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La legge popolare per fermare l’autonomia differenziata. “Un Paese si sfascia così, pezzo per pezzo”.

Dopo un’ampia mobilitazione politica e sindacale, il 1° giugno al Senato sono state presentate le firme raccolte – oltre il doppio di quelle necessarie – a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per fermare l’autonomia differenziata. Un inizio importante, ma è solo l’inizio, per una rete di sindacati e comitati che, se troverà l’indispensabile alleanza delle forze politiche, può opporsi a uno dei disegni più eversivi mai concepiti dalla nascita della Repubblica a oggi.

03/06/2023
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Federica D'Alessio

Sono circa 106mila le firme raccolte, di cui il 60% su carta, tramite i vecchi tradizionali banchetti nelle piazze, e circa il 40% online, molte al sud e al centro, più a macchia di leopardo al nord (con alcune province avanguardia, come quella di Brescia), in favore di un disegno di legge costituzionale di iniziativa popolare che permetta di porre un forte “no pasarán” al progetto eversivo e secessionista dell’autonomia differenziata. Numeri importanti, che doppiano il minimo di legge delle 50mila firme, e hanno permesso ieri a Roma al Senato, ai rappresentanti dei Comitati per la salvaguardia della Costituzione e dei principali sindacati scuola, di consegnare formalmente la proposta. La prima notizia è che la raccolta firme è stata il frutto di una mobilitazione sociale di grande peso, che non è passata dalla viralità dei social o dagli, dalle influencer bensì dal capillare dialogo di persona tra chi chiedeva la firma e chi ha firmato, secondo modalità che non passano di moda nella misura in cui si intrecciano con i nostri luoghi di esistenza e di socialità, con una politica intesa innanzitutto ancora come incontro fra le persone. Cose che Alfiero Grandi, vicepresidente del Coordinamento per la Democrazia costituzionale, ha sottolineato con forza nel suo intervento: “Per esprimere un vento contrario a quello che “soffia” serve creare l’occasione, la filiera della mobilitazione, l’obiettivo politico. Quando questo accade, le persone rispondono.”

Il costituzionalista Massimo Villone, estensore della proposta di legge e responsabile del Coordinamento per la democrazia costituzionale, per la difesa dell’uguaglianza dei diritti e dell’unità della Repubblica, ha illustrato la “strategia in due tempi che porteremo avanti: il primo tempo è il tempo di opposizione al Ddl Calderoli – per il quale sono in corso le audizioni nella Prima Commissione Affari Costituzionali del Senato – e il secondo tempo è quello delle intese ai sensi dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione: il momento in cui si quantifica e determina quanta autonomia a chi, a quali costi e quali condizioni, laddove il Ddl Calderoli è una legge generale su come si arriva all’autonomia differenziata.”