Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » La Stampa: Guerra sulle staminali “Fondi solo agli amici”

La Stampa: Guerra sulle staminali “Fondi solo agli amici”

L’atto d’accusa «Il ministro Turco non ha risposto alla lettera in cui rivelavamo le scorrettezze dell’Istituto di Sanità» L’ira dei ricercatori: aggirate le regole internazionali

20/11/2007
Decrease text size Increase text size
La Stampa

Il «no» del Senato a Garaci

Trasparenza zero Ignorato il metodo anglosassone dei bandi pubblici e delle valutazioni di scienziati indipendenti

Se sei un ricercatore e ti dicono che i fondi per i tuoi studi non ci sono, perché sono stati assegnati con la logica «top-down», allora ti stanno prendendo per i fondelli.
Nessuno scienziato da New York a Shanghai ha mai sentito parlare del sistema «top-down», perché non esiste. O meglio, non esisteva, finché il neo-anglismo non ha visto la luce all’Iss, l’Istituto Superiore di Sanità, dove i finanziamenti per le ricerche sulle cellule staminali - le famose cellule al centro delle polemiche, strapazzate tra fautori delle embrionali e delle adulte - seguono da tempo percorsi bizzarri: sono quelli «top-down», appunto, concessi dall’alto al basso senza controlli, incompatibili con l’unico sistema universalmente ammesso di finanziamento delle ricerche - la «peer review» - che esige trasparenza e meritocrazia.
Lo scandalo è nazionale e internazionale. Tre dei cervelli della ricerca sulle staminali in Italia - Paolo Bianco, Elena Cattaneo e Ranieri Cancedda - hanno scritto a settembre una lettera riservata al ministro della Salute Livia Turco per denunciare i pasticci dietro il «top-down». Senza risultati. E intanto la celebre rivista scientifica Nature ha pubblicato un editoriale di fuoco proprio sulla gestione dell’Istituto Superiore di Sanità e la «scienza ai maccheroni». Che fine hanno fatto i 3 milioni di euro stanziati nella Finanziaria 2007 per studiare le staminali, che - sostengono gli scienziati dagli Stati Uniti alla Cina - potrebbero aiutarci a debellare mali globali come diabete, Alzheimer e cancro?
«Dal ministro non abbiamo ricevuto risposta - spiega uno dei “Tre Coraggiosi”, il professor Paolo Bianco dal laboratorio all’Università La Sapienza di Roma -. Ecco perché abbiamo deciso di rendere pubblica la nostra lettera. La questione è di interesse generale: per chi è tra le provette e per il pubblico». A farsi vivo è stato Enrico Garaci, fresco di nomina alla presidenza dell’Iss (riconfermato dal ministero per la terza volta, nonostante il «no» del Senato): «Gli abbiamo chiesto chi fossero gli studiosi che hanno ricevuto i soldi, quali i progetti e le procedure. E dove fossero i bandi e chi avesse fatto le valutazioni. Ci ha mandato una mail tardiva ed evasiva, che diceva: “Le informazioni non sono disponibili”».
