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ItaliaOggi: Scuola, la rivoluzione lombarda

Il governatore Formigoni spinge sul federalismo nell'istruzione: a luglio il via libera alla legge.

30/06/2007
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ItaliaOggi

Periodo di formazione in azienda, i prof dipendenti regionali

Mentre il ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni, lavora ai nuovi programmi scolastici da far partire il prossimo settembre, mentre sta per firmare il decreto che chiarisce come debba realizzarsi l'obbligo scolastico, ovvero istruzione per tutti fino a 16 anni, dalla Lombardia sta per abbattersi su tutta Italia il ciclone federalista. Il consiglio regionale sta infatti per approvare la proposta di legge della giunta presieduta da Roberto Formigoni che regionalizza la scuola lombarda. Ultimate le audizioni, circa 50, la commissione istruzione ha approvato una serie di modifiche al testo base. La pdl disegna un modello del tutto alternativo rispetto a quello che sta mettendo a punto il ministro dell'istruzione, a partire dall'obbligo, che potrà essere assolto anche nel canale della formazione professionale a facendo apprendistato in azienda, per finire con la gestione del personale, che passerebbe di mano dallo stato alla regione. Fortemente ispirata alla legge n. 53/2003 per impostazione pedagogica e metodologica, ovvero la riforma della scuola targata Letizia Moratti, la legge disattende completamente alla nuova scuola che in questo anno ha cercato di costruire Fioroni. Ma va anche oltre, perché senza attendere nuovi accordi in conferenza unificata, porta alle estreme conseguenze quanto previsto dal titolo V della Costituzione: Formigoni getta il cuore oltre l'ostacolo e dispone la competenza regionale anche in materia di personale. Una rivoluzione copernicana del sistema scolastico, che probabilmente non farà in tempo a vedere la luce che sarà portata davanti alla Corte costituzionale dal governo centrale con l'accusa di incostituzionalità. Il problema è che il famigerato titolo V della Carta costituzionale in materia di istruzione non è chiarissimo e che interpretazioni univoche non sono possibili. Il confine tra la competenza statale che finisce e quella regionale che comincia, in materia di scuola, è molto labile. E il responso della Consulta non è per niente scontato, né in un senso né in un altro. Ed è proprio in questa incertezza che va a incunearsi Formigoni, che, a dispetto degli inviti a trattare giunti dal governo centrale e della garanzia già sancita con la Finanziaria 2007 di poter continuare a sperimentare i percorsi di formazione triennale validi per l'obbligo scolastico, va avanti per la sua strada. Anzi ha impresso un'accelerazione, fissando per fine luglio la data entro la quale il consiglio lombardo dovrà varare il provvedimento. Una decisione alla quale probabilmente non sono estranee ragioni a carattere politico più ampie. Nella nuova scuola, al termine della terza media sarà possibile subito scegliere percorsi di formazione ai fini del lavoro. Una scelta, spiegano i firmatari della pdl, che metterebbe la Lombardia al passo con quanto già succede in altri paesi europei. A ogni istituto accreditato dalla regione, che faccia scuola o formazione non importa, verrebbe riconosciuta piena autonomia,anche finanziaria. Autonomia che, a differenza del resto del paese, si sostanzia nella possibilità di assumere la titolarità del rapporto di lavoro con il personale docente e non docente, assumendo e valutando il rendimento degli stessi. Le risorse in questo modo verrebbero assegnate in base ai risultati conseguiti dai vari istituti. In attesa del trasferimento di risorse, sia strumentali che umane e finanziarie dallo stato alla regione, si prevedono accordi con l'ufficio scolastico regionale per una sorta di cogestione provvisoria. Per i piani di studio, si prevedono indicazioni regionali in cui si stabiliscono gli aspetti caratterizzanti del sistema educativo lombardo, standard, obiettivi e modalità di certificazione dei risultati. E alle famiglie sarà garantita la libertà di scelta attraverso il buono scuola. Sarà sempre la regione ad avere su di sé tutte le scelta amministrative e organizzative del sistema, che ora fanno invece capo alle amministrazioni periferiche del ministero della pubblica istruzione. Del tutto abolite anche le competenze che ad oggi hanno le province e i comuni. Quando la legge dovesse essere approvata, gli studenti lombardi si troverebbero insomma a scegliere e studiare in un sistema profondamente diverso da quello nazionale.