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ItaliaOggi: Università, la riforma perde pezzi

Mussi blocca tre decreti. Compreso quello sulla laurea a Y Pausa di riflessione per introdurre modifiche alle parti considerate insoddisfacenti dal ministro

25/05/2006
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ItaliaOggi

La riforma dell'università perde i pezzi. Il ministro dell'Università, Fabio Mussi ha deciso ieri una pausa di riflessione, sospendendo l'esame alla Corte dei conti di tre provvedimenti: per quanto riguarda il decreto ministeriale 10 aprile 2006, n.216, recante la ´Definizione delle linee generali d'indirizzo della programmazione delle Università per il triennio 2007-2009' e il decreto ministeriale 11 aprile 2006 n.217 su ´Individuazione dei parametri e dei criteri per il monitoraggio e la valutazione dei risultati dell'attuazione dei programmi delle Universita', il comunicato ufficiale del dicastero parla di una necessità di modifica di parti insoddisfacenti o sbagliate, per una rapida nuova stesura che consenta l'emanazione del nuovo testo entro l'estate. Ritirati anche i decreti relativi alla determinazione delle classi di laurea, laurea magistrale, lauree magistrali sanitarie e scienze criminologiche e della sicurezza, trasmessi con nota prot. n.4540 del 22/3/2006 per una finale registrazione delle norme e per l'attuazione da parte di tutte le Università all'anno 2007-2008. Il 22 maggio scorso il ministro Mussi aveva già disposto il ritiro del decreto d'istituzione (datato 16 maggio 2006 e firmato dal predecessore Letizia Moratti) dell'Università di studi europei ´Franco Ranieri' non statale, legalmente riconosciuta, con sede a Villa San Giovanni (Rc) per ulteriori valutazioni. Quanto al decreto sulle classi di laurea che passa al restyling il vecchio 3+2, approvato non senza uno strascico di polemiche con gli atenei, dà attuazione al percorso a Y. Cioè un primo anno di attività didattiche comuni, con una netta separazione tra il percorso professionalizzante che conduce alla laurea triennale (1+2) e il percorso metodologico per conseguire la laurea magistrale (1+2+2). Il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha quindi rivisto le 47 classi per le laurea di I livello e le 109 di II livello provvedendo ad alcuni accorpamenti che hanno interessato l'area umanistica e quella delle scienze sociali e gestionali. L'obiettivo, nelle intenzioni del vecchio Miur, è quello di definire percorsi più professionalizzanti per dare un'opportunità di lavoro ai giovani e di mettere un freno ai troppi corsi di laurea, soprattutto triennali, che negli ultimi anni si sono moltiplicati. E che non hanno ampliato l'offerta formativa ma al contrario l'hanno frammentata. Per gli aspiranti consulenti del lavoro, per esempio, le classi di laurea indirizzate alla professione erano state ampliate e più tagliate sulle materie giuslavoristiche. Non solo. Altra novità del provvedimento è quella legata a una definizione, da parte degli atenei, degli ordinamenti didattici specificando gli obiettivi formativi in modo da facilitare l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Con la riforma a Y finisce anche l'era dell'eccessiva parcellizzazione degli insegnamenti. Per ciascun anno di corso le facoltà provvederanno a fare non più di 8 verifiche di profitto, e comunque fino ad un massimo di 10. Attesa per il prossimo anno accademico 2006/2007 la sperimentazione delle nuove classi di laurea. Una previsione che non ha mancato di creare polemiche con la Crui, la Conferenza dei rettori delle università.