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L'UNITA on line-Scuole occupate. Da chi, contro chi

Scuole occupate. Da chi, contro chi? di Piero Sansonetti Sono nati tutti, più o meno, nel 1984. In Italia fu l'anno di uno scontro politico furibondo tra comunisti e socialisti, l'anno della b...

23/11/2001
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l'Unità

Scuole occupate. Da chi, contro chi?
di Piero Sansonetti

Sono nati tutti, più o meno, nel 1984. In Italia fu l'anno di uno scontro politico furibondo tra comunisti e socialisti, l'anno della battaglia sulla scala mobile (un meccanismo che serviva a tenere i salari agganciati all'inflazione): i comunisti volevano salvare la scala mobile, i socialisti la volevano ridurre e in prospettiva abolire. Il sindacato si spaccò. Vinsero i socialisti. Da allora inizia il declino del Pci. Sono passati 17 anni, e quindi i bambini nati in quell'anno oggi fanno quasi tutti il penultimo anno del liceo. Sono loro la grande risorsa - e la grande riserva - del movimento no-global. Molti di loro, in questi giorni, stanno occupando le scuole o stanno facendo quella che si chiama autogestione (cioè si studia, ma non sui programmi scolastici: si studiano i grandi problemi dell'attualità: scuola, guerra, diritto, commercio, violenza, disobbedienza...). Chi sono davvero, politicamente, questi ragazzi? Cosa pensano? Occupano la scuola per vere ragioni politiche e ideali, o la occupano - come qualcuno insinua - perché sono degli "scioperati'? Ci sono due ipotesi contrapposte al riguardo. Qualcuno dice che nelle scuole sta nascendo un nuovo, grande movimento di massa: come quello del '#8216;68, per intenderci. Qualcun altro inorridisce a questa idea, la nega, e ipotizza che i giovanotti farebbero meglio a tornare a studiare visto che di idee ne hanno poche.
Ho cercato di capire qualcosa di più visitando due scuole di Roma, due licei classici, uno famosissimo, l'altro poco conosciuto, e provando a discutere con i ragazzi: di loro e della politica. Le due scuole sono il mitico Tasso, che in questi giorni è occupato ed è finito sui giornali per uno sciopero della fame, e il De Sanctis, un liceo sulla via Cassia, quasi all'altezza del raccordo anulare. Non ho trovato grandi differenze di pensiero e di costume tra i ragazzi delle due scuole. Ed ho avuto l'impressione netta che le domande su chi sono questi ragazzi resteranno ancora per un po' senza risposta, per due motivi. Il primo è che tra loro ce n'è di tanti tipi diversi. Sono molto meno uniformi, molto meno omologati di quello che ci si potrebbe aspettare (forse anche più moderati di quanto pensassi). La seconda ragione è più complessa: mi pare evidente che in questa generazione sta emergendo un "distacco' verso il pensiero e il potere tradizionali, e si sta sviluppando una forte necessità di critica e di contestazione; però è esagerato parlare di nuovo movimento di massa: è un tipico movimento allo stato nascente - come si dice in fisica e in politologia - incredibilmente avanzato e di rottura in certe zone, inaspettatamente 'pauroso', timido, persino beneducato in altre.
Quando entro al Tasso vengo bloccato dal solito picchetto, molto agguerrito, con molte kefiah, molto simile ai picchetti di 10 anni fa, o di vent'anni fa, o di trenta. Viene da fare immediatamente un paragone: questi ragazzi sono come noi sessantottini? L'impressione che ho avuto è che siano meno informati sulle politica e sulle ideologie ma (forse proprio per questo) molto più liberi di testa, più 'pensanti', come dimostra il fatto che hanno idee assai diverse tra loro su alcune questioni fondamentali.
Gli argomenti di cui si discute sono tre. Il primo è la scuola, e la riforma Moratti, il secondo è la guerra, e il terzo (collegato), molto popolare tra le ragazze, è quello che potremmo chiamare il "Burqa', cioè la questione donne ed Islam. Sulla riforma Moratti c'è unanimità. Tutti contro. David, del Tasso, dice che l'obbrobrio nasce già nelle definizioni: chiamare il ministero non più ministero della pubblica istruzione ma solo dell'istruzione è un abominio. Dimostra la volontà di privatizzare. Francesco, del De Sanctis, contesta il finanziamento alle scuole private. Dice che lui non potrà mai andare a una scuola privata, perché i suoi genitori non hanno i soldi per mandarlo, e non capisce perché le scuole per ricchi debbano essere finanziate dalle tasse dei poveri. Claudia, anche lei del De Sanctis, contesta le commissioni di esame interne, e dice che servono solo ad aiutare i ragazzi ricchi delle private, che verranno giudicati da quegli stessi professori che i loro genitori hanno assoldato. Con il risultato che il titolo di studio perderà valore per tutti.
