resi fissi porterrebbero a un aumento della spesa stabile dello stato per il personale. Da giustificare a livello europeo. «Da anni forniamo assistenza per ricorsi di questo tipo, perché è giusto denunciare lo stato in cui lavorano gli insegnanti. Eppure basterebbe poco per uscirne», dice Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, «per esempio con i contratti pluriennali, darebbero stabilità e sicurezza». Di diverso avviso sul ricorso al giudice la FlcCgil di Mimmo Pantaleo: «Il problema del precariato va risolto a livello politico e non con i tribunali, perché serve una soluzione che non violi l'ordine di graduatoria». Dello stesso avviso la Cisl scuola di Francesco Scrima: «La casualità delle assunzioni, a seconda del giudice che si trova, non è un buon criterio, va ampliata la platea delle stabilizzazioni, ma con le regole che ci sono».