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L'Espresso-Come Tremonti insegna

Come Tremonti insegna Il neoministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, ha preso le distanze dall'ottimismo del suo predecessore. Ma quanto si è davvero emancipato dai suoi pessimi insegna...

02/08/2004
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L'Espresso

Come Tremonti insegna

Il neoministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, ha preso le distanze dall'ottimismo del suo predecessore. Ma quanto si è davvero emancipato dai suoi pessimi insegnamenti?

Poiché soltanto i cretini non cambiano mai idea, Domenico Siniscalco ha dato un indubbio segnale d'intelligenza gettando alle ortiche il fatuo ottimismo che il suo mentore e predecessore, Giulio Tremonti, ha sparso a piene mani sui conti pubblici fino all'ultimo minuto della sua permanenza al dicastero dell'Economia. Ma poiché chi va con lo zoppo impara a zoppicare, e Siniscalco ha lavorato a fianco a fianco con Tremonti per tutti gli ultimi tre anni, c'è anche da chiedersi fino a che punto il neoministro si sia davvero emancipato dai pessimi insegnamenti del suo cattivo maestro.

Sono non pochi, infatti, i conti che non tornano nell'operazione di 'trasparenza' sullo stato della finanza pubblica, come ha voluto chiamarla il nuovo responsabile del Tesoro. Certo, il quadro tracciato è drammatico: per esempio, si riconosce che, pur scontando gli effetti della stangatina appena varata per il 2004, il disavanzo per l'anno prossimo tende verso quota 4,5 per cento del Pil, una volta e mezzo il fatidico tetto europeo del 3 per cento. Di conseguenza, si riconosce che per aggiustare il bilancio 2005 sarà necessario fare una manovra da non meno di 24 miliardi. Mentre, per quanto riguarda il fantomatico taglio delle tasse, il neoministro si è spinto fino ad affermare che, forse, sarebbe meglio diluire nell'arco di un paio d'anni la soddisfazione di quella che appare sempre più come un'ossessione paranoide di Silvio Berlusconi.

Cifre e concetti questi che costituiscono senz'altro il più inglorioso epitaffio per la gestione Tremonti e, però, non danno sufficiente garanzia che si voglia davvero voltar pagina con la citata 'trasparenza'.
Punto primo: Siniscalco sembra dare per scontato che la manovra-bis sul 2004 darà gli esiti previsti, ma ciò è tutt'altro che sicuro visto che solo la tormentata vicenda del condono edilizio rischia di lasciare scoperto un buco di qualche miliardo di entrate, con ricasco sull'anno successivo.
Punto secondo: dice il ministro che la Finanziaria da 24 miliardi per il 2005 sarà realizzata con interventi strutturali per 17 e - di nuovo - una tantum per i restanti sette. L'abusato vezzo di scommettere su una ripresa economica (che non si vede) per coprire il vuoto delle una tantum viene così riproposta pari pari, come se la lezione del fallimento tremontiano in materia non avesse lasciato traccia.
Punto terzo: per riagguantare un debito che minaccia di correre di nuovo ben oltre il 110 per cento del Pil, Siniscalco vagheggia un piano di privatizzazioni da più di 100 miliardi, cifra tanto imponente quanto lontana dalla realtà praticabile sui mercati. Tant'è che, poi, lo stesso ministro rinvia al 2008 il raggiungimento di traguardi significativi per quanto riguarda due indicatori fondamentali, quali l'avanzo primario e lo stock del debito: né più né meno di quanto ha fatto finora il suo predecessore con i risultati che adesso sono sotto gli occhi di tutti. Forte è, quindi, il dubbio che l'operazione trasparenza operata da Siniscalco sia servita non a dire l'intera verità sui conti pubblici, ma soltanto a rivelare ciò che non era più possibile nascondere. Il peggio rimane in agguato.
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