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ItaliaOggi: Scuola, la Gelmini taglia 577 mln

L'intervento nelle pieghe del bilancio di assestamento 2009 del ministero dell'istruzione

30/09/2009
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ItaliaOggi

Le risorse tolte ai fondi per le supplenze, a rischio gli stipendi

A leggere i dati finali, pare che non sia successo nulla, che non ci sia nessuna novità di rilievo nei conti del ministro dell'istruzione, università e ricerca, Mariastella Gelmini. Ma sotto un bilancio di assestamento che con una competenza di 55,661 miliardi di euro conferma sostanzialmente quello di previsione (anzi porta a casa 188 mila euro in più), nella fredda articolazione di capitoli di spesa, missioni e programmi, si scopre che c'è un altro taglio alle spese per il personale della scuola. E che taglio, è in grado di superare, per lo stesso periodo di riferimento del 2009, quello fatto (456 milioni di euro) dal ministro dell'economia, Giulio Tremonti, con la riforma della scuola: si tratta di altri 577 milioni di euro, da scontare da settembre a dicembre di quest'anno. E a scontarlo saranno sempre i precari, visto che il fondo tagliato è quello che serve a pagare a livello regionale le supplenze di insegnanti, ausiliari e amministrativi. Con la conseguenza che l'amministrazione scolastica, dovendo dare mandato di pagamento a fronte di contratti sottoscritti in eccesso rispetto alla capienza del bilancio, si possa ritrovare per i prossimi mesi con la cassa vuota. E debba differire le relative liquidazioni al nuovo anno. I più colpiti saranno i docenti e Ata che hanno avuto un contratto di supplenza nella scuola dell'infanzia, dove la riduzione è stata di quasi 140 milioni di euro (-38%), e alle superiori, con una decurtazione che ha varcato quota un miliardo (-30%). Segno positivo, invece, per la scuola primaria che ha fatto boom di domande di tempo pieno e avrà a disposizione 647 mila euro in più rispetto alla previsione fatta per il 2009. Il taglio è stato operato, spiegano dal dicastero di via XX Settembre, su richiesta della stessa Istruzione. La motivazione è abbastanza semplice: ci sono spese ineludibili, per il personale di ruolo e per il funzionamento delle scuole, che erano state sottostimate in sede di preventivo, voci fisse a fonte delle quali si è preferito sacrificare quelle per i contratti a tempo determinato. Insomma, la solita storia della coperta troppo corta. Con Calabria, Campania, Abruzzo e Basilicata in vetta alla classifica dei tagli. Intanto, ieri il ministero ha firmato il decreto che consente ai precari della scuola rimasti senza incarico di accedere ai nuovi ammortizzatori sociali: sono i cosiddetti contratti di solidarietà, finanziati dalle regioni, grazie ai fondi europei, per progetti speciali, e i cui compensi sono cumulabili con l'indennità di disoccupazione. Un provvedimento fortemente voluto da tutte le organizzazioni sindacali, Flc-Cigl, Cisl scuola, Uil scuola, Snals, Gilda e Anp, tanto che entusiasticamente l'ufficio stampa di viale Trastevere intitolava il comunicato: «Precari, Miur e sindacati firmano decreto applicativo». Ecco cosa succede: i precari, insegnanti o bidelli, che lo scorso anno vantavano un contratto annuale e non hanno avuto il rinnovo causa i tagli della riforma della scuola, avranno in prima battuta la relativa indennità di disoccupazione in tempi più veloci, ma anche la precedenza assoluta nel conferimento delle eventuali supplenze temporanee da parte dalle scuole. La domanda dovrà essere presentata entro i prossimi 10 giorni a partire da oggi. E poi potranno lavorare nei corsi speciali concordati da regioni e istruzione per il potenziamento dell'offerta di studio, il recupero dei debiti, la lotta alla dispersione scolastica. Al momento sono già pronte Veneto, Sicilia, Sardegna, Campania, Lombardia, Puglia e Basilicata. «È un decreto che poteva e doveva essere fatto prima, dal primo settembre tanti lavoratori sono senza tutele», commenta il segretario della Uil scuola, Massimo Di Menna, «ora è necessario fare subito le intese che mancano». Parla di una prima risposta ad una situazione di emergenza, Francesco Scrima, numero uno del sindacato scuola della Cisl: «Si danno concrete tutele giuridiche ed economiche a persone rimaste senza lavoro e gli assicura la prosecuzione del rapporto con la scuola. Tuttavia, ora si impone un cambio di politica scolastica».