La scuola non è uguale per tutti
Francesca Puglisi-Responsabile scuola del PD
Itest Invalsi e i dati Ocse-Pisa parlano chiaro: il rendimento scolastico è più alto in quelle regioni dove si investe in educazione di qualità sin dalla tenera età e dove è più diffuso il modello educativo del tempo pieno nella scuola primaria. L’Eurispes denuncia che «tra tutte le realtà del degrado meridionale quello della scuola è quello che richiederebbe l’intervento pubblico più urgente e incisivo». Ovviamente il governo Berlusconi prende atto dei divari, ma non fa nulla per colmarli. Anzi, taglia amanbassa il bilancio dell’Istruzione. Il fenomeno dell’abbandono scolastico nel 2009 coinvolge ancora il 23 per cento dei giovani che vivono nel sud Italia. In Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna, almeno un giovane su quattro non porta a termine il percorso scolastico dopo la licenza media. Secondo gli indicatori Ocse-Pisa gli studenti del Nord nascono con un vantaggio di 68 punti nelle competenze, a prescindere dalle proprie capacità. Non è solo un problema di giustizia sociale. La dispersione scolastica e la mancanza di equità costano, perché abbassano le potenzialità di successo, riducono la competitività, aumentano l’emarginazione sociale. La Fondazione Agnelli calcola che se in Italia si riuscisse a eliminare il fenomeno dell’abbandono scolastico, ci sarebbero 1 milione e 300 mila occupati in più e un reddito aggiuntivo di 70,7 miliardi di euro. La rassegna Starting Strong, condotta dall’Ocse, ha sottolineato l’importanza di servizi educativi 0-6 anni di buona qualità per il successo scolastico e ha indicato, come priorità per il nostro Paese, il loro inserimento tra le politiche per combattere la povertà e l’esclusione sociale. L’obiettivo è anche quello di favorire la partecipazione femminile al mercato del lavoro. Invece la percentuale di bambini che frequenta l’asilo non raggiunge il 3 per cento in Calabria e in Campania. Nel sud il modello educativo del tempo pieno con le compresenze degli insegnanti nella primaria è unararità, eppure produce i più alti livelli di apprendimento degli alunni. Per colmare i divari economico sociali tra nord e sud del Paese dobbiamo realizzare un piano straordinario di investimenti nell’istruzione. Nel Mezzogiorno le scuole devono essere aperte tutte il giorno, come luogo di aggregazione e come presidio sociale. Scuola, lavoro, diffusione della cultura della legalità, sono motore per lo sviluppo e favoriscono la sicurezza. Vogliamo promuovere una scuola tecnica e professionale di qualità per rilanciare il sistema produttivo e il made in Italy. Serve infine un piano straordinario per l’edilizia scolastica. Possono essere utilizzati i fondi Fas, togliendo le scuole dagli “appartamenti” in locazione ed edificando nuovi poli scolastici dotati di palestre, biblioteche e laboratori. Dare avvio a centinaia di nuovi cantieri, avrebbe un impatto positivo sull’economia e l’occupazione. Altro che ponte sullo stretto di Messina