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ItaliaOggi-Valutazione, non c'è l'intesa

Le regioni hanno chiesto di modificare il ddl attuativo della riforma Moratti. Valutazione, non c'è l'intesa Contestata l'organizzazione e il ruolo dell'Invalsi Una pausa di ...

01/06/2004
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ItaliaOggi

Le regioni hanno chiesto di modificare il ddl attuativo della riforma Moratti.

Valutazione, non c'è l'intesa

Contestata l'organizzazione e il ruolo dell'Invalsi

Una pausa di riflessione nel procedimento legislativo volto a ridefinire il sistema di valutazione del servizio di istruzione e formazione.
Le regioni rivendicano un ruolo più attivo nella fase di determinazione della disciplina relativa al servizio nazionale di valutazione e, al tempo stesso, una più ampia presenza nel comitato direttivo dell'Invalsi (Istituto nazionale di valutazione del sistema di istruzione e formazione). La conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome, convocata il 24 maggio 2004 per la formulazione del prescritto parere sullo schema di decreto legislativo predisposto dal governo in virtù di delega (legge n. 53/2003), ha chiesto un approfondimento istruttorio congiunto, per apportare miglioramenti al testo legislativo. Sono stati, infatti, rilevati aspetti di criticità, con riferimento al merito della nuova disciplina, ma è stata anche posta una questione preliminare.

Il provvedimento legislativo, che incide sulle competenze regionali in materia di istruzione e formazione professionale, deve essere adottato, ad avviso delle regioni, previa un'intesa da definire nell'ambito di una conferenza unificata. Non è sufficiente, pertanto, il semplice parere.

LA VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ DEL SISTEMA EDUCATIVO DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE

La legge 28/3/2003, n. 53, ha conferito la delega al governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e sui livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale.

All'Invalsi è attribuito il ruolo centrale del servizio di valutazione, con ampliamento del suo ruolo da ente strumentale di valutazione, ad ente di ricerca. L'ente è chiamato a svolgere la valutazione del sistema educativo nel suo complesso, secondo criteri di efficienza e di efficacia, considerando i risultati raggiunti dalle istituzioni scolastiche.

Nei confronti di queste ultime, è chiamato a svolgere una funzione di supporto ed assistenza, mettendo a disposizione archivi e notizie relative ad esperienze attuate. L'ente ha dato origine a progetti pilota della valutazione dei risultati scolastici (sulla base di prove a campione) utili per il monitoraggio, nonché per consentire a ciascuna scuola di avviare i processi di autovalutazione (progetti pilota 1, 2, 3).

In una vasta prospettiva, l'istituto è chiamato a valutare progetti ed iniziative promosse in campo nazionale, come quelle in materia di insuccesso scolastico e di dispersione (questo fattore, come si evince dai documenti delle conferenze di Lisbona e di Barcellona, è stato un costante obiettivo a livello europeo).

Il riordino dell'istituto accentua la sua funzione circa la partecipazione a ricerche internazionali e a raccordi a livello comunitario. Proprio questo aspetto (il nuovo profilo dell'istituto come ente di ricerca) è stato considerato dalla conferenza dei presidenti delle regioni, per la sostanziale dipendenza che viene a crearsi da parte dell'istituto nei confronti del ministero dell'istruzione.

I RILIEVI DELLE REGIONI SULLO SCHEMA di DECRETO LEGISLATIVO

Il primo rilievo riguarda un aspetto generale della nuova disciplina prevista nel testo del decreto legislativo predisposto dall'esecutivo. Il provvedimento prefigura due distinti sistemi: uno di istruzione e uno di istruzione e formazione professionale, e ad essi riferisce gli standard minimi formativi richiesti per la spendibilità dei percorsi seguiti. Appare, a tal proposito, sintomatica, rilevano i governatori regionali, l'intenzione di individuare 'indicatori utili al miglioramento del sistema della formazione professionale' (materia di competenza regionale), d'intesa con il ministero del lavoro, limitando l'apporto delle regioni al semplice parere espresso in sede di conferenza unificata.

Le amministrazioni regionali considerano, dunque, una limitazione (o espropriazione) della loro competenza istituzionale in materia di istruzione professionale, alcune statuizioni contenute nel testo legislativo predisposto dal governo in base alla delega. Un rilievo sostanziale riguarda, appunto, l'Invalsi, ristrutturato come ente di ricerca e, perciò, posto in più stretta dipendenza dal ministero, con pregiudizio formale di quel carattere di terzietà che i più moderni sistemi di valutazione postulano.

Concreta espressione della diretta dipendenza dal ministero, rilevano le regioni, è la composizione del direttivo dell'istituto per la valutazione. Lo schema del decreto prevede un solo rappresentante degli enti regionali su sei componenti e, per di più, designato non già dalla conferenza dei presidenti regionali, ma dal presidente della conferenza unificata stato-regioni.

Per i governatori, presieduti da Enzo Ghigo, tale previsione non è corretta. L'obiettivo è quello di garantire la rappresentatività della componente istituzionale regionale nello stesso comitato direttivo dell'istituto di valutazione. Queste le ragioni poste a sostegno del rinvio della discussione nell'ambito della conferenza dei presidenti delle regioni e province autonome. Le questioni pregiudiziali sono tali da allontanare la prospettiva di un rapido provvedimento che organizzi e disciplini il settore.