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La scuola Gelmini protesta In 90 città cortei e scioperi

Manifestazioni in 90 città. A Roma fumogeni vicino al ministero dell’Istruzione e binari occupati alla stazione Ostiense. Miolano, attacco a un ufficio dell’agenzia di rating.

08/10/2011
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Il Riformista


di Angela Gennaro
Gli studenti hanno improvvisato percorsi nelle strade La scuola scende in piazza con studenti, professori e bidelli. Oltre 100mila in 90 città secondo Rete della Conoscenza, con 15mila persone a Torino, 8mila a Napoli, 5 mila a Genova e Milano. E almeno 25mila nella sola Roma. I numeri, si sa, sono sempre una guerra, e nell’Urbe diventano un decimo.
Sono appena 2.500 gli studenti in corteo secondo il sindaco Gianni Alemanno. Pochi,«sia pure infiltrati da gruppi di estremisti», che «hanno provocato gravi disagi alla città bloccando il traffico, violando le prescrizioni della Questura rispetto al percorso e dando luogo a non gravi ma riprovevoli episodi violenza».
La giornata comincia presto, con la «sveglia al governo», con tanto di trilli all’alba davanti a palazzo Chigi «per dire che la loro ora ormai è arrivata». E prosegue con gli studenti che bloccano il centro della Capitale, deviando continuamente percorso. La tensione sale sul lungotevere, con il corteo che si trova la strada sbarrata dai mezzi della polizia e gli studenti che provano e non riescono a superare il blocco camminando a mani alzate. Lanciano palloncini pieni di vernice colorata. E verso viale Trastevere, dove c’è la sede del ministero della Gelmini, vengono accesi alcuni fumogeni nell’atrio di una filiale Unicredit.
Un altro momento di tensione vede protagonista la stazione Ostiense, dove gli studenti occupano per qualche minuto i binari. «La polizia ha circondato gli studenti su tre lati impedendo loro di uscire», racconta Luca Spadon di Link-Coordinamento universitario: «Bloccandoli per oltre 20 minuti nel corridoio laterale della stazione con atteggiamento intimidatorio». Eppure, dice, dopo aver occupato i binari «stavano uscendo senza atti di provocazione». Decine di manifestanti sono stati identificati dalla questura, ma i ragazzi rivendicano con soddisfazione l’assenza di scontri, «grazie alla gestione degli studenti che hanno portato dei contenuti a questa manifestazione».
Da Roma a Milano, con tanto di lanci di uova e vernice contro le vetrate di alcune banche. E di un ufficio dell’agenzia di rating Moody’s in corso di Porta Romana. «Squali della finanza speculatori delle nostre vite» recita lo striscione appeso davanti all’ingresso dei «nuovi nemici». Vicino al Pirellone, sede della Regione Lombardia, gli studenti provano a forzare un cordone di carabinieri in tenuta antisommossa. Spintoni, qualche manganellata, poi la calma. Non sfugge neppure la Banca d’Italia, la cui sede milanese viene simbolicamente chiusa da un gruppo di studenti con del nastro rosso e bianco. «Bce e Bankitalia chiudono, via i Draghi speculatori, non pagheremo i vostri debiti», gridano. E poi Torino, Firenze, Genova (con contestazione del salone nautico), Catania, Palermo. A Napoli, il sindaco Luigi De Magistris scende in piazza con gli studenti. A Bari e Cagliari i cortei arrivano davanti agli uffici scolastici regionali. A Trieste la contestazione prende di mira anche la sede della Lega Nord. «Avremo il futuro che ci conquisteremo: Se non ora quando? Se non noi, chi?» sono le parole che animano Bologna. Su e giù per lo Stivale, per quella che Mimmo Pantaleo, segretario generale della Cgil Flc, definisce una «straordinaria partecipazione», un «segnale importante per poter cambiare questo Paese» e per «ricongiungere giovani, presente e futuro».
«Ora i conti li fate con noi», gridano gli studenti. Alla Gelmini non chiedono solo le dimissioni e una qualche risposta alle loro proposte di riforma («Inaccettabile il suo silenzio»), ma presentano il conto prendendo in prestito le parole pronunciate da Steve Jobs nel 2005. Quelle che rimbalzano dalla sua morte su e giù per il globo. Quelle che in pochi conoscevano e ora sono preghiera quotidiana: Stay hungry, stay foolish. Perché «noi abbiamo la follia di voler cambiare la scuola e l’Italia». Le aule scolastiche «cadono e pezzi e 200mila studenti universitari rischiano di perdere la borsa di studio», spiega ancora Luca Spadon. E «questo è solo l’inizio». Oggi saranno in piazza per la manifestazione nazionale promossa dalla Cgil e dalle categorie Fp e Flc. Ma soprattutto lo saranno il 15 ottobre, «a Roma da tutta Italia per il grande corteo nazionale nella giornata mondiale di mobilitazione lanciata dagli indignados spagnoli contro le politiche comunitarie», dice Spadon.