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La Padania-Ma dove sta andando la riforma della scuola?

Prioritario mettere a fuoco le questioni che non vanno della legge firmata Moratti Ma dove sta andando la riforma della scuola? Luigi Gianola ...

09/10/2004
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La Padania

Prioritario mettere a fuoco le questioni che non vanno della legge firmata Moratti
Ma dove sta andando la riforma della scuola?
Luigi Gianola

All'inizio del presente anno scolastico sui quotidiani sono comparsi numerosi articoli che in modo allarmato presentavano la proposta di "quote" massime di alunni extracomunitari da inserire nelle classi. La questione si è presentata come particolarmente grave e urgente a Brescia, ma è subito emerso che anche nel Veneto, a Genova, a Milano e in numerose altre località, vi sono problemi simili. Si tratta di un problema delicato e molto importante, che di certo non è stato risolto con qualche colpo di bacchetta magica, anche se non ha più trovato spazio sulle pagine dei giornali quotidiani.
A Brescia il dirigente scolastico provinciale Giuseppe Colosio, d'accordo con prefettura e presidi, aveva steso in via provvisoria un protocollo d'intesa per introdurre "quote" per le iscrizioni di alunni extracomunitari. Vista la situazione che si era presentata in una scuola del centro storico dove, su settecento allievi tra elementari e medie, il 48 per cento sono risultati stranieri, spaventati da un prevedibile rallentamento dell'attività didattica, alcuni genitori hanno preferito ritirare i figli da scuola.
In base a una norma di carattere "sperimental-rivoluzionario" introdotta dall'ex ministro della Pubblica istruzione Tullio De Mauro e non modificata dall'attuale ministro Letizia Moratti pur dedita alla riforma della scuola ereditata dai ministri Berlinguer e De Mauro, i presidi hanno il dovere di inserirli nelle classi nelle quali dovrebbero trovarsi se avessero frequentato regolarmente e positivamente, anche ad anno scolastico inoltrato! Proprio così, inseriti senza alcun esame preventivo da parte del consiglio di classe, ed anche senza alcuna conoscenza della lingua italiana o con una minimale conoscenza della stessa!
Gli stessi alunni italiani che hanno frequentato le scuole elementari a volte all'inizio delle medie non riescono ad esprimersi correttamente in italiano scritto, e lo studio della grammatica costituisce ancora per tutti un cimento notevole durante l'intero triennio, ma o la grammatica non è più importante per nessun alunno, oppure perché i ragazzini extracomunitari vengono inseriti anche nelle classi delle medie anche senza conoscenze grammaticali minime? Per quanto vengano assunti e retribuiti dei "facilitatori linguistici", l'apprendimento della lingua italiana non avviene a colpi di bacchetta magica, esige tempo e costanza nello studio. Si noti per altro che i ragazzini provenienti dall'Albania, dalla Romania e da Paesi dell'America Latina, per lo più riescono a raggiungere abbastanza rapidamente una conoscenza rudimentale per quanto efficace della lingua italiana, mentre ad esempio per ragazzini turchi, cinesi e per numerosi altri, nonostante le trovate più o meno ingegnose degli insegnanti, che però non possono non sottrarre del tempo che dovrebbero dedicare al regolare svolgimento delle lezioni, i tempi di apprendimento della lingua italiana rimangono molto lunghi. Se su una classe di ventiquattro alunni sei sono extracomunitari e tre di questi non conoscono l'italiano, i tempi morti per gli alunni che conoscono l'italiano sono ampi e favoriscono la distrazione. In quali Paesi europei gli alunni possono essere immessi nelle classi della scuola pubblica senza la conoscenza adeguata della lingua nella quale vengono impartite le lezioni, a meno che l'inserimento avvenga dalla prima elementare?
In Italia l'art. 6 della legge 517 del 4.8.77 prevedeva che ci fosse una prova compiuta dal consiglio di classe per verificare l'idoneità dell'alunno a seguire proficuamente le lezioni, ma tale articolo è stato abolito dal regolamento voluto dal ministro De Mauro nel 1999! Tenendo conto della situazione de facto che si è venuta a creare, la proposta delle "quote" non solo non è discriminatoria o "razzista", ma appare un tentativo sensato per far fronte a una situazione assurda.
Il dirigente scolastico di Brescia aveva dichiarato: "È una scelta necessaria per non creare disagi ai cittadini. Le segnalazioni dei genitori infatti riguardano preoccupazioni sulla qualità dell'insegnamento, e mi risulta che ci siano classi che addirittura superano il 70 per cento, con 11 etnie. Noi troveremo il modo che non accada più. L'idea? Faremo come per i disabili. Mica finiscono tutti nella stessa classe" (Corriere della Sera, 10.9.04). Ma dal ministero, per bocca del direttore generale per lo studente, dottoressa Mariolina Moiolo, arrivarono "grandi enunciazioni di principio" e una minaccia: "...Se qualcuno imponesse delle quote, il ministero interverrebbe" (Corriere della Sera, 11.9.04)!
