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L'Arena-La nuova bozza del secondo ciclo di istruzione rischia di mettere in discussione i posti di lavoro di chi non fa attività teorica

La nuova bozza del secondo ciclo di istruzione rischia di mettere in discussione i posti di lavoro di chi non fa attività teorica Riforma, a rischio 250 cattedre Ai docenti tecnico-pratici p...

08/06/2005
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L'Arena

La nuova bozza del secondo ciclo di istruzione rischia di mettere in discussione i posti di lavoro di chi non fa attività teorica
Riforma, a rischio 250 cattedre
Ai docenti tecnico-pratici potrebbero essere tagliate le ore di insegnamento
"Ma le nostre materie hanno bisogno di approfondimenti in laboratorio"
L'ombra della riforma Moratti torna a mettere in discussione il lavoro di centinaia di insegnanti veronesi. Questa volta a sentirsi in disparte, dopo la pubblicazione dell'ennesima bozza oraria nel secondo ciclo dell'istruzione statale, in altre parole delle scuole superiori, sono i docenti tecnico-pratici che sono almeno 250 in tutti gli istituti tecnici e professionali del territorio scaligero.
Ma alcune figure sono presenti ormai anche in diversi licei. Contraddistinti nelle classi di concorso di appartenenza dalla lettera "C", i tecnico-pratici dopo essere stati riordinati come categoria con un apposito decreto, il numero 39 del '98, rappresentano ben 52 diverse figure professionali.
Molte delle quali presenti nella nostra città. Oltre alle esercitazioni di disegno artistico e quelle di modellismo, giusto per citarne solo alcune, nel veronese si incontrano quelle dell'arte del legno, fotografia, odontotecnica, officina meccanica, laboratori di chimica e chimica industriale, elettronica ed elettrotecnica, fisica applica ed informatica.
Una numero di docenti importanti soprattutto perché contribuiscono a rendere la scuola un luogo di crescita in cui conseguire abilità pratiche e saper svolgere manualmente, quindi, delle specifiche mansioni. Eppure l'undicesima bozza oraria, l'ultima in ordine di tempo emessa dal ministero, sembrerebbe essersi dimenticata proprio di loro relegando l'ammontare delle ore di insegnamento, in media un centinaio l'anno per singola classe, soltanto ai docenti che svolgono attività teorica.
"Esistono le ore di laboratorio ma di noi sembra non esserci più traccia", spiega Cinzia Marchesini, docente da cinque anni di laboratorio di informatica, in servizio quest'anno all'istituto Dal Cero di San Bonifacio dove lavora insieme ad altri 15 docenti tecnico-pratici.
"Riteniamo di avere un ruolo ben definito nella scuola e di conseguenza di coadiuvare l'attività dei docenti in classe. Siamo minacciati dal governo attuale all'estinzione. La cosa peggiore è che nemmeno chi sta decidendo il nostro futuro sembra sapere realmente chi siamo".
E riprende: "Portiamo nella scuola l'esperienza lavorativa. Permettiamo agli studenti di acquisire le competenze pratiche della nostra materia, necessarie per affrontare il mondo del lavoro. L'informatica, ad esempio, non può essere compresa con delle semplici lezioni teoriche e necessita di ore di approfondimento in un laboratorio con la presenza sia dell'insegnante teorico, che può intervenire per quanto riguarda le sue competenze, che dell'insegnante tecnico pratico che garantisce lo svolgimento di esperienze il più possibile vicine a quello che i ragazzi troveranno nel mondo del lavoro". Ed è proprio questa importante compresenza tra docenti, ormai collaudata da anni con esiti positivi che sembrerebbe ora venir meno, stando almeno ad una certa lettura della riforma Moratti. "Il danno di una riforma di questo tipo, non riguarda solamente noi insegnanti, che dopo molti anni dedicati alla crescita dei ragazzi, rischiamo il posto di lavoro", ha concluso la Marchesini. "Ma anche dei nostri figli che perderanno la possibilità di una scuola di qualità. Sappiamo bene che non tutti i ragazzi si aspettano dalla scuola competenze puramente intellettuali. Molti ragazzi desiderano apprendere anche nozioni pratiche, al fine di conseguire un diploma che darà loro la possibilità di inserirsi prima nel mondo del lavoro".
E tra le righe della protesta dei tecnico-pratici, che hanno invitato il ministro a mettere "in luce" la loro presenza nella scuola, ci sarebbe anche l'imbarazzante posizione ministeriale nei confronti di questi docenti. Da tempo, infatti, il Miur ha promesso di attivare ai tecnico-pratici dei concorsi riservati per il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento. Abilitazione chiaramente inutile se queste figure dovessero trovarsi costrette, secondo la riforma, a lasciare la scuola.
Roberto Peretti