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La didattica online è un flop prof impreparati e niente pc

Per ora sono decisamente poche le classi virtuali attivate. La maggior parte dei docenti sta inviando materiale didattico tramite il registro elettronico e le famiglie, se sanno farlo, scaricano le schede e le consegnano ai ragazzi. Nei prossimi giorni si vedrà se davvero si può parlare di lezioni online.

11/03/2020
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Il Messaggero

A distanza e a fatica. La didattica online, che le scuole stanno cercando di mettere in campo in questi giorni di emergenza da coronavirus, stenta a decollare. La prima settimana di sospensione delle lezioni, infatti, è servita solo a fare il quadro della situazione. Per ora sono decisamente poche le classi virtuali attivate. La maggior parte dei docenti sta inviando materiale didattico tramite il registro elettronico e le famiglie, se sanno farlo, scaricano le schede e le consegnano ai ragazzi. Nei prossimi giorni si vedrà se davvero si può parlare di lezioni online. 
COMMUNITYSi tratta di avviare classi virtuali, parlare direttamente agli studenti anche per fargli sentire la presenza della scuola e dei docenti e dare loro gli strumenti didattici per continuare da soli. In queste ore migliaia di docenti stanno cercando informazioni: esistono decine e decine di community da centinaia di iscritti, in forte espansione in questi giorni, che mettono a disposizione le loro esperienze per agevolare i colleghi. Gli insegnanti stanno cercando di capire come lavorare: se usare una piattaforma, la modalità sincrona per mettere tutti in rete insieme o asincrona, dove disporre di video registrati da vedere con calma. Tra le domande più frequenti c'è quella relativa alla video-lezione: come si gestisce? Si tratta di operazioni mai fatte prima, dalla maggior parte dei docenti. Ma sono necessarie per poter parlare davvero di scuola virtuale. «Ci sono scuole già operative e altre che devono imparare spiega Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi - non si può avere una omogeneità di comportamenti e di risultati. La scuola è chiamata a svolgere il suo vecchio mestiere ma con metodi diversi. E quindi adesso c'è di tutto: una minoranza di scuole era pronta ed è normale che per far decollare tutte le altre ci vuole tempo: non si può pensare che si passi in un attimo da un'impostazione tradizionale a quella futuribile. Ci stiamo attrezzando e in questa fase il sistema scolastico va sostenuto, ha i suoi punti deboli e dobbiamo superarli insieme».
Anche per gli studenti le incognite sono molte: non tutti dispongono di dispositivi informatici a casa e soprattutto non tutti possono contare su una rete internet a cui collegarsi. Ma il tempo adesso non aiuta: visto che i giorni di chiusura delle lezioni stanno aumentando e non sarà semplice recuperarli, se non si parte subito con una vera didattica. 
I DATIIl sito specializzato Tuttoscuola ha quantificato la perdita in termini di lezioni ad oggi: dal 24 febbraio scorso, vale a dire da quando è stata sospesa l'attività nelle scuole delle ex zone rosse, e fino al prossimo 3 aprile, gli studenti rischiano di veder saltare 75 milioni di ore di lezione: circa 45milioni andranno perduti dal prossimo 15 marzo al 3 aprile e si andranno ad aggiungere agli oltre 30 milioni di ore di lezione non svolte dal 24 febbraio al prossimo 15 marzo. Per tamponare la perdita, le scuole si stanno attrezzando, anche su spinta del ministero dell'istruzione che sta mettendo a disposizione piattaforme e indicazioni operative. Secondo Tuttoscuola nei prossimi giorni circa un terzo degli istituti cercherà di svolgere attività didattica online: gli altri si limiteranno ad inviare materiale didattico. Potrebbero, quindi, essere recuperati circa 10-15 milioni di ore di lezione. 
Su questo aspetto la Cina, che per prima ha vissuto il dramma dell'emergenza, ha avuto una capacità di reazione praticamente immediata. Il motivo? In Cina tutti gli istituti utilizzano da tempo la scuola digitale e tutti i docenti e gli studenti dispongono di una sola app: la DingTalk del gruppo Alibaba, che raccoglie qualcosa come 600mila docenti. Si tratta di una app operativa da tempo: i docenti sono già tutti formati e le famiglie sanno bene come utilizzarla. In Italia non è ancora così. C'è da rimboccarsi le maniche per far partire la didattica online e per i dirigenti il lavoro nelle scuole sta proseguendo senza sosta. 
Lorena Loiacono 


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