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La class action precaria è affollata come non mai

RICORSI Più di trentamila prof aderiscono all'iniziativa del Codacons

23/01/2011
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il manifesto

Giorgio Salvetti
Trentaduemila precari della scuola e 1.400 professori universitari a contratto riuniti in una class action per ottenere i loro diritti di lavoratori. Si tratta della prima iniziativa di questo tipo in Italia. A promuoverla e organizzarla è l'associazione dei consumatori Codacons. Gli obiettivi sono due: ottenere il risarcimento danni per gli anni di lavoro precario passati (mesi estivi non retribuiti, scatti non riconosciuti, contributi mancati). E ottenere finalmente che il proprio contratto a tempo determinato si tramuti in contratto a tempo indeterminato. La vittoria di ieri ottenuta dal Codacons riguardo alle classi sovraffollate dimostra che questo tipo di azioni collettive può avere successo. Anche perché sempre più spesso i lavoratori precari per ottenere i propri diritti non sperano più nella via sindacale, ma devono agire per via giudiziaria. E se questo riguarda i precari di ogni ordini e grado, la situazione è ancora più grave per i precari della scuola, un problema atavico che riguarda centinaia di miglia di persone colpite dalla mannaia congiunta di Gelmini e Tremonti.
Andiamo per gradi. Se siete precari di qualsiasi tipo per via del Collegato lavoro avete tempo fino a oggi compreso per lasciarvi aperte le porte per un'eventuale futura causa di lavoro. Altrimenti tutto il pregresso cade in prescrizione e non avete più diritto di dire nulla su ciò che è stato (il Codacons prevede che verranno inviate decine di migliaia di raccomandate precarie). Se siete precari della scuola, insegnanti o personale Ata, significa che entro oggi bisogna mandare una raccomandata al ministero della pubblica istruzione (Miur) in cui annunciate di voler impugnare l'interruzione indebita del vostro rapporto di lavoro. Conviene farlo anche per quei precari che sono stati lasciati a casa alla fine dello scorso anno scolastico ma che il primo settembre si sono visti riconfermare l'ennesimo incarico stagionale. Lo scorso anno erano stati comunque lasciati a casa e nessuno assicura loro che la cosa non si ripeta anche il prossimo giungo. Anzi, con i tagli della riforma Gelmini si tratta di un'eventualità sempre più probabile. Quest'anno circa 40 mila precari sono rimasti senza il posto.
Una volta mandata la letterina alla Gelmini si aprono diverse strade. La class action è una di queste. Uno strumento innovativo che però da solo non basta. Per vedere riconosciuti in tutto o in parte i vostri diritti bisogna fare causa. Un norma europea prevede che dopo tre contratti a termine è obbligatorio passare al contratto a tempo indeterminato. Una regola che, però, specie nella scuola pubblica, viene continuamente disattesa. Ormai diverse sentenza anche in Italia hanno sanzionato l'abuso di contratti a termine e costituiscono una giurisprudenza utile per improntare nuove cause. Ogni singolo lavoratore e ogni singola organizzazione agisce in modi diversi. La strada più battuta è quella delle vertenze individuali. Per questo ci si può rivolgere ai sindacati, la Cgil, e anche a Codacons. C'è anche il tentativo di istituire una vertenza collettiva. Il Movimento scuola precaria per questo si è rivolto alla Cub (info www.forumscuole.it/msp). «Purtroppo raramente si riesce a ottenere il contratto a tempo indeterminato - racconta Miriam del Movimento scuola precaria di Milano - ma almeno il risarcimento dei danni. Noi abbiamo puntato su una vertenza collettiva per unire il fronte dei precari della scuola, andare oltre i casi singoli, e aprire una questione politica».
La class action non esclude né sostituisce le cause singole o collettive. «Si tratta di uno strumento in più - spiega l'avvocato del Codacons Elena Spina - noi chiediamo tutto, i contratti a tempo indeterminato e il risarcimento. Ma siamo consapevoli che anche se la class action venisse accolta dal Tar, servirebbe soprattutto a dare un segnale politico. Il Tar infatti non può obbligare l'amministrazione pubblica ad assumere o pagare i danni però può ordinare al ministero di prendere provvedimenti perché ci sia un gestione più giusta». Forse vi sembrerà poco. Ma di questi tempi è moltissimo.