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La spending review del Miur si abbatte sui fondi per università e ricerca

Il miliardo che serve nel 2015 ad assumere gli oltre 148mila docenti precari sarà finanziato anche dallo stesso ministero dell'Istruzione. Con una partita di giro tra tagli di spesa e nuove risorse che potrebbero arrivare in legge di Stabilità.

27/09/2014
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Il Sole 24 Ore

di Marzio Bartoloni e Claudio Tucci

Il miliardo che serve nel 2015 ad assumere gli oltre 148mila docenti precari sarà finanziato anche dallo stesso ministero dell'Istruzione. Con una partita di giro tra tagli di spesa e nuove risorse che potrebbero arrivare in legge di Stabilità. La spending review dovrebbe colpire pesantemente pure i settori università e ricerca dove la sforbiciata potrebbe aggirarsi sui 400 milioni. Il Miur ha consegnato comunque al ministero dell'Economia non solo una lista di tagli, ma anche un pacchetto di misure da inserire in legge di Stabilità sia per le università - c'è da scongiurare il taglio sempre rinviato da 170 milioni ereditato da Tremonti - che per attuare la «Buona Scuola» a partire dal piano di maxi-stabilizzazione di docenti precari, a ulteriori risorse ad hoc per potenziare wi-fi, laboratori e l'alternanza scuola-lavoro.

I tagli a università e ricerca
Sul fronte spending review la scure, per più di un terzo dell'intera fetta di risparmi, dovrebbe colpire come detto le dotazioni relative all'università e alla ricerca. L'idea è quella di spalmare i tagli su più voci per non entrare sui costi vivi puntando sulla razionalizzazione dei consumi intermedi e l'efficientamento. Nel mirino dovrebbero finire comunque sia il fondo (Foe) che ogni anno finanzia con 1,6 miliardi i 12 enti di ricerca pubblici - dal Consiglio nazionale delle ricerche all'Agenzia spaziale fino all'Istituto di fisica nucleare -, sia il fondo delle università (il Ffo) che quest'anno vale in tutto 7 miliardi. Il taglio agli enti di ricerca dovrebbe fare da battistrada anche a un loro riordino e accorpamento (si ipotizza di dimezzarli). La scure riguarderà anche altre voci: dalle giacenze sui fondi destinate ai bandi di ricerca (come il Far) ai finanziamenti previste nel decreto del Fare del Governo Letta destinate alle assunzioni, alle chiamate dirette di ricercatori e alla mobilità degli studenti.

La spending sulla scuola
Per il settore scuola si profila invece una riduzione della pianta organica degli Ata, il personale tecnico-amministrativo degli istituti (cioè bidelli, applicati di segretaria, assistenti tecnici dei laboratori). Si ipotizza uno “stop” alle assunzioni per coprire il turn-over. Una misura che porterebbe risparmi modesti, circa 30-35 milioni. Ma potrebbe avere ripercussioni negative sulle scuole (apertura e funzionamento dei laboratori). Per attenuare questo taglio il Miur ha chiesto però 20 milioni per la digitalizzazione degli istituti. Si profila poi una riduzione delle supplenze brevissime (quelle di pochi giorni) e si accelera sul restyling delle commissioni degli esami di maturità. Che scatterà già da giugno 2015. La proposta (che dovrà essere contenuta in una norma di legge) è di cancellare i membri esterni, e avere così commissioni composte solo dal presidente e da tutti e sei commissari interni. Anche l'apparato ministeriale subirà un taglio: verrà ridotta la pianta organica, con un dimezzamento delle facoltà assunzionali.