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La pandemia fa crescere i Neet, ad aumentare di più sono i giovani-adulti

Dati allarmanti che portano la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone a puntare sulla formazione già dalle «scuole medie» e a dire che «dobbiamo superare il timore della commistione tra pubblico e privato soprattutto per quanto riguarda la formazione,

20/05/2021
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Il Sole 24 Ore

La pandemia ha fatto lievitare ulteriormente il numero dei Neet (giovani che non studiano e non lavorano), di cui l'Italia detiene il primato europeo, non solo nella fascia giovane ma anche in quella giovane-adulta (25-34 anni): dal 28,9% del 2019 si è passati al 30,7% (con un divario dalla media europea salito da 11,6 a 12,3 punti percentuali, secondo i dati Eurostat). I dati sono contenuti nel volume “La condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani 2021”, dell'Istituto Toniolo.

«Il rischio - spiega Alessandro Rosina, demografo dell'Università Cattolica e coordinatore scientifico Osservatorio giovani dell'Istituto Toniolo - è che in assenza di politiche adeguate alto è il rischio di cronicizzazione di tale condizione e di diventare destinatari passivi del reddito di cittadinanza».

I dati analizzati mostrano come la componente in maggior difficoltà sia quella che combina una protratta condizione di disoccupazione con disagiata situazione economica di partenza. In particolare, nella fascia cruciale di entrata piena nella vita adulta, quella in età 30-34 anni, quasi l'80% dei Neet si dichiara insoddisfatto della propria situazione economica contro il 42% circa degli altri giovani. Questo ampio divario fa capire come la condizione di povertà sia strettamente legata alla condizione occupazionale tra i giovani-adulti, sono solo nel presente ma anche in prospettiva per le conseguenze che entrare tardi e male nel mondo del lavoro produce nel medio-lungo periodo. Il percorso di autonomia inoltre trova ostacoli nell'impossibilità di comprare una casa: tra gli intervistati che vivono ancora con i genitori il 26% dichiara di rimanere a vivere con loro perché «sto ancora studiando».

Rispetto agli altri motivi a prevalere decisamente sono le difficoltà oggettive: oltre uno su tre afferma di non vivere autonomamente perché non in grado di affrontare i costi di un'abitazione (35%) contro uno su cinque che dichiara «sto bene così» (20,7%). I più in difficoltà sono i giovani che non studiano più ma non hanno un lavoro (in Neet). Tra gli uomini, in particolare, la percentuale di chi si trova bloccato nel percorso di autonomia perché non può permettersi una casa, è pari al 49% dei Neet contro il 27% circa di chi ha un lavoro stabile.

Dati allarmanti che portano la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone a puntare sulla formazione già dalle «scuole medie» e a dire che «dobbiamo superare il timore della commistione tra pubblico e privato soprattutto per quanto riguarda la formazione, anche perché sulla fase dell'orientamento credo che ci sia una scommessa grande nel nostro Paese e il Recovery investe molto in questo per questo l'orientamento scolastico deve partire già dalle scuole medie».