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L'Italia spaccata in due

Un piano davvero straordinario: pesantemente ridotte le assunzioni e creato un meccanismo assurdo, farraginoso e iniquo per l'assegnazione della sede per l'anno scolastico 2015-2016. Ancora una volta ottiene di più chi ha di più

08/09/2015
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Rassegna.it

Gigi Caramia

“Assumere tutti i docenti di cui la scuola ha bisogno”. Questa la punta di diamante del disegno governativo. 150.000 assunzioni in un solo anno avrebbero dovuto ridurre a limiti fisiologici il precariato nella scuola ed esaurire le GaE (Graduatorie a esaurimento, proprio quelle affollate di precari) rimediando anche alla pesante condanna subita dal nostro paese in sede di Corte di giustizia europea per la reiterazione di contratti a tempo determinato su posti liberi e vacanti da anni.

L’organico potenziato. Come i petali di una rosa, prima sono volati i posti aggiuntivi della scuola dell’infanzia e poi altre diverse decine di migliaia di posti (esigenze di bilancio?). Siamo scesi a 102.700 assunzioni. Di queste però, 36.627 si sarebbero comunque dovute fare per turn over o perché già finanziate da precedenti leggi. Arriviamo così a 66.703. Da questo punto in poi entra in azione il “piano straordinario”. Un momento: altre 10.815 assunzioni servono per coprire posti liberi dell’attuale ordinamento. Si scende ulteriormente: siamo a 55.258 pari esattamente a quelli per il potenziamento di cui dice la Legge 107/15.

Qui accade l’incredibile: ragionevolmente si potrebbe pensare che tali posti debbano essere utilizzati prioritariamente per dare alle scuole tutti i docenti di cui avrebbero bisogno, a partire dalle ore che mancano per coprire tutti gli insegnamenti (cosiddetti spezzoni orari). Non è così. Tutta questa montagna di ore ordinamentali, pari a diverse decine di migliaia di posti full time, per legge può essere data esclusivamente a supplenza o ad assegnazioni annuali dei docenti di ruolo. Invece i posti del potenziamento servono per raggiungere la miriade di obiettivi formativi indicati nel comma 7 (ben 17) e per sostituire i docenti assenti fino a 10 giorni.

Nessun piano pluriennale è previsto per l'ampliamento dell'offerta formativa nei territori più in difficoltà, a partire dal Mezzogiorno, soprattutto nelle zone in cui dispersione scolastica e illegalità diffusa sono spesso le facce della stessa medaglia. In questo senso la legge 107/15 non fa altro che prendere atto e ampliare la profonda spaccatura del sistema educativo del nostro paese.
 

Il pasticcio delle assunzioni. Nel mese di agosto abbiamo assistito all’incredibile spettacolo dell’attuazione della cosiddetta fase nazionale del piano straordinario (fasi b e c). Ai precari da tanti anni non si è chiesto solo di presentare una domanda, ma di fare una scelta di vita. I posti sono al Nord, ma le graduatorie sono piene al Sud. Non solo: per l’assurdità del meccanismo messo in piedi potrebbe facilmente capitare che un docente con maggiore punteggio venga nominato molto lontano, mentre un aspirante con poco punteggio entri in ruolo “sotto casa”. Ancora, e non sono casi isolati: la nomina di docenti pluriabilitati che entreranno di ruolo su insegnamenti che non hanno mai praticato.

Il Miur, attraverso faq, invece che chiarire le situazioni le ha ulteriormente ingarbugliate. Il tutto è stato condito da quotidiane interviste di sottosegretari e capigabinetto dai contenuti criptici e contraddittori. Insomma, uno spettacolo indecoroso che la scuola italiana non meritava. Alla fine le domande presentate sono state oltre 70.000, ma tanti e non solo al Sud non lo hanno fatto. In questa roulette russa ci si aggrappa alla supplenza nella propria provincia prima di ricevere il ruolo lontano, poi si spera nella mobilità straordinaria del prossimo anno e poi nelle scelte del dirigente scolastico per il conferimento dell’incarico triennale e poi…

La chiamata diretta. Le norme legali e contrattuali finora vigenti sull’assegnazione della sede di servizio e sulle attività hanno rispettato la libertà di insegnamento dei docenti. Non la legge 107/15: in pochi anni l’assegnazione della sede avverrà per quasi tutti per chiamata diretta da parte del dirigente scolastico. Infatti, i docenti non saranno più trasferiti su una determinata scuola, ma a un ambito territoriale, solitamente subprovinciale, la cui configurazione sarà definita entro il 30 giugno 2016 dagli Uffici scolastici regionali.

Il dirigente scolastico propone gli incarichi triennali di insegnamento, prioritariamente per la copertura dei posti comuni, vacanti, ad alcuni dei docenti assegnati all’ambito. Nel formalizzare la proposta il dirigente deve valorizzare il curriculum e le esperienze e competenze professionali da accertare, eventualmente, attraverso colloqui. Il docente può accettare o rifiutare. Nel caso riceva più proposte può optare per una di queste. Nel caso non riceva o rifiuti tutte le proposte o in caso di inerzia del dirigente scolastico l’assegnazione è effettuata dall’Ufficio scolastico regionale.

Anche le modalità di assegnazione alle attività ordinarie di insegnamento sono opache e arbitrarie. Tutto il caotico meccanismo escogitato sembra orientato a creare un contesto ambientale di sudditanza e di timore verso il dirigente scolastico, orientare verso omogeneizzazioni culturali e modalità di insegnamento, se non addirittura verso pratiche clientelari. Esattamente il contrario di ciò di cui i ragazzi di oggi avrebbero bisogno: una scuola aperta e plurale, non gerarchica, attenta ai bisogni di tutti e di ciascuno.