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La Padania: Il ministro Fioroni affila l'accetta

per distruggere la riforma Moratti

26/08/2006
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La Padania

Roma - «Non intendo partecipare al dibattito se ridurremo o no, o abrogheremo o no la riforma Moratti: dobbiamo ragionare in un altro modo partendo dal momento che abbiamo un dettame costituzionale preciso e un obbligo di realizzare una scuola che sia per tutti e di tutti». Era il 30 maggio scorso e a pronunciare queste pompose parole, a Catanzaro, era il neo ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni.

Pur presentandosi con un approcccio mentale razionale l’avventura del successore di Letizia Moratti è iniziata nel peggiore dei modi. La prima mossa è stata solo simbolica: esternare l’intenzione di cambiare il nome del ministero, da ministero dell'Istruzione a ministero della Pubblica Istruzione. E questo la dice lunga sull’approccio ideologico della sinistra relativamente ai problemi della scuola. La seconda mossa è stata ancor più violenta: la sospensione del decreto sulle sperimentazioni dei licei. Ma la marcia indietro ormai è stata inserita. Si vuole ritornare a un modello di scuola statalista. Subito i sindacati hanno brindato alle decisioni di Fioroni. Enrico Panini (Cgil), ha parlato di «decisione saggia». Francesco Scrima (segretario Generale della Cisl scuola) ha saluta l'«importante segnale di discontinuità».

L’ultima mossa: la nuova direttiva Invalsi sul sistema di valutazione della scuola. «Servirà - spiega il ministro - a rendere l’analisi del funzionamento del sistema scolastico italiano più credibile, trasparente e in linea con metodi e parametri in uso a livello europeo». Valentina Aprea, parlamentare di Forza Italia responsabile Scuola, risponde per le rime: «Tramite l’Invalsi siamo riusciti a introdurre una prima forma di valutazione esterna della scuola, per monitorare la qualità degli apprendimenti. Ora si gettano alle ortiche anni di esperienza e soprattutto l’autonomia scolastica».

La sinistra a parole promette una scuola bellissima, che apra a tutti le porte della cultura e crei nuove opportunità occupazionali per i giovani. Il Paese del Bengodi, per l’appunto. Ma la realtà purtroppo è ben diversa. Solo il 14% degli studenti provenienti da famiglie disagiate raggiunge un diploma o una qualifica e solo il 2% si laurea; soltanto il 6% della popolazione ottiene una promozione sociale grazie alla scuola, contro il 20% degli Usa. Trecentomila studenti ogni anno si perdono per strada ed oltre il 10% di chi frequenta il primo anno delle superiori abbandona. La percentuale dei laureati rispetto agli iscritti alla prima media è solo dell'11,4% per il Sud contro il 25% del Centronord. La percentuale dei diplomati in Italia è del 43,1% (Regno Unito 63%, Francia 63,9%, Germania 82,6%). A tutto questo si aggiunga che, secondo i dati Istat del 2003, 22,5 milioni di italiani possono essere considerati semianalfabeti. Numeri che devono far riflettere