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L’ira del governo sulle Regioni tentate dal rinvio "Scegliete in fretta"

La data di riapertura in bilico

01/09/2020
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la Repubblica

Si parte tutti insieme il 14 settembre, anzi no. Il fronte delle Regioni si sgretola sull’avvio dell’anno scolastico, perde sempre più pezzi a meno di una settimana dalla prima campanella. Con un balletto delle date che fa infuriare il governo. Occasione persa, quantomeno, quella di dare un messaggio unitario di ripartenza sulla scuola come era negli intenti dell’accordo di giugno siglato dalle Regioni, pur con qualche defezione, e approvato dal ministero all’Istru-zione. Vuoi i contagi in risalita, vuoi le scuole non pronte e l’election day che costringerà a un apri-e-chiudi, ieri anche l’Abruzzo si è aggiunto all’elenco di chi posticiperà il primo giorno. Mentre Campania e Basilicata sono orientate a farlo.

L’irritazione di Palazzo Chigi non rimane sottotraccia. È prerogativa delle Regioni decidere l’avvio dell’anno scolastico, ma che le decisioni sulla data allora arrivino in fretta — fanno sapere fonti governative — perché scelte tardive danneggiano solo le famiglie. Insomma, chi gioca politicamente al tiro al piccione dovrà vedersela coi propri elettori- genitori. Solo 4 giorni fa il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia era sbottato coi suoi collaboratori rispetto alla frenata del governatore Vincenzo De Luca («nelle condizioni attuali impensabile far ripartire le lezioni») e alla richiesta di rinvio dei sindaci campani: «Non devono certo chiedere il permesso al governo». E infatti. Ogni anno il calendario di inizio e fine scuola si allunga tra il 4 e il 20 settembre. Il Covid cambia tutto. I genitori premono: riaprire. Il governatore Stefano Bonaccini, alla guida della Stato-Regioni, e il collega ligure Giovanni Toti lanciano un appello bipartisan: si voti prima di metà settembre per non interferire con la ripartenza delle scuole. Niente da fare. Le Regioni allora rilanciano una data unitaria: lunedì 14 settembre. Il ministero all’Istruzione fa sua la proposta. Si sfilano da subito solo Bolzano (7 settembre), il Friuli (16 settembre), la Sardegna (22 settembre) e la Puglia (24 settembre). La Campania contesta, ma non decide. De Luca tergiversa, vuole posticipare al 24, ma l’annuncio potrebbe posticipare la consegna dei banchi che viaggiano con la priorità di chi ne ha bisogno prima. La Calabria, appena riconquistata dalla destra, decide l’11 agosto: si parte il 24 settembre. La Sicilia sceglie la via di mezzo: riaprono il 14 le scuole sede di seggio, le altre dieci giorni dopo. Il Sud, a trazione centrodestra e più in difficoltà sulle scuole prende tempo. La giunta di Marco Marsilio (Fratelli d’Italia) ha deliberato ieri: l’Abruzzo parte il 24. La Basilicata è tentata, con il M5S che avverte: «Se lo farà sarà per demerito della maggioranza». Cristina Grieco, che ha guidato l’accordo in Conferenza delle Regioni, alza le braccia: «In Toscana non vogliamo subordinare l’inizio ad altro. Se fossimo riusciti a mantenere quell’impegno avremmo dato un’idea più di Paese, chi si sfila non è pronto».


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