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La scuola sposa la tradizione "Il nostro futuro resta in aula"

Sindacati e partiti si muovono sulla scia di Cacciari e degli accademici

19/05/2020
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La Stampa

Alessandro Di Matteo


La didattica a distanza non può essere il futuro della scuola, politica e sindacati raccolgono l'appello degli intellettuali presentato ieri su La Stampa da Massimo Cacciari e il giudizio è praticamente unanime. Per tutti la tecnologia può essere uno strumento in più da usare, ma nelle aule perché nessun tablet o computer può sostituire il rapporto diretto con gli insegnanti e la socialità che la scuola offre. Nell'appello, firmato da 16 esponenti della cultura, viene denunciato appunto il rischio che quello che ha imposto l'emergenza coronavirus diventi quotidianità, cioè che si vada verso una «definitiva e irreversibile liquidazione della scuola nella sua configurazione tradizionale».
I sindacati aspettavano da tempo una presa di posizione così. Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc-Cgil, afferma: «Noi lo diciamo da sempre: la scuola non è solo formazione del capitale umano utilizzabile dalle imprese. È la chiave per essere consapevoli della propria dignità, dei propri diritti, della propria libertà. Per questo è giusto denunciare e abbandonare ogni tentativo, palese o sotterraneo, di disegnare una scuola che neghi il presupposto costituzionale dell'uguaglianza formale e sostanziale, messo in dubbio dall'uso delle nuove tecnologie».
Pino Turi, segretario generale Uil-scuola, esordisce con un «finalmente c'è qualcuno che reagisce all'omologazione! Sulla didattica a distanza sono stato sempre cauto. Ammetto che in quel momento è stato l'unico modo per essere vicino ai ragazzi. Ora basta. Si è usata nell'emergenza, ma qualcuno vuole utilizzare l'emergenza per altro. Non è succedanea, è complementare tutt'al più. Allarga le diseguaglianze e i docenti si sono accorti che i bambini sono in imbarazzo, dopo un entusiasmo iniziale, c'è un calo di apprendimento. Pensare di essere moderni perché si usa il digitale lo trovo riduttivo».
La politica
Ma anche il mondo politico è sulle stesse posizioni. Matteo Renzi nella sua newsletter si lamenta: «Mi dispiace moltissimo che non siano state riaperte le scuole. Segnalo l'appello di Massimo Cacciari e altri intellettuali: ragazzi, se non si riparte dalla scuola la società di domani non ha futuro. Ho provato a dirlo in tutte le lingue: la didattica a distanza non basta».
Anna Ascani, vice-ministra all'Istruzione, aggiunge: «Io credo che i firmatari dell'appello abbiano complessivamente ragione nel dire che la didattica a distanza ha dei limiti strutturali. Lo dico da settimane: è utile per tamponare l'emergenza, ma certamente non è sostitutiva della scuola, dell'educazione». Si devono salvare «due cose» dell'esperienza dei mesi scorsi: «Innanzitutto, lo spirito di adattamento che la comunità scolastica ha dimostrato, nonostante venga spesso additata come ingessata». E poi, «l'utilizzo delle tecnologie, ma a scuola: questa esperienza può essere utile per modificare la didattica all'interno della scuola».
Ancora più netta Licia Ronzulli, Forza Italia, presidente della commissione bicamerale sull'infanzia: «La didattica a distanza purtroppo è stata un fallimento». Intanto per motivi infrastrutturali, «la banda larga che non arriva ovunque, l'assenza di apposite piattaforme in tutte le scuole. Non è uno strumento democratico, un terzo delle famiglie non possiede nemmeno un pc». Dunque, dice la Ronzulli, «sono d'accordo con l'appello lanciato. Questo ovviamente non significa essere contro il progresso. Semplicemente, come suggeriscono anche i promotori, l' "e-learning" non può sostituire ma solo integrare la scuola "tradizionale"».