La guerra, argomento molto più difficile del previsto. Non è vero che sono tutti pacifisti e soprattutto non lo sono tutti allo stesso modo. Al De Sanctis hanno fatto una specie di referendum sulla guerra. Risultato, 198 contrari e 136 favorevoli. Particolare interessante: più della metà dei favorevoli (76) sono alunni del quarto ginnasio, cioè i più piccoli, mentre in terzo liceo i favorevoli sono solo 8 ( su 41). L'altro giorno a scuola è stato proiettato un film di "Emergency" sulla guerra. Per par condicio la Direzione della scuola ha chiesto che dopo il film parlassero anche dei rappresentati dell'esercito. Un colonnello e una tenente. Gli studenti, educatamente, non si sono opposti. I due militari però non hanno difeso la guerra, si sono limitati a illustrare le missioni di pace dell'esercito italiano.
Claudia mi dice che lei non sa se è o no una pacifista, sicuramente è contro questa guerra e non crede che nessun problema al mondo si può risolvere tirando le bombe. A Ottobre Claudia è stata alla marcia Perugia-Assisi e ha scritto un resoconto sul giornaletto della scuola. Il resoconto si conclude con alcuni versi di una notissima canzone di Guccini: "...lanciato a bomba contro l'ingiustizia...". Le faccio notare la contraddizione tra il suo odio per le bombe americane e il suo amore per quelle guccianiani. Ride, però mi fa notare che quelle di Guccini sono metaforiche, le uniche buone. Già.
Davide, del Tasso, uno degli occupanti, non è contrario all'intervento americano. Ed è favorevole anche all'invio di soldati italiani. "Non mi piace la guerra, però in Kossovo è servita a cacciare Milosevic... sì, è vero, hanno ammazzato dei civili...però l'attentato alle Torri è stato un atto di una crudeltà inaudita... bisogna punire chi fa del male... bisognava farlo..". Interrompe Valentina: "Io ero favorevole a una partecipazione italiana, ma in termini politici, diplomatici, non aiutando a tirare le bombe...". Aurora: "Non dovevamo intervenire. Sono impicci degli americani...". David (che non è Davide, anzi, è politicamente molto lontano da lui): "Non era un impiccio degli americani..". Aurora: "La guerra è una cosa terribile, ed è qualcos'altro dalla risposta al terrorismo...". Valentina: "Il terrorismo è un orrore, sono la prima a condannarlo, però gli americani sapevano benissimo che nell'Islam non si sopportava più la loro oppressione, la cosa allucinante è questa: lo sapevano, lo potevano prevedere, perché non hanno prevenuto?...". Aurora: "Ha ragione Valentina. Non dirò più che è stata la Cia, come dicevo nei primi giorni, però...". Gaia: "No, io non credo che l'attentato a New York e a Washington sia il frutto della rabbia degli ultimi. Bin Laden non è uno degli ultimi, è un miliardario. Non difende i diritti degli afghani. In questa guerra si scontrano gli interessi dei potenti, non dei poveri. Come in tutte le guerre. Non sono in questione i diritti ma i poteri. C'è chi dice: ma, vedi, è arrivata l'alleanza del Nord, ora ci sono gli aquiloni, niente più burqa, niente barbe...allora son servite le bombe? Non credo che sia così, non credo che l'Afghanistan sia stato liberato e non credo che l'alleanza del Nord sia la soluzione ai problemi...".
Passiamo alla questione delle donne. Gaia dice che lei , in quanto donna, non può non sentirsi colpita dall'oppressione contro le donne afghane. Però non crede che andando lì a gettare bombe si risolva la questione E non crede nemmeno che noi occidentali possiamo andare dalle donne musulmane e ordinare: via il burqa, via i veli, è finita l'oppressione. Aurora: "Sì, la questione delle donne è stata presa in modo schifoso come pretesto per la guerra". Valentina: "E' vero che non portano più il burqa però non credo che le cose siano migliorate molto. la televisione e i giornali dicono così, ma è propaganda".
Ultima domanda. Cosa rimproverate alla sinistra tradizionale, all'Ulivo? Aurora: "La guerra del Kosovo". Valentina: "Non si è occupata dei lavoratori, degli omosessuali, degli immigrati...". David: "Avrei voluto Berlinguer segretario dei Ds. Serve una svolta a sinistra. Certo, Berlinguer è vecchierello, però Amato è Craxiano...". Gaia: "Non so, sono disillusa, la sinistra non è più sinistra..." Davide: "Non stiamo sempre a criticare la sinistra. Discutiamoci, dialoghiamoci". Valentina: "Sì, su questo sono d'accordo, dovremmo lavorare per spingere la sinistra a fare qualcosa di concreto". Aurora: "Va bene, però anche loro facciano un po' di autocritica...". Davide: "A me piaceva quello slogan: I Care, 'mi preoccupo'. Io penso che dobbiamo occuparci prima della giustizia sociale e poi della libertà". Siete d'accordo con Davide? Prima la giustizia? Valentina ci pensa un po': "[INTERVISTA]Direi di sì". Aurora: "Sì, sono d'accordo". Gaia: "Dipende da cosa si intende. La giustizia può essere limitativa della libertà. Qualche volta è giusto, non sempre".


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Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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