In seguito è emerso che ad esempio a Genova già da tempo avevano preso atto della negatività di avere classi con picchi del 35-40% di alunni extracomunitari, e avevano pensato di non andare di norma oltre il 25%, con l'attenzione di non proporre scuole molto distanti dall'abitazione.
Si noti che l'ultimo rapido aumento di alunni extracomunitari è dovuto alla "sanatoria" con relativa regolarizzazione di molte migliaia di immigrati e alla legge Turco, che favorisce il ricongiungimento con i famigliari degli immigrati anche da poco tempo stabiliti in Italia, della quale hanno potuto usufruire molti immigrati "regolarizzati"!
La norma voluta dal ministro De Mauro era evidentemente finalizzata ad incoraggiare l'immigrazione in Italia, ma dal punto di vista dell'istruzione e dell'educazione i suoi effetti non sono positivi, come inavvertitamente ha riconosciuto di recente lo stesso De Mauro! È il momento dei "mediatori linguistici". Aveva dichiarato il dirigente regionale lombardo Mario Dutto: "Sono 120 i mediatori linguistici destinati a questi ragazzi. Quaranta solo per la provincia di Milano. E andiamo avanti per favorire l'integrazione attraverso il dialogo con tutte le comunità" (Corriere della Sera, 8.9.04), il responsabile Ds della scuola Andrea Ranieri aveva detto: "Senza i mediatori culturali e linguistici la battaglia è persa..." (Corriere della Sera, 11.9.04). Ma nonostante i migliori propositi, i tempi per l'apprendimento della lingua italiana non sono brevi, anche se variano a seconda della lingua madre e delle capacità di apprendimento degli alunni; ma l'attuale modalità di immissione nelle classi dei ragazzini extracomunitari costringe di fatto gli alunni che si sono impegnati nel frequentare la scuola regolarmente, hanno studiato con costanza e si sono impegnati nello studio, a rallentare il ritmo di studio e a disperdere energie che avrebbero potuto riversare nell'impegno scolastico, perché l'insegnante deve tentare di instaurare un dialogo anche con gli alunni che non conoscono l'italiano!
In situazioni come quelle considerate si capisce la proposta di programmi individualizzati per i bambini delle elementari. Un'insegnante elementare del Secondo istituto comprensivo di Brescia, dove il numero di alunni extracomunitari iscritti ha presentato percentuali particolarmente alte, ha detto: "Studiamo programmi personalizzati per i bambini. Ogni settimana noi maestri ci ritroviamo per concordare gli obiettivi minimi per ognuno. Su questo basiamo il nostro giudizio finale" (Corriere della Sera, 10.9.04). Nella situazione data è un buon lavoro quello prospettato dalla maestra, ma nelle scuole medie inferiori i programmi individualizzati non vanno bene; attualmente vengono preparati programmi ridotti o in parte differenti per bambini portatori di handicap, ma non è possibile svolgere più programmi contemporaneamente ed è invece importante che gli alunni della stessa classe siano portati a seguire tutti insieme le spiegazioni del docente, a fare domande, ascoltare gli altri alunni.
Programmi individualizzati alle medie, salvo situazioni eccezionali o per brevi periodi, comporterebbero un inevitabile peggioramento del livello della didattica e della qualità del dialogo educativo, perché lo stesso docente non può preparare bene diversi programmi contemporaneamente! Perché poi abolire, sembra da questo stesso anno, la programmazione individuale del singolo docente che, nella elaborazione della programmazione personale, compie alcune scelte entro il programma generale tenendo conto della situazione di fatto della classe?
Un apprendimento adeguato della lingua italiana, tale da consentire di seguire le lezioni regolari, non può che avvenire a monte del percorso didattico ed educativo, altrimenti si creano situazioni abnormi dal punto di vista del profitto e della condotta. L'assessore regionale veneto all'istruzione Ermanno Serrajotto ha dichiarato: "Molte scuole tengono corsi pomeridiani di alfabetizzazione. Io penso piuttosto a 30 ore settimanale per un quadrimestre, e solo alla fine l'ingresso in classe. Gruppi di 5-7 stranieri con un docente preparato..." (Corriere della Sera, 13.9.04). Il dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo di Follina (Treviso), che non condivide le proposte dell'assessore Serrajotto, ha invece dichiarato: "...Scommetto che un bimbo straniero in full immersion per 4 mesi nelle nostre aule saprebbe l'italiano meglio che con i corsi ipotizzati dall'assessore. Ma ci vogliono insegnanti ad hoc. Questi bambini sono una ricchezza, vederli giocare insieme senza problemi di lingua o colore della pelle è una festa. Ma il problema c'è. E va trovata una soluzione. Perché così non si può andare avanti a lungo" (Corriere della Sera, 13.9.04)!
