L'Unità: SCIOPERO GENERALE _ LA SCUOLA SI FERMA
Sciopero generale, la scuola si ferma di Mariagrazia Gerina Alla fine hanno deciso di scioperare. Quest'estate si sono affollati davanti ai Provveditorati, hanno partecipato alla grande operazi...
Sciopero generale, la scuola si ferma
di Mariagrazia Gerina
Alla fine hanno deciso di scioperare. Quest'estate si sono affollati davanti ai Provveditorati, hanno partecipato alla grande operazione 'nomine entro il 31 agosto'. E molti il primo settembre si sono sentiti dire: riprova, sarai più fortunato. Magari erano appena stati scavalcati dagli insegnanti delle scuole private: 10mila grazie a un decreto ministeriale sono balzati avanti nelle graduatorie e hanno trovato nella scuola statale il posto sicuro che la privata non è in grado di offrire. Dal prossimo anno, grazie allo stesso decreto, loro che hanno scelto la scuola pubblica non matureranno più un punteggio superiore a chi lavorando nella privata non è passato attraverso una graduatoria e una selezione oggettiva. Aggiungi che le scuole private, per altro decreto del ministro, possono assumere anche insegnanti non abilitati, magari poco pagati ma attratti con il miraggio di un punteggio che domani gli consentirà di trovare posto nella scuola pubblica. E metti insieme cosa ha significato in questi mesi essere un insegnante precario. Per alcuni, certo, ha significato raggiungere la meta: ma le nomine, come ricordano adesso a viale Trastevere, erano già state decise dal precedente governo. Adesso la musica è un'altra. E la dà la Finanziaria: tagliare, tagliare, tagliare. Trentacinquemila i posti a rischio, tra gli insegnanti. E altri 30mila tra il personale tecnico amministrativo e ausiliario.
La Finanziaria. È sui tre articoli che interessano la scuola (il 9, il 13 e il 20) che alla fine si è consumata la rottura. Perché dalla campagna elettorale in poi, una cosa questo governo ha continuato a ripetere: occorre investire sulla scuola. Mentre correvano le parole della Moratti, contro il 'monopolio statale', in difesa dei diritti della scuola privata, correvano anche le promesse che si sarebbero trovate le risorse per valorizzare la professione degli insegnanti e per puntare al raggiungimento degli standard europei. "Quelle risorse non ci sono", denuncia il segretario di Cgil Scuola. "Non ci sono nemmeno i soldi per recuperare il differenziale tra inflazione programmata e inflazione reale. E le modifiche apportate al testo iniziale non sono sufficienti". Per questo Cisl e Uil, insieme a Cgil, Gilda e Unicobas sciopereranno. Cisl e Uil solo per un'ora. Cgil, Gilda e Unicobas per l'intera giornata: contro una Finanziaria che chiede alla scuola di risparmiare 2mila miliardi e dà suggerimenti maldestri su come ridurre la spesa, facendo lavorare di più gli insegnanti in ruolo. Non lavorano abbastanza per quello che guadagnano? Dovranno coprire le assenze dei loro colleghi inferiori ai 15 giorni (ma in una prima versione si parlava di 30 giorni), estendere possibilmente il loro orario di lavoro da 18 a 24 ore settimanali, spendere nelle lezioni tutte le ore di lavoro previste dal contratto, senza poter disporre di ore da impiegare in altre attività di sostegno alla didattica. Chi invece si ritroverà praticamente senza lavoro sono gli insegnanti precari. E penalizzati da un'impostazione così rigida saranno gli stessi studenti, che vedranno diminuire inevitabilmente secondo Cgil, Gilda e Unicobas la qualità dell'insegnamento.
