ItaliaOggi-Università, concorso unico
Torna il concorso unico nazionale per i professori universitari
Torna il concorso unico nazionale per i professori universitari che, nelle intenzioni del ministero dell'istruzione, dovrebbe riportare serietà e trasparenza al reclutamento. La nuova procedura per salire in cattedra è una delle novità principali dell'applicazione della legge 230/05 sullo stato giuridico dei docenti, che il Consiglio dei ministri ha approvato ieri in via definitiva. I criteri di selezione introdotti dalla riforma prevedono appunto, oltre alla valutazione del singolo ateneo dei titoli e di pubblicazioni scientifiche, un esame nazionale per il conseguimento dell'idoneità, il cui possesso non comporta però diritto all'accesso al ruolo dei professori. Le procedure verranno bandite dal ministero ogni anno distintamente per ciascun settore scientifico-disciplinare e per le fasce degli ordinari e degli associati, per un numero di idoneità pari al numero di posti che gli atenei intendono coprire per concorso, che potrà essere incrementato di una quota fino al 40%. Le norme transitorie stabiliscono comunque che nelle prime due tornate concorsuali per la fascia dei professori ordinari e nelle prime quattro per quella degli associati la quota di incremento sul fabbisogno indicato dagli atenei sarà del 100% (con ulteriori percentuali in più, per gli associati, per determinate categorie di professori, assistenti, ricercatori, tecnici laureati). Uno degli altri nodi cruciali del decreto è la divisione della didattica dalla ricerca con effetti importanti: nel 2013 sparirà la figura del ricercatore a tempo indeterminato e sarà sostituita da una figura di studioso con contratto a tempo della durata massima di tre anni più tre. Perciò se un ricercatore non riuscirà a sfruttare l'ultimo concorso utile prima del 2013, per diventare ricercatore a tempo pieno, dovrà tentare di vincere quello come associato o come aggregato (ma solo se avrà insegnato per almeno tre anni).