Certo, così non si può andare avanti, ma per trovare delle soluzioni bisogna modificare la norma del Regolamento voluto da De Mauro nel 1999, magari ritornando alla norma della legge del 1977, che responsabilizzava il consiglio di classe in un esame per appurare le conoscenze prima dell'immissione dell'alunno nella classe. In prima elementare possono essere inseriti degli alunni che non conoscono l'italiano, ma in seguito, soprattutto nelle medie, non è sensato che vengano immessi alunni che non conoscono la lingua italiana. La cosa non funziona, anzi, comporta un impoverimento della scuola e del livello di preparazione degli alunni italiani e non che hanno seguito regolarmente.
Paradossalmente il responsabile primo di questa abnorme situazione, ha di recente indicato, sena rendersi conto, il punto crucis della questione. In una relazione dal titolo "Creatività e linguaggio: elogio di Gian Babbeo", in parte pubblicata sul Corriere della Sera del 28.9.04. De Mauro ha indicato il protagonista della favola di Andersen come prototipo di intelligenza creativa, di cui troveremmo espressione esemplare in Alessandro Magno e in Albert Einstein. Nella favola di Andersen "la prova è riuscire a far conversare e sorridere una principessa affetta da depressione e mutismo. Chi ci riuscirà la avrà in sposa ed erediterà il regno" (Corriere della Sera, 28.9.04). Un vecchio padre spinge i due figli bravi a tentare la prova, il primo sa a memoria tutto il vocabolario latino, il secondo tutte le leggi e sa risolvere le controversie giudiziarie, ma nessuno dei due riesce nell'intento; invece il terzo fratello, Gian Babbeo, con mezzi di fortuna, visto che il padre non gli dà niente, riesce a far ridere di cuore la principessa e vince la prova. De Mauro ha concluso nel modo seguente: "Inutile dire che Gian Babbeo è il prototipo dell'intelligenza creativa. Ma forse vale la pena aggiungere che non avrebbe potuto realizzare la sua impresa senza sapere parlare la sua lingua danese e senza sapere osservare attentamente, pur con aria svagata, che cosa c'era per la strada che avrebbe potuto servirgli. Senza osservazione e imitazione, senza grammatica, l'intelligenza creativa si trova a mal partito" (Corriere della Sera, 28.9.04)!
Certo, ci vuole anche la grammatica e questa va studiata per anni. Non bastano neppure 4 mesi di full immersion, ma ciò è stato proprio dimenticato, o volutamente messo da parte, nel regolamento del 1999 sopra menzionato. Anche lo scambio tra alunni che non conoscono la lingua e la grammatica italiana e alunni che stanno studiando la grammatica ma si esprimono correntemente in italiano, non può che essere limitato per il fatto che a scuola il mezzo di comunicazione principale è quello linguistico; degli alunni "regolari", che comunque conoscono l'italiano, possono perfino venire indotti a ridurre il loro impegno di studio e a disaffezionarsi allo studio! E alle medie non può essere considerato di per sé positivo salutarsi tutte le mattine in tre lingue, mentre può forse essere considerato tale alle elementari, come ha fatto notare una maestra.
Ma i dati Ocse sono arrivati puntuali a confermare che debbono essere garantite le condizioni che favoriscono e non deprimono l'impegno di studio, se si vuole che gli alunni raggiungano buoni risultati! Un dato allarmante è pure fornito dalla spesa per ogni alunno delle elementari: 6.783 dollari contro una media di 4.850; gli autori del rapporto hanno fatto notare "che la maggiore spesa dipende da un rapporti studenti-insegnanti che è il più basso tra i Paesi industrializzati: 10,6 studenti per insegnante" (Corriere della Sera, 15.9.04); i salari dei maestri rimangono però al di sotto della media dei Paesi industrializzati. Viene inoltre fatto notare dal rapporto che i livelli di apprendimento dei ragazzi italiani di 15 anni nelle principali materie di apprendimento (lettura, matematica e scienze), risultano "bene al di sotto della media Ocse" (Corriere della Sera, 15.9.04).
La reazione allarmata della dottoressa Mariolina Moiolo, che ha parlato a nome del ministero, è molto preoccupante perché la situazione evidenziata c'era anche lo scorso anno. Quest'anno è diventata più grave in alcuni centri, ma già dall'anno scorso si poteva capire che per affrontarla si deve anche cambiare la norma introdotta da De Mauro nel 1999. Inserire nelle classi delle scuole medie alunni extracomunitari che non conoscono l'italiano, senza corsi di lingua adeguati e senza esame preliminare da parte del consiglio di classe, non va bene! I genitori degli alunni extracomunitari attualmente vengono deresponsabilizzati della necessità di far apprendere l'italiano ai loro figli per poter frequentare le scuole italiane, in parte vengono deresponsabilizzati anche gli insegnanti che non debbono sottoporre ad alcuna prova preliminare i loro futuri allievi che non hanno frequentato scuole italiane!
Non vi è altro spazio per mettere a fuoco questioni che non vanno della riforma firmata da Letizia Moratti, che però ha espresso disponibilità a rivedere anche punti importanti della stessa; la norma in questione va cambiata ora per trovare soluzioni sensate che tengano conto dei tempi reali di apprendimento della lingua, mantenendo la rotta del timone sul dovere centrale di educare alla libertà, alla conoscenza, alla verità.