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ItaliaOggi-Via al giro di vite sulla spesa scolastica Tagli a formazione e corsi pianificati

Recepite dalle direzioni regionali e dagli istituti le direttive della manovrina. Fumata nera sul ccnl. Via al giro di vite sulla spesa scolastica Tagli a formazione e corsi pianificati ...

22/10/2005
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ItaliaOggi

Recepite dalle direzioni regionali e dagli istituti le direttive della manovrina. Fumata nera sul ccnl.

Via al giro di vite sulla spesa scolastica Tagli a formazione e corsi pianificati

È partita la stretta sulla spesa delle scuole. La manovrina approvata la scorsa settimana è subito stata recepita da amministrazione centrale, direzioni regionali, e, a cascata, dalle singole istituzioni scolastiche.
Ammontano a 155 milioni i risparmi che devono essere conseguiti quest'anno nel settore, agendo sui consumi intermedi e investimenti.

Tanto che alcune direzioni scolastiche regionali, come il Piemonte e l'Emilia Romagna, hanno bloccato contratti in via di definizione, per esempio quelli per la formazione del personale, chiudendo i rubinetti delle risorse anche per il piano dell'offerta formativa delle scuole. Con la conseguenza che corsi già pianificati, e in base ai quali le famiglie hanno scelto l'istituto, dovranno o essere sospesi oppure pagati attingendo ad altre risorse interne.

COSA PREVEDE LA MANOVRINA. Il decreto legge n. 211/2005 impone al ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica una riduzione dei finanziamenti per i consumi intermedi, ovvero per la gestione amministrativa, di 84 milioni di euro, e di 71,1 milioni di euro per gli investimenti. Il primo capitolo agirà su varie voci, dall'acquisto del materiale di cancelleria alle spese per le pulizie. Il secondo mette in discussione i fondi per l'igiene e la sicurezza sul lavoro, per il funzionamento e l'operatività scolastica, compresi quelli previsti dalla legge per l'autonomia scolastica, la n. 440/1997, con particolare riguardo alle attività di formazione e aggiornamento di tutto il personale e all'integrazione del piano dell'offerta formativa.

Sul piede di guerra le direzioni scolastiche regionali, che materialmente dovranno chiudere i cordoni della borsa sul territorio. 'Appoggeremo la protesta dell'amministrazioni regionali, perché per la scuola ci saranno effetti a cascata disastrosi', ha commentato la Cisl scuola di Francesco Scrima. 'Si tratta di tagli cattivi, che penalizzano anche l'inserimento dei docenti disabili', ha detto Enrico Panini, segretario della Cgil scuola e università.

CONTRATTO, FUMATA NERA. Intanto i sindacati sono in allerta per la firma del contratto. Il consiglio dei ministri di ieri non ha dato l'atteso via libera all'intesa 2004/05 sottoscritta da Aran e sindacati. 'Non c'è alcuna ragione tecnica a giustificare ritardi nell'approvazione del contratto. Il governo a questo punto deve ratificare l'accordo', mette in evidenza il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, 'rispettando gli impegni presi con la firma dell'accordo di maggio e la sottoscrizione del contratto del 22 settembre'. Se così non fosse, si confermerebbe, dice Antonio Foccillo, segretario confederale della Uil, 'il disegno del governo di non far arrivare entro dicembre gli aumenti dovuti ai dipendenti pubblici, in modo da scaricare la partita contabile sul prossimo anno'. In gioco ci sono aumenti che vanno dai 110 ai 130 euro in più al mese, a cui aggiungere gli arretrati maturati. Fino ad oggi sono stati rinnovati dall'Aran, l'agenzia governativa per la contrattazione nel pubblico impiego, e i sindacati quattro intese (scuola, ministeri, presidenza del consiglio e, proprio ieri, quello per l'Afam, gli istituti di alta formazione artistica e musicale). Intese ancora bloccate tra Corte dei conti e ministero dell'economia, prima di tornare per l'ultima volta al tavolo del consiglio dei ministri e diventare effettive. Per altri tre comparti è in corso la trattativa presso l'Aran. Mentre per sei mancano ancora le direttive del governo per l'avvio del confronto. Al palo ci sono insomma 1,7 milioni di dipendenti pubblici, i cui incrementi certamente slittano al 2006. Per gli altri, 1,3 milioni, la mancata conclusione dell'iter di approvazione dei rinnovi fa sì comunque che gli aumenti del 5,01%, non arrivino in busta paga. 'Se il governo pensa di coprire il vuoto delle previsioni economiche presenti in Finanziaria rinviando di fatto i contratti, la reazione dei lavoratori sarà molto dura', dice Michele Gentile, coordinatore dipartimento settori pubblici della Cgil.