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L'Arena-A scuola fino a 18 anni. Fra tanti dubbi.

A scuola fino a 18 anni. Fra tanti dubbi. I presidi promuovono l'idea della riforma, ma si interrogano su come sarà possibile applicarla. di Chiara Tajoli La riforma Moratti avanza. Il Consiglio d...

24/05/2004
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L'Arena

A scuola fino a 18 anni. Fra tanti dubbi.
I presidi promuovono l'idea della riforma, ma si interrogano su come sarà possibile applicarla.
di Chiara Tajoli
La riforma Moratti avanza. Il Consiglio dei ministri ha approvato, in via preliminare, due decreti legislativi che segnano un'altra tappa di quello che sta diventando l'incubo di molti insegnanti e dirigenti scolastici. Ecco le novità: i ragazzi dovranno andare a scuola fino a 18 anni e avranno la possibilità di alternare scuola e lavoro. I decreti introducono anche il concetto di "diritto-dovere all'istruzione" che subentra a quello di obbligo scolastico sancito dalla Costituzione. Tutti principi giusti, secondo i presidi interpellati. "Ma passare dalla teoria alla pratica sarà molto difficile", sottolineano. "Si aprono questioni difficilmente risolvibili. Il problema è che si vogliono inserire elementi di flessibilità in una struttura rigida come quella scolastica".
La preoccupazione è diffusa e non solo tra i docenti. Prova ne sia che sono aumentate in modo vertiginoso le iscrizioni ai licei. A scapito degli istituti professionali. "Abbiamo avuto una diminuzione di iscritti", conferma Andrea Sivero , preside dell'istituto professionale Giorgi. "Un calo c'era stato anche l'anno scorso, ma quest'anno è molto più evidente. Colpa dell'incertezza. Non sappiamo ancora quanti anni di studio garantiranno gli istituti professionali e se sarà possibile accedere all'università con questo titolo. Ci sentiamo in crisi noi addetti ai lavori, figuriamoci i genitori che devono iscrivere i figli". Sivero non nasconde le sue preoccupazioni. "Ci stiamo occupando della programmazione senza sapere che fine faremo". E aggiunge: "È utile alzare la cultura di base, tenendo i ragazzi a scuola fino ai 18 anni, ma bisogna anche capire come si potrà realizzare tutto questo e come avverrà il passaggio da scuola a scuola e dai centri di formazione professionale agli istituti professionali e viceversa. Quanto all'alternanza scuola-lavoro, ogni anno sono 500 i nostri alunni che fanno esperienze lavorative di due-quattro settimane, soprattutto nel periodo estivo. Per noi non è una novità". Dubbioso anche Dino Poli, preside dell'istituto tecnico industriale Galileo Ferraris. "I principi dei due decreti legislativi sono buoni, il problema sarà metterli in pratica. E' facile dire che tutti devono andare a scuola fino a 18 anni, ma ricordiamoci anche che non tutti riusciranno ad arrivare al diploma e di questi ragazzi chi si occuperà?". Riguardo l'altra questione così commenta: "Ci sono scuole come la nostra che hanno insita nella loro natura l'alternanza scuola-lavoro. Ma le altre scuole come faranno? Dove manderanno i loro ragazzi? Chi li prenderà?". Scettico anche Paolo Bertezzolo, preside del liceo scientifico Galilei. "L'Italia è l'unico Paese tra quelli europei avanzati che ancora non ha portato l'obbligo scolastico a 18 anni. Era un passo da fare e ritengo positiva anche l'alternanza scuola-lavoro. Ma sul piano pratico ci sono molti problemi. L'alternanza scuola-lavoro rischia di essere così complicata dal punto di vista burocratico da diventare impossibile. E poi le aziende come potranno accogliere un numero così elevato di studenti? Senza dimenticare che le Riforme non si possono fare senza risorse". Sulla stessa linea Monica Temporin, vicepreside del liceo scientifico Fracastoro: "Scegliere la scuola superiore è sempre più difficile", sottolinea. "Le famiglie temono di commettere errori perché, anche se si parla della possibilità di spostarsi da una scuola all'altra, non si sa ancora come dovrebbe avvenire questo passaggio. Quanto all'alternanza scuola-lavoro, noi la stiamo sperimentando da anni, ma quest'esperienza la facciamo nel periodo estivo. Dare questa opportunità durante l'orario scolastico sarà difficile per i licei. Ci viene chiesto di inserire elementi di grande flessibilità in una struttura rigida". Molti dubbi li esprime anche Teresa Baruchello, preside del liceo scientifico Messedaglia, convinta che i problemi da affrontare siano enormi: " Si parla della possibilità di passare da un indirizzo professionale a un liceo. Ma come fa? Le materie sono troppo diverse. E gli stage in orario scolastico? Come li concilieremo con le attività didattiche? Non abbiamo gli strumenti per definire le modalità dell'alternanza scuola-lavoro. Infine, da chi saranno assicurati i ragazzi mentre lavorano?".
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