La Padania-Quell'egemonia della sinistra e la catastrofe culturale dei licei
TORINO - Parla Renato Pallavidini, professore di storia e filosofia Quell'egemonia della sinistra e la catastrofe culturale dei licei Francesco Coppellotti* ...
TORINO - Parla Renato Pallavidini, professore di storia e filosofia
Quell'egemonia della sinistra e la catastrofe culturale dei licei
Francesco Coppellotti*
Già nel 1872 in una conferenza sull'avvenire delle scuole Friedrich Nietzsche scriveva: "No, miei studenti liceali, la Venere di Milo non vi importa nulla; ma importa altrettanto poco ai vostri insegnanti, e questa è la disgrazia, questo è il segreto dell'odierno liceo. Chi potrà condurvi sino alla patria della cultura se le vostre guide sono cieche, pur spacciandosi ancora per gente che vede? Nessuno di voi riuscirà a possedere un vero senso della serietà sacra dell'arte, perché siete avvezzati male metodicamente, a balbettare in modo autonomo, mentre occorrerebbe insegnarvi a parlare; siete avvezzati a tentare la critica estetica in modo autonomo, mentre vi si dovrebbe guidare a un rispetto devoto per l'opera d'arte; siete abituati a filosofare in modo autonomo, mentre bisognerebbe costringervi ad ascoltare i grandi pensatori. Il risultato di tutto questo è che voi rimarrete per sempre lontani dall'antichità e diventerete i servitori della moda"(Friedrich Nietzsche - Sull'avvenire delle nostre scuole - Adelphi, Milano, 1975, pp.54-55). Nei licei dove la sinistra è egemone la parabola disegnata da Nietzsche si è conclusa fino alle estreme conseguenze. Agli insegnanti non importa e non deve importare nulla della Venere di Milo, perché l'insegnante non è più concepito come un uomo di cultura dedito all'approfondimento costante della sua disciplina, ma come un impiegato, che deve bollare pure la cartolina, per intrattenere gli studenti e farli socializzare, possibilmente per tutta la giornata o quasi, riducendo quindi a zero il suo tempo per un serio lavoro intellettuale. Questo declassamento impiegatizio non è fine a se stesso, ma mira, svuotando le scuole della cultura, a fare di esse la base istituzionale della futura egemonia politica irreversibile della sinistra, che non ha certo trovata nella cosiddetta "destra" al potere un'alternativa.
Di questa involuzione del liceo parliamo con Renato Pallavidini, un noto professore di storia e filosofia, che ci racconta la sua esperienza in alcuni licei torinesi egemonizzati dalla sinistra.
Potresti mettere in luce l'involuzione del liceo e la crisi dell'insegnante che ne consegue?
"La quint'essenza dell'involuzione del liceo, da te posta in luce, l'aveva preannunciata, in una battuta, un mio conoscente comunista, attuale quadro torinese della CGIL Scuola, alla metà degl'anni 80: "Voglio fare le otto ore a scuola e 2.000.000 al mese!". All'epoca gli stipendi viaggiavano sul milione mensile. In questa affermazione c'è in nuce la concezione della scuola e della funzione docente, di cui la sinistra si è fatta storicamente portatrice nel nostro paese e contro la nostra tradizione pedagogica, e che io ho vissuto sulla mia pelle, drammaticamente, in questi 10 anni, in licei totalmente controllati da questa banda di ex militanti sessantottini e settantasettini, ormai burocratizzati, lontanissimi anni luci dalla ricerca intellettuale e dallo studio sui contenuti dei loro programmi curriculari, entrati per lo più senza concorso, abituati al pressapochismo, all'assistenzialismo sociale, all'intrattenimento, a tenere quasi sempre lontane dalle aule e dai libri le classi, per iniziative esterne, le più strampalate possibili. Nel mio attuale liceo, ad esempio, furoreggiano le gare di sci, le gite campestri, le conferenze in orario mattutino dei docenti universitari per l'orientamento, gli scambi culturali, ecc. Tutte iniziative che disimpegnano dallo studio propriamente detto e dalla cultura, così come disimpegnano i docenti organizzatori dall'insegnamento curriculare, ma in compenso comportano guadagni aggiuntivi allo stipendio. Avete capito bene! Si guadagna di più, divertendosi in montagna che faticando in classe a spiegare, ad un livello critico serio, Leopardi, Einstein, o Fichte! Non più il docente intellettuale gentiliano, assorto nello studio continuo delle proprie materie, impegnato nella libera ricerca intellettuale, che trasmetteva cultura a classi sempre selezionate, ma una figura ibrida, fra l'assistente sociale e l'intrattenitore da campeggio, che deve far socializzare le classi, incuriosirle, con l'occhio rivolto soprattutto in basso, al recupero di chi non studia o non ha le capacità critiche e intellettuali sufficienti per affrontare studi superiori. Se poi c'è un handicappato (o diversamente abile, come oggi si usa dire, con una cinica dose di ipocrisia) o un immigrato incapace di parlare l'italiano, il nuovo docente italiano si sente particolarmente stimolato: trascura il resto della classe per poterli recuperare. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: i migliori cervelli italiani, quando riescono ancora a svilupparsi, se ne vanno all'estero! Certo concorrono altri fattori, fra cui il carattere mafioso del reclutamento universitario, ma non trascurerei una struttura scolastica di questo tipo, che già alle medie penalizza i migliori e fa selezione".
