Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » La Stamapa-Slitta di un anno la nuova maturità

La Stamapa-Slitta di un anno la nuova maturità

UNO STOP PER LA RIFORMA MORATTI Slitta di un anno la nuova maturità La commissione Istruzione del Senato chiede di modificare il decreto In discussione il "potere" del ministro nella scelt...

04/08/2004
Decrease text size Increase text size
La Stampa

UNO STOP PER LA RIFORMA MORATTI

Slitta di un anno la nuova maturità

La commissione Istruzione del Senato chiede di modificare il decreto
In discussione il "potere" del ministro nella scelta delle prove d'esame
Ci vollero due anni anche per applicare le correzioni volute da Berlinguer

Raffaello Masci
ROMA
La riforma dell'esame di maturità (propriamente detto "di Stato") slitterà quasi sicuramente al 2006. Alcuni impedimenti tecnici associati a divergenze politiche impediscono infatti un suo più sollecito varo. La cosa si è capita bene ieri, quando la commissione Istruzione del Senato ha concluso l'esame della bozza di decreto legislativo ed ha espresso un "parere condizionato". Come a dire: "Ci va bene ma con alcune modifiche".
Come si ricorderà, la legge di riforma della scuola è una legge delega, che definisce la scuola italiana per grandi linee, affidandone poi i dettagli ad una serie di decreti legislativi che il governo ha emanato in parte ed emanerà prossimamente, per vie amministrative, con la sola supervisione di vigilanza del Parlamento. L'articolo 3 di questa legge, riguarda la "Valutazione degli apprendimenti e della qualità del sistema educativo di istruzione e formazione" e, al punto C, si occupa del nuovo esame di Stato, specificando che "si svolge su prove organizzate dalle commissioni d'esame e su prove predisposte e gestite dall'Istituto di valutazione del sistema dell'istruzione, Invalsi", si tratterà dunque di un duplice livello di valutazione, uno locale (le singole commissioni) e uno nazionale (l'Invalsi).
Ora lo schema di decreto prevede che a scegliere le prove allestite dall'Invalsi sia il ministro medesimo. La cosa sembrerebbe opportuna - secondo alcuni - visto che il ministro è in qualche modo il garante del valore legale del titolo di studio rilasciato. Secondo altri, invece, questo ruolo centralizzato avrebbe ancora un sapore "gentiliano", da Stato accentratore che vuole dire l'ultima parola e, nella fattispecie, non rispetterebbe neppure l'autonomia dell'Invalsi. A pensarla così, per esempio, è proprio il relatore del decreto in Commissione, il senatore leghista Guido Brignone. La questione è sostanziale, anche se sembrerebbe di lana caprina. Infatti, in tutte le scuole sede d'esame, comprese ovviamente le paritarie in odore di "diplomificio", l'esame si sdoppierà, e potrebbero emergere forti contrasti tra il giudizio "interno" (delle commissioni) e quello "esterno" (dell'Invalsi). Il fenomeno potrebbe ovviamente riguardare anche le scuole statali, ma è verosimile - sempre che sia assicurata l'oggettività della valutazione delle prove esterne - che esso assuma proporzioni anomale nei "diplomifici", o comunque nelle scuole, anche statali, che non offrono ai loro allievi una preparazione adeguata. Insomma, chi debba decidere sulle prove d'esame non è questione di poco conto.
Forse sarebbe ragionevole riconoscere al ministro il compito di scegliere non tanto i contenuti delle prove quanto il livello di complessità delle stesse, gli standard minimi, dei quali si assume la responsabilità politica. Dopodiché l'Invalsi, organo tecnico, dovrebbe procedere in totale autonomia sia nella predisposizione sia nella valutazione dell'esito delle prove. Comunque, anche se queste controversie venissero chiarite (come avverrà), la macchina della scuola si troverebbe in ogni caso di fronte ad una serie di passaggi che non può eludere.
Infatti, una volta approvato il decreto (il che accadrà entro il prossimo autunno), occorrerà provvedere alla "normativa secondaria di primo impianto" del nuovo sistema, cioè alle circolari che chiariscano alle scuole il da farsi. Senza dire che l'Invalsi dovrà attrezzarsi per far fronte ai compiti che la legge gli assegna. Tutti questi adempimenti richiederanno dei mesi e non si riuscirà a venirne a capo in tempo perché il nuovo esame veda la luce il prossimo giugno. Se ne riparla nel 2006.
D'altronde anche l'esame secondo Berlinguer, approvato nel 1997 e applicato a tempo di record, apparve per la prima volta nella sessione del '99. Entro l'anno solare sono attesi altri due decreti applicativi della riforma Moratti, quello - fondamentale - sulla scuola superiore (con il duplice canale istruzione e formazione professionale), e quello sulla formazione permanente degli insegnanti.
La delega che il Parlamento ha dato al governo per varare definitivamente la riforma, è di due anni e scade a fine febbraio 2005. Entro quella data tutto deve essere compiuto.