L'articolo 13, che contiene tutti questi provvedimenti, il ministro Moratti, oltretutto, l'ha anche dovuto riscrivere, sotto la pressione unitaria dei sindacati. Perché, nella prima versione, molto più rigida, non teneva nemmeno conto di quelle realtà territoriali, le zone montane per esempio, dove non ha senso parlare di numero di insegnanti proporzionale al numero degli alunni. Neanche nelle altre scuole, dice chi sciopera, ha senso parlare di organici tagliati sul numero degli alunni. Sono le attività, i progetti che ogni singolo istituto sviluppa, insieme al numero degli alunni, a determinare gli 'organici funzionali' nella scuola dell'autonomia. È in difesa di questa scuola che scioperano gli insegnanti. Ma anche il personale ausiliario, che svolge i servizi di pulizia e di assistenza all'handicap, dati in appalto a ditte esterne a partire da questa Finanziaria. Quello tecnico amministrativo, che a luglio si è visto tagliare 20mila posti e da questa Finanziaria non riceve nulla, se non la minaccia di altri tagli. E anche i dirigenti scolastici: per loro, da quando è ministro Letizia Moratti, autonomia ha significato solo grattacapi e una mole di lavoro insostenibile. Tutta l'estate e parte dell'autunno hanno dovuto lavorare e far lavorare a oltranza il poco personale di segreteria per gestire le nomine temporanee - questione ancora aperta in alcune regioni. E ora cominciano a piombargli addosso i ricorsi di chi, a causa di graduatorie fluttuanti e criteri di nomina incerti, denuncia che i diritti dei lavoratori sono stati violati. A fronte di tanta responsabilità che il ministero ha fatto ricadere sui presidi (e a fronte di promesse fatte in campagna elettorale all'Anp), in Finanziaria ci sono 40 miliardi per il rinnovo del loro contratto: non abbastanza però per adeguare gli stipendi a quelli degli altri dirigenti della Pubblica amministrazione. Non solo per questo, ma anche per difendere la scuola pubblica e l'autonomia, che non può esaurirsi nel carico burocratico delle nomine temporanee, domani sciopereranno anche loro al fianco degli insegnanti. E contro la Finanziaria sciopereranno uniti anche i sindacati dell'università.
Le cifre e gli articoli della Finanziaria sotto accusa, dunque. Ma non esauriscono le ragioni dello sciopero. Se durante l'estate, dopo il blocco riforma dei cicli, regnava l'incertezza tra chi si sentiva sbattuto tra un discorso del ministro al meeting di Rimini e un provvedimento d'inizio d'anno scolastico punitivo per gli insegnanti della pubblica e temerario rispetto ai funzionamenti reali della scuola, con l'autunno 'caldo' sono arrivate le docce fredde: la politica dei tagli alla spesa (il ministro ha annunciato che la spesa per il personale deve essere ridotta del 15%), i provvedimenti per una progressiva privatizzazione del sistema pubblico, i primi cenni di una riforma, che non piace a insegnanti e studenti, per tante ragioni ma soprattutto perché impone una scelta precoce tra avviamento al lavoro e formazione vera e propria. E poi perché in questo momento viene decisa nel chiuso del ministero, affidata a 'gruppi ristretti di lavoro', poco rappresentativi del mondo della scuola, secondo chi sceglie lo sciopero. Questi segnali arrivano alla scuola dal ministero, che, lettere a parte (l'ultima la Moratti l'ha indirizzata agli insegnanti pochi giorni fa), finora ha comunicato poco con chi nella scuola lavora. Perciò è salita la tensione ed è cresciuta la rabbia di insegnanti, bidelli, segretari, presidi che lunedì sciopereranno, si riuniranno in assemblea, protesteranno davanti alle sedi delle Direzioni scolastiche regionali e a Roma, in viale Trastevere, davanti al ministero. E insieme al personale della scuola anche studenti e genitori si sono già mobilitati. Allo sciopero si uniscono anche i sindacati dell'università. Sarà un segnale abbastanza forte? Lunedì si vedrà. La Moratti saprà ascoltarlo? Saprà ascoltare la scuola reale?