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«La scuola: un investimento non un bancomat da usare in tempi di crisi»

Mimmo Pantaleo - FLC : Gli stipendi di questo settore sono i più bassi d’Europa:«Un collaboratore scolastico prende meno di mille euro»

08/10/2011
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l'Unità

Bisogna tornare a investire sulla scuola, sull’università, sulla ricerca e sull’innovazione ». Per Mimmo Pantaleo, segretario nazionale della Cgil-Flc (la Federazione dei lavori della conoscenza), non si tratta solo di salvare il diritto allo studio, ma di imboccare una strada diversa per affrontare la crisi. Pantaleo, come si cambia rotta? «Noi diciamo “no” alle manovre finanziarie del governo che rispondono alle ricette liberiste della Bce, dell’Ue e del Fmi. E crediamo si debba tornare a investire sulla filiera della conoscenza, come volano di un nuovo modello di sviluppo, per un Paese con maggiore uguaglianza e più ampi spazi di democrazia». Per questo siete in piazza... «Certo. Solo attraverso una forte mobilitazione dal basso, dell’insieme delle forze sociali e dei movimenti sarà possibile ridare senso e prospettiva alla scuola e alla università pubblica. Più investimenti sulla formazione e maggiore difesa dei beni comuni sono alcune delle condizioni per uscire in maniera diversa dalla crisi. Questo vuol dire garantire davvero il diritto di cittadinanza e dare a giovani delle chance, per occupazioni stabili e con maggiori contenuti professionali. Ma con questa manifestazione si apre anche la campagna per il rinnovo delle Rsu. E vogliamo avvisare il governo che qualsiasi tentativo di boicottare il voto sarà contrastato aspramente». Ma la vostra è una ricetta possibile? «Sì, basta fare uno sforzo. Con la patrimoniale e una seria lotta all’evasione fiscale, riducendo le spese militari e dicendo “no” a nuove infrastrutture inutili, ebbene si può mettere in campo un grande progetto». Con quali priorità? «La prima è investire sul Sud per garantirgli una prospettiva di sviluppo e dare il via a un grande progetto per l’edilizia scolastica e la sicurezza, per sanare una situazione che oggi è devastante. La seconda, stabilizzare i precari, perché il lavoro precario non è minimante compatibile con un’idea di qualità della conoscenza. Bisogna dare certezze sulla continuità dei servizi, ma anche valorizzare tanti talenti oggi specati. Credo che questo sia un dovere nazionale. Infine, vanno riconquistate condizioni di dignità del lavoro. L’Italia è il Paese con i salari più bassi d’Europa, dove un collaboratore scolastico prende meno di mille euro al mese ».❖