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La memoria corta di certi valutatori

di Benedetto Vertecchi

14/09/2014
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Leggo sul Clarin di Buenos Aires un interessante richiamo alla varietà nel tempo e nello spazio delle soluzioni per esprimere giudizi sui livelli di profitto degli allievi (No sólo del 1 al 10: cómo cambiaron las notas con el tiempo). Si va, in Argentina,  dalla scala quasi naturalistica (per abitudine e perché ha fatto linguaggio) da 1 a 10 alla formulazione di apprezzamenti solo verbali, a scale di 100 punti (peraltro in uso per un periodo limitato). In altri paesi si usano aggettivi, lettere, scale numeriche a 5 posizioni e via dettagliando. In ogni caso, alle origini delle  diverse scale c’era la convinzione che la gli effetti dell’educazione potessero essere misurati. Non ne è convinto Pablo Pineau, dell’Università di Buenos Aires, che collega i modi di praticare la valutazione a diversi momenti dello sviluppo del sistema scolastico. Sono interessanti alcuni tentativi di adattare lo strumentario valutativo alle esigenze di individualizzazione dell’apprendimento: le annotazioni possono essere compiute, se necessario, su più caselle, per prendere atto degli sviluppi intervenuti anche dopo la chiusura formale di un certo periodo di studio. In tutto ciò non c’è molto di nuovo, ma è importante che i mezzi di comunicazione ribadiscano che ogni scelta educativa è soggetta a evoluzione attraverso il tempo. In breve, deve essere contrastata la naturalizzazione dei repertori interpretativi e strumentali correnti. Ed è anche importante conoscere la varietà delle soluzioni che nel tempo si sono succedute per evitare, come accade anche troppo spesso, che qualche scopritore dell’acqua calda ci presenti come novità cose ben note, ma che per qualche ragione siano state accantonate.


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