Come si intrecciano declassamento impiegatizio dell'insegnante e manipolazione ideologico-politica?
"Bisogna poi capire che, in una scuola ridotta in queste condizioni, ove predominano le attività extracurriculari, si aprono spazi enormi all'attività di manipolazione politica di studenti e genitori. Io questo l'ho visto personalmente, sin dal 1993, prima al Liceo Einstein e al Liceo Gioberti, ora nell'attuale scuola di servizio. All'Einstein, ad esempio, nella prima metà degl'anni 90, era una prassi consolidata da parte dei colleghi di sinistra, in gran parte reduci del '68, eccitare gli studenti e, di fatto, coprirne le manifestazioni e le occupazioni. Spesso si concludevano con atti vandalici e di vera e propria profanazione del Sacro, che venivano minimizzati dal Collegio Docenti. Negl'anni cui faccio riferimento (soprattutto 1993, 1994, 1995) era presente nel Liceo un nucleo di studenti che si dedicava a forme di esoterismo molto strane. Uno di loro si diceva un adepto di Satana e girava con al collo il crocefisso capovolto. Durante un'occupazione sono stati bruciati i crocefissi. Del resto, negl'anni precedenti, quel Liceo si era distinto nella battaglia per togliere il crocefisso dalle classi; perchè stupirsi dunque per il fatto che atti di profanazione di questo tipo venissero tollerati, senza reazioni. Ogni anno era un gioco a ripetere il '68, che serviva a destrutturare definitivamente il Liceo gentiliano e poi, nel 1994, a far crescere il movimento di piazza che fece cadere il primo governo Berlusconi".
Gli atti dissacranti nei confronti del Crocifisso si sono uniti con altre forme di uso politico della scuola?
Negl'anni del governo di Centrosinistra, e poi con il passaggio all'Autonomia, l'attività di manipolazione politica nella scuola toccò il culmine e dura tuttora, almeno nelle realtà da me conosciute, che sono quelle controllate dalla CGIL Scuola. Ricordo che, all'Einstein, durante la crisi in Kossovo, si raccoglievano fondi per i poveri profughi kossovari, che poi si sono rivelati innanzittutto essere in numero ben minore, rispetto a quanto si diceva, e soprattutto costituiti in gran parte da mafiosi e terroristi vicini all'Islam più radicale. Cambiato il governo, di fronte alla crisi irachena, la sinistra cambiò anche la sua posizione nelle scuole. Nel 2003 ero al "Gioberti", altro noto punto di forza della CGIL Scuola, con una Preside che vanta il suo "azionismo". Fu proprio lei, in pieno Collegio Docenti a porre il problema di dare una risposta agli "studenti" (su cui lavoravano molti insegnanti in classe!) che chiedevano una forte mobilitazione dell'intera scuola a favore della pace. Al grido lapidario di un collega di destra, "non si fa niente come non si è fatto niente sulla Jugoslavia, durante il Governo D'Alema", molti ammutolirono ed ebbero il pudore di tacere. Comunque la mobilitazione ci fu: tutta la scuola, con i docenti in testa, fu guidata davanti alla vicina sede della RAI per portare ai giornalisti un documento di protesta contro la guerra. Seguì un'autogestione studentesca di tre giorni, attentamente organizzata e controllata dalla massima autorità gerarchica, che portò esponenti di spicco della sinistra torinese a parlare agli studenti, fra i quali il dirigente FIOM Stacchini, che tenne una conferenza sui problemi dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori".
Come viene manipolato il concetto di "legalità"?
"Gli episodi sarebbero infiniti, voglio solo ricordare quanto ho sentito in un Collegio Docenti del maggio scorso, nella mia attuale scuola. La direzione dell'istituto ha cercato di coinvolgere docenti, studenti e famiglie sul problema della mancanza di aule, sollecitandone la "mobilitazione". Ad un certo punto, un collega, che era anche funzione strumentale, ha preso la parola, proponendo seriamente, senza che fosse contrastato da alcuno dei presenti, l'organizzazione di una manifestazione di docenti, studenti e famiglie per bloccare Corso Gabetti, cioè un'arteria di traffico importante di Torino. Un blocco stradale! L'illegalità e poi tutti i loro maledetti POF parlano di educazione alla legalità! Il peggio è capitato in un successivo collegio, aperto a studenti e genitori. Di fronte ad un uditorio così vasto, si è alzato un altro collega, un reduce degl'anni '70, affermando con orgoglio che i blocchi e il rovesciamento dei cassonetti li aveva fatti nel '77 ed era pronto a ripeterli!. Pensiamo che La Padania, così attenta alla difesa delle radici linguistiche, culturali e religiose della nostra terra, possa diventare il luogo in cui si riprende a discutere seriamente del presente e dell'avvenire delle nostre scuole.
*RSU del Sindacato Padano, Liceo Classico Massimo d'Azeglio di Torino