«Il fatto sorprendente è che, mentre non sono disponibili per via ufficiale, le informazioni circolano comunque», spiega la professoressa Elena Cattaneo, direttore del Centro sulle staminali dell’Università di Milano. E’ stato Angelo Vescovi, del San Raffaele di Milano, ad annunciare di essere sul punto di ricevere 300 mila euro. E non c’è bisogno di essere dei Pulitzer del giornalismo investigativo per sapere che ha organizzato una campagna contro le staminali embrionali al tempo del referendum sulla procreazione e che abbia accettato di lavorare in una fondazione di Terni, il cui presidente è lo stesso Garaci, il quale fa anche parte del gruppo cattolico «Scienza&Vita», notoriamente ostile agli studi sulle embrionali.
Un italico conflitto di interessi che indigna gli osservatori anglosassoni e fa pensare male ai «Tre Coraggiosi», mentre tra una mail e l’altra Garaci si corregge, puntualizzando che i soldi non sono ancora stati assegnati e che a decidere sarà una commissione ministeriale. «In realtà il presidente ci ha confermato che esiste un “Programma di interesse nazionale” sulle staminali - spiega Bianco -: è perciò inaccettabile che si definiscano dei destinatari di finanziamenti pubblici senza un bando né progetti multipli, che secondo le regole internazionali devono essere valutati da esperti anonimi con un parere che ha tre caratteristiche: essere indipendente, terzo e competente. Significa che i revisori non possono avere connessioni con i ricercatori né con l’agenzia che eroga i fondi. E’ la “peer review” e non si è visto niente di tutto questo».
I «Tre Coraggiosi» aggiungono di conoscere i nomi dei privilegiati, «ma chiediamo l’elenco ufficiale». Che non c’è. Si sa solo - parole di Garaci - che i 3 milioni sono «vincolati», vale a dire destinati all’Iss stesso e agli istituti zooprofilattici, oltre che agli Irccs, gli istituti di cura a carattere scientifico. Peccato che il terzo firmatario della lettera, il professor Ranieri Cancedda, direttore del laboratorio di medicina rigenerativa dell’Istituto per la ricerca sul cancro di Genova e da decenni affiliato con un Irccs non sia mai stato contattato. E infatti è lui a dire: «Siamo di fronte al muro di gomma di un sistema che assorbe qualunque critica e sperare nel miracolo diventa difficile».
Quando uno scienziato invoca il miracolo, la situazione è davvero al limite. Se il 2007 è un enigma circondato da un pasticcio, «è dal 2001 che la ricerca sulle staminali viene finanziata in assenza di rigorose procedure», denuncia Elena Cattaneo. E’ per questo che ha promosso un paio di interrogazioni parlamentari e che con gli altri «Coraggiosi» sta raccogliendo il sostegno di tanti camici bianchi, esasperati dalla logica dei soldi sottobanco: «Questa vicenda - accusano - è l’estrema frontiera del male che affligge la ricerca in Italia. Non si è rispettata nemmeno la forma. Basta con la farsa del “top-down”».
Il ministro della Salute Livia Turco difende la scelta, ma la conferma per un triennio di Enrico Garaci (nella foto) a presidente dell’Istituto superiore di sanità ha suscitato aspre polemiche. E il caso ha conquistato anche la rivista scientifica «Nature». E intanto i ricercatori si dividono: un appello è stato firmato in sua difesa, mentre altri scienziati, come Aiuti, lo criticano.

Se sei un ricercatore e ti dicono che i fondi per i tuoi studi non ci sono, perché sono stati assegnati con la logica «top-down», allora ti stanno prendendo per i fondelli.
Nessuno scienziato da New York a Shanghai ha mai sentito parlare del sistema «top-down», perché non esiste. O meglio, non esisteva, finché il neo-anglismo non ha visto la luce all’Iss, l’Istituto Superiore di Sanità, dove i finanziamenti per le ricerche sulle cellule staminali - le famose cellule al centro delle polemiche, strapazzate tra fautori delle embrionali e delle adulte - seguono da tempo percorsi bizzarri: sono quelli «top-down», appunto, concessi dall’alto al basso senza controlli, incompatibili con l’unico sistema universalmente ammesso di finanziamento delle ricerche - la «peer review» - che esige trasparenza e meritocrazia.
Lo scandalo è nazionale e internazionale. Tre dei cervelli della ricerca sulle staminali in Italia - Paolo Bianco, Elena Cattaneo e Ranieri Cancedda - hanno scritto a settembre una lettera riservata al ministro della Salute Livia Turco per denunciare i pasticci dietro il «top-down». Senza risultati. E intanto la celebre rivista scientifica Nature ha pubblicato un editoriale di fuoco proprio sulla gestione dell’Istituto Superiore di Sanità e la «scienza ai maccheroni». Che fine hanno fatto i 3 milioni di euro stanziati nella Finanziaria 2007 per studiare le staminali, che - sostengono gli scienziati dagli Stati Uniti alla Cina - potrebbero aiutarci a debellare mali globali come diabete, Alzheimer e cancro?
«Dal ministro non abbiamo ricevuto risposta - spiega uno dei “Tre Coraggiosi”, il professor Paolo Bianco dal laboratorio all’Università La Sapienza di Roma -. Ecco perché abbiamo deciso di rendere pubblica la nostra lettera. La questione è di interesse generale: per chi è tra le provette e per il pubblico». A farsi vivo è stato Enrico Garaci, fresco di nomina alla presidenza dell’Iss (riconfermato dal ministero per la terza volta, nonostante il «no» del Senato): «Gli abbiamo chiesto chi fossero gli studiosi che hanno ricevuto i soldi, quali i progetti e le procedure. E dove fossero i bandi e chi avesse fatto le valutazioni. Ci ha mandato una mail tardiva ed evasiva, che diceva: “Le informazioni non sono disponibili”».
«Il fatto sorprendente è che, mentre non sono disponibili per via ufficiale, le informazioni circolano comunque», spiega la professoressa Elena Cattaneo, direttore del Centro sulle staminali dell’Università di Milano. E’ stato Angelo Vescovi, del San Raffaele di Milano, ad annunciare di essere sul punto di ricevere 300 mila euro. E non c’è bisogno di essere dei Pulitzer del giornalismo investigativo per sapere che ha organizzato una campagna contro le staminali embrionali al tempo del referendum sulla procreazione e che abbia accettato di lavorare in una fondazione di Terni, il cui presidente è lo stesso Garaci, il quale fa anche parte del gruppo cattolico «Scienza&Vita», notoriamente ostile agli studi sulle embrionali.
Un italico conflitto di interessi che indigna gli osservatori anglosassoni e fa pensare male ai «Tre Coraggiosi», mentre tra una mail e l’altra Garaci si corregge, puntualizzando che i soldi non sono ancora stati assegnati e che a decidere sarà una commissione ministeriale. «In realtà il presidente ci ha confermato che esiste un “Programma di interesse nazionale” sulle staminali - spiega Bianco -: è perciò inaccettabile che si definiscano dei destinatari di finanziamenti pubblici senza un bando né progetti multipli, che secondo le regole internazionali devono essere valutati da esperti anonimi con un parere che ha tre caratteristiche: essere indipendente, terzo e competente. Significa che i revisori non possono avere connessioni con i ricercatori né con l’agenzia che eroga i fondi. E’ la “peer review” e non si è visto niente di tutto questo».
I «Tre Coraggiosi» aggiungono di conoscere i nomi dei privilegiati, «ma chiediamo l’elenco ufficiale». Che non c’è. Si sa solo - parole di Garaci - che i 3 milioni sono «vincolati», vale a dire destinati all’Iss stesso e agli istituti zooprofilattici, oltre che agli Irccs, gli istituti di cura a carattere scientifico. Peccato che il terzo firmatario della lettera, il professor Ranieri Cancedda, direttore del laboratorio di medicina rigenerativa dell’Istituto per la ricerca sul cancro di Genova e da decenni affiliato con un Irccs non sia mai stato contattato. E infatti è lui a dire: «Siamo di fronte al muro di gomma di un sistema che assorbe qualunque critica e sperare nel miracolo diventa difficile».
Quando uno scienziato invoca il miracolo, la situazione è davvero al limite. Se il 2007 è un enigma circondato da un pasticcio, «è dal 2001 che la ricerca sulle staminali viene finanziata in assenza di rigorose procedure», denuncia Elena Cattaneo. E’ per questo che ha promosso un paio di interrogazioni parlamentari e che con gli altri «Coraggiosi» sta raccogliendo il sostegno di tanti camici bianchi, esasperati dalla logica dei soldi sottobanco: «Questa vicenda - accusano - è l’estrema frontiera del male che affligge la ricerca in Italia. Non si è rispettata nemmeno la forma. Basta con la farsa del “top-down”».