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La Stampa: I presidi bocciano la Gelmini

lei sostiene di essere stata fraintesa e precisa il suo pensiero, in realtà confermando le parole di due giorni fa

25/08/2008
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La Stampa

ROMA
I giornali scrivono che il ministro dell’Istruzione Gelmini accusa le scuole del sud di abbassare la qualità delle scuole italiane e lei sostiene di essere stata fraintesa e precisa il suo pensiero, in realtà confermando le parole di due giorni fa e scatenando polemiche all’interno della sua maggioranza e la rabbia dei presidi del sud.
«Il Sud ha oggi un deficit strutturale e di progettualità che non è certo imputabile al corpo docente. Ieri sera (due sere fa n.d.r.) mi sono limitata a segnalare che la scuola nelle regioni meridionali è colpita da una grave crisi». Secondo il ministro