ItaliaOggi: Prepensionamenti per 50 mila
La mini riforma spunta al senato, con un emendamento di maggioranza alla Finanziaria
Di Alessandra Ricciardi
In due anni e su base volontaria. Per far posto ai giovani
L'idea è di quelle che possono piacere a destra come a sinistra: dare una bella sforbiciata ai dipendenti pubblici a fine carriera, utilizzando l'arma del prepensionamento, così sbloccare il turn over e fare finalmente un po' di assunzioni di giovani. Potrebbe essere questa la vera riforma delle pensioni, riforma che il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, è tornato genericamente ad evocare qualche giorno fa e che il ministro del welfare, Maurizio Sacconi, aveva liquidato dicendo che di una nuova legge in materia non c'è bisogno. E potrebbe debuttare nella scuola, il settore più popoloso del pubblico impiego e quello nel quale più alto è il numero dei precari. A lanciare il sasso è un emendamento di maggioranza che debutterà oggi in commissione bilancio al senato, dove è in discussione la Finanziaria 2010. E che ha tutta l'aria di puntare a non finire affossato nel mare magnum delle proposte parlamentari. Basta del resto leggerne le firme, una ventina: il primo proponente è Giuseppe Valditara, punto di riferimento per scuola e università del Pdl (in quota An), seguito a stretto giro da Mario Baldassarri, presidente della commissione finanze di Palazzo Madama. La proposta del prepensionamento potrebbe interessare una platea abbastanza ampia di insegnanti, circa 50 mila, tanti quanti nei prossimi due anni-la possibilità di uscire anticipatamente dal lavoro è infatti limitata- potranno sommare «un'anzianità contributiva pari o superiore ad anni trentaquattro e di una età pari o superiore ad anni 59, di una anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni e di un'età pari o superiore a 58 anni, oppure in presenza di un'anzianità contributiva pari o superiore a trentasei anni e di un'età pari o superiore a 57 anni». Oppure, indipendentemente dall'età, avranno un requisito di anzianità contributiva pari o superiore a trentotto anni. L'uscita sarà su base volontaria e fino a concorrenza del fondo disponibile di 7 milioni di euro per il 2010, di 21 mln per il 2011 e di 14 milioni per il 2012. «Si tratta di un'operazione fattibile che non costa allo stato, o comunque costa molto poco», spiega a ItaliaOggi Valditara, «e che consente di raggiungere un doppio obiettivo: svecchiare le piante organiche e immettere in ruolo una parte dei precari. Se non risolviamo il precariato non si può parlare di riforma del reclutamento». L'ipotesi di lavoro, su cui pesa il parere dei ministri dell'istruzione, del lavoro e soprattutto dell'economia, parte dal presupposto che non tutti i 50 mila potenziali prepensionati accetteranno l'idea e che alla fine potrebbero essere in 20 mila nel biennio 2010/2012 a dire sì, soprattutto le donne su cui pesa l'innalzamento dell'età pensionabile. Sul fronte dei precari (un rapporto della Uil scuola individua in 232.048 gli insegnanti in graduatoria in attesa della chiamata per un incarico o una supplenza), circa in 20 mila potrebbero perdere il contratto a tempo determinato nello stesso periodo a causa della riforma della scuola, accedendo così al sussidio di disoccupazione. Insomma, a conti fatti, tra i costi per gli ammortizzatori sociali e le minori spese per gli stipendi di fine carriera, potrebbero essere pensionati 20 mila insegnanti e assunti altrettanti. Con un costo per l'erario di pochi milioni per i primi due anni, che poi verrebbero riassorbiti. Il sasso è lanciato