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La Provincia di Como-La riforma Moratti, i troppi conflitti che penalizzano famiglie e studenti

La riforma Moratti, i troppi conflitti che penalizzano famiglie e studenti La riforma della scuola voluta dal ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti? Troppi punti critici, che non piacciono a...

19/08/2005
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La Provincia di Como

La riforma Moratti, i troppi conflitti che penalizzano famiglie e studenti

La riforma della scuola voluta dal ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti? Troppi punti critici, che non piacciono agli addetti ai lavori: presidi, insegnanti e sindacati. Il caso della studentessa di Milano, in questi giorni al centro della cronaca per via della protesta dei genitori, promossa nonostante il parere negativo del padre e della madre, e che ora vogliono fare ricorso al Tar per ottenere la bocciatura, ha riaperto il dibattito sulla riforma Moratti e sulle sue pecche, che sembrano proprio non mancare. A partire da quella che ha vissuto sulla propria pelle la ragazza di Milano. Se uno studente viene promosso alla classe successiva (anche in una scuola privata) non può ripetere l'anno nemmeno cambiando istituto. Nei mesi scorsi il ministro ha pubblicizzato molto la propria legge, eppure le debolezze e i punti ancora da chiarire non mancano. Vediamo i più importanti. Riduzione del tempo scuola - Dalle elementari alle superiori si introducono ore facoltative che possono essere scelte dagli studenti. I sindacati valutano negativamente questa opzione, definendola discriminante: "Sul piano culturale - spiega Nello Evangelisti, segretario provinciale della Cgil Scuola - è una debolezza e crea una difformità tra gli studenti e tra i vari percorsi scelti all'inizio dell'anno scolastico. In questo modo si passa dal diploma ad una semplice certificazione delle conoscenze e delle competenze acquisite". Conflitto Stato-Regioni - Questo è un altro punto critico della riforma, visto che una parte dell'istruzione - in particolare quella professionale - dovrebbe passare dallo Stato alle singole Regioni. Anche su questo il sindacato non è d'accordo: "Il problema - spiega Evangelisti - è che non si sono ancora chiariti i compiti dell'uno e delle altre. Per il momento c'è ancora solo fumo: attendiamo di vedere che cosa ci sta dietro". Troppi licei - La riforma introduce otto licei con i vari indirizzi e - parallelamente - un percorso di formazione professionale. Ma questa liceizzazione della scuola sembra proprio non piacere, nemmeno ai presidi. "Si tratta - commenta Bruno Saladino, dirigente di liceo classico a Como - di un percorso forzato che in realtà nasconde un appiattimento dei saperi. E' giusto garantire a tutti uguali condizioni di partenza, ma poi non tutti riescono a sostenere un percorso impegnativo come quello dei licei. E così si rischia di dover abbassare il tiro, a svantaggio di tutti". La scomparsa di alcune scuole - La riforma, che prevede otto licei e la formazione professionale, sembra non tener conto degli istituti tecnici industriali, che per decenni hanno sfornato periti meccanici, elettrici e informatici, che sono subito stati assorbiti dal mercato del lavoro. L'Itis dovrebbe essere trasformato nel liceo tecnologico, ma questa scelta solleva non pochi dubbi: "L'istruzione tecnica - spiega Enrico Tedoldi, preside della "Magistri Cumacini", un istituto tecnico commerciale a Como - è un bene da tutelare, visto che il perito è una figura intermedia necessaria per le nostre industrie. Trasformando tutto in un liceo, si rischia di perdere quelle competenze tecniche e di laboratorio essenziali invece per questo tipo di figura professionale, che non ha mai subito crisi. Si inventano insomma percorsi strani e inediti che hanno un futuro davvero incerto". Mancata collegialità - La riforma prevede - nelle scuole superiori - un percorso differente da quello attuale: due bienni più un'annualità finale. Anche le valutazioni cambiano: il soggetto valutante non è più il consiglio di classe, ma il singolo docente. "In questo modo - dice ancora Evangelisti della Cgil - si crea un'eccessiva discrezionalità nella valutazione e viene meno il concetto del lavorare insieme. Senza contare poi il reintegro del voto di condotta, che può essere determinante per l'eventuale bocciatura". Luca Lazzari