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ItaliaOggi: Prof di religione, la Gelmini dichiara guerra ai giudici

L'esclusione dei docenti dagli scrutini decisa dal Tar scatena il mondo cattolico

13/08/2009
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ItaliaOggi

La sentenza del Tar sull'ora di religione che non può influire a pieno titolo sul piano del profitto scolastico, suscita dure razioni da parte della chiesa. Per Diego Coletti, presidente della Commissione episcopale per l'educazione cattolica (Cei), la decisione dei giudici «é povera di motivazioni e danneggia la laicità dello Stato». Ma non potendo fare ricorso, confida nel ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, pronta a intervenire quanto prima per frenare la decisione dei giudici. Ieri pomeriggio, poco dopo le critiche da parte della chiesa, che ha parlato di «sentenza vergognosa e pretestuosa», il ministro ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato. «In Italia vi è piena libertà di scegliere se frequentare o meno l'insegnamento della religione», ha dichiarato, «non si comprende perchè qualcuno voglia limitare questa libertà. la religione cattolica esprime un patrimonio di storia, di valori e di tradizioni talmente importante che la sua unicità deve essere riconosciuta e tutelata». Per il ministro, «l'ordinanza del Tar determina un ingiusto danno nei confronti di chi sceglie liberamente di seguire il corso a scuola». Gelmini ha criticato anche il punto della sentenza in cui si dice che per chi non sceglie l'insegnamento della religione cattolica può configurarsi una situazione di svantaggio. «Tale tesi», ha spiegato, «non è condivisibile, in quanto l'insegnamento della religione cattolica non costituisce un credito scolastico ma un credito formativo e non incide, quindi, in maniera diretta sul voto finale». Inoltre, secondo il ministro, «il Tar tende a sminuire il ruolo degli insegnanti di religione cattolica, come se esistessero docenti di serie a e di serie b. Al contrario ritengo che il ruolo degli insegnanti di religione vada valorizzato. Per questo, dal prossimo anno è mia intenzione coinvolgere i docenti di religione cattolica in attività di formazione». Critiche alla decisione dei giudici arrivano anche dall'ex ministro, Giuseppe Fioroni, responsabile Pd per la scuola e dal presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, che ha parlato di «deriva anticattolica che non ha precedenti nella storia della scuola e nella tradizione del nostro paese». Viva soddisfazione per la disposizione del Tar è stata espressa, invece, dalle chiese evangeliche e dai valdesi, oltre che da alcuni esponenti dell'opposizione, come il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro e Marco Rizzo, dei comunisti italiani. Il primo ha cocommentato così: «non ci può essere discriminazione nel profitto scolastico su base religiosa. L'ingiustificata disparità di trattamento viola Costituzione e i diritti dell'uomo». Più drastico il secondo: «finalmente si riconosce agli studenti il diritto a essere esaminati da docenti, scelti con pubblici concorsi e non dal giudizio insindacabile delle curie vescovili». Posizioni diverse sono state prese anche all'interno dei sindacati della scuola. Mentre il segretario generale della Cisl, Francesco Scrima, non è d'accordo con la sentenza del Tar, il collega Domenico Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, pensa sia «una vittoria di laicità». «La decisione del Tar», ha dichiarato, «ristabilisce la giustizia negli istitui scolastici, anche ai fini di un ammodernamento della scuola italiana rispetto ai processi interculturali cui è proiettata quella internazionale: era assurdo che gli studenti italiani che si avvalevano della religione cattolica potevano avere dei crediti formativi, mentre coloro che non frequentavano le lezioni venivano dichiaratamente danneggiati». Per Scrima, invece, «tutto quello che si insegna a scuola rientra in un progetto che ha come obiettivo la formazione integrale della persona e, quindi, anche nell'obbligo valutativo che la scuola ha». Insomma tutto, secondo Scrima, concorre alla valutazione, dal comportamento al profitto in ogni disciplina. E se, al posto della religione cattolica, ci fosse una materia chiamata storia delle religioni, Gelmini e Tar arriverebbero a un compromnesso?