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La politica si è di nuovo dimenticata di esentare dall'Imu chi fa ricerca

Al Mario Negri chiesti 360 mila euro. «Taglieremo le borse di studio»

23/05/2013
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Corriere della sera

di GIAN ANTONIO STELLA

Se ne sono dimenticati un'altra volta. I laboratori, i centri di ricerca, le fondazioni non-profit che danno l'anima per supplire ai buchi dello Stato devono pagare l'Imu anche quest'anno. Nonostante la promessa che non sarebbe successo più.
Le ultime polemiche sono di pochi mesi fa. Quando la Città della Speranza, che grazie alla generosità di tanti privati cittadini aveva regalato all'ospedale di Padova un padiglione per la cura e la ricerca sulla leucemia infantile, padiglione diventato via via il punto di riferimento nazionale, denunciò un fatto sconcertante. Cioè di essere costretta a pagare 89.400 euro di Imu per la nuova «Torre» costruita ancora senza contributi pubblici e destinata a diventare, con i 700 ricercatori e 17.000 metri quadri di laboratori, la più grande cittadella della ricerca italiana con un'attenzione speciale per le malattie dei bambini.
A ruota, si associò alla protesta Silvio Garattini, il fondatore e direttore del «Mario Negri». Costretto a pagare di Imu quasi il quadruplo, 360.000 euro, nonostante l'Istituto di ricerche farmacologiche avanzasse dallo Stato una decina di milioni di euro di Iva dopo avere edificato a proprie spese due nuove sedi pagando il 10% sui lavori di costruzione e il 20% sugli arredamenti e le attrezzature. Come se avesse tirato su una concessionaria di auto di lusso o una boutique di alta gastronomia.
E allo sconcerto della Città della Speranza e del «Mario Negri» si associò quello dell'Airc, l'associazione italiana ricerca sul cancro: 30 mila euro di Imu per la sede. E poi della sua fondazione sorella Firc: 200 mila euro per gli immobili ricevuti in dono e destinati a esser venduti per finanziare progetti di ricerca. Dell'Ircc di Candiolo, l'Istituto per la ricerca e la cura del cancro: 36.200 per le strutture quotidianamente messe a disposizione dei cittadini colpiti da tumore.
Tutta colpa di una «distrazione» della politica. Che dal lontano '92, quando fu firmato il trattato di Maastricht e Alberto Tomba vinse l'oro alle Olimpiadi di Albertville e Antonio Di Pietro ammanettò Mario Chiesa, non ha mai trovato il tempo di cambiare una legge sbagliata. Quella che richiamandosi a una legge del 1985 (quando Michael Gorbaciov prendeva il posto di Konstantin Cernenko) esentava dall'Ici le «attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive». Ma non quelle di ricerca. Una «dimenticanza» mai più corretta. Neppure dopo l'introduzione, al posto dell'Ici, dell'Imu.
Pareva che quest'anno fosse la volta buona. Tanto più dopo le manifestazioni di imbarazzo della sinistra, del centro e della destra davanti allo scandalo per le cifre pagate e rubate alla ricerca. Il massimo lo diede Silvio Berlusconi che, ignaro del monito del poeta Filippo Pananti («La vera carità è senza ostentazioni, simile alla rugiada del cielo cade senza rumore nel seno degli infelici») fece sapere che lui stesso, inorridito per il pedaggio imposto alla Città della Speranza, avrebbe pagato l'Imu della fondazione padovana. Una sortita che, alla vigilia delle elezioni, emanava un certo odorino di propaganda. E fu seguita dalla precisazione che i soldi li avrebbe materialmente sborsati il gruppo parlamentare del Pdl.
Domanda: se il Cavaliere la pensa così e ha fatto una battaglia frontale per abolire l'Imu sulla prima casa di tutti gli italiani, poveri e meno poveri, considerandola «una misura demenziale, ingiusta e dannosa», come può accettare che quello che è anche il «suo» governo mantenga quella tassa sui soggetti non-profit che si occupano della ricerca al posto dello Stato? È forse meno «demenziale, ingiusta e dannosa»? Come può la sinistra, o ciò che ne resta, accettare una cosa simile?
Scosso dalla sgradevole sorpresa, Silvio Garattini ha preso carta e penna per scrivere a Enrico Letta, Beatrice Lorenzin e Maria Chiara Carrozza spiegando che il pedaggio che deve pagare lo costringerà a tagliare borse di studio e dilazionare il pagamento degli stipendi: «Abbiamo il "torto" di avere costruito due nuovi grandi edifici con laboratori e uffici per dare una possibilità di formazione per molti giovani. Tra l'altro, abbiamo realizzato queste opere sulla base di un mutuo per cui, oltretutto, paghiamo una tassa per edifici che non sono ancora di nostra proprietà. La possibilità di dedurre l'Imu sembra essere una beffa perché richiederebbe che si abbiano degli utili!». Cosa impossibile nel caso di chi, per statuto, è «non-profit».
«In occasione del Natale e delle elezioni che si avvicinavano, grandi promesse da parte dei partiti politici che a suon di trombe hanno perorato l'esenzione dell'Imu a favore di Città della speranza e di tutte le Fondazioni che si occupano di ricerca», scrive in un'altra lettera la presidente della fondazione Città della speranza, Stefania Fochesato, «grandi nomi del mondo politico che ora siedono in Parlamento si sono fatti garanti della causa...». Macché, tutto come prima: «Questa volta siamo veramente indignati».
Il rattoppo alla svista indecorosa, l'ennesima dopo due decenni, è ora nelle mani del Parlamento. Dove è stato già presentato un emendamento di Ilaria Capua, la virologa eletta tra i montiani famosa nel mondo per aver individuato la sequenza genetica del primo ceppo africano di influenza H5N1 (l'«aviaria») e averla messa a disposizione di tutti a dispetto delle pressioni dei giganti della farmaceutica.
Dice quell'emendamento che alle varie attività esentate, tra cui quelle ricreative e sportive, vanno aggiunte quelle «di ricerca scientifica». Tre parole. Ma si sanerebbe una ferita. Non manca, nel testo della Capua, un richiamo allo storico disinteresse dell'Italia «fanalino di coda nell'Unione europea per le spese in ricerca, con un investimento pari all'1,26 per cento del prodotto interno lordo contro la media Ue del 2,01». Conclusione ironica: «A fronte di questi dati, che rilevano una certa disattenzione dei governi nei confronti della ricerca, nonostante sia un settore chiave per il progresso del Paese, dobbiamo registrare un forte interesse da parte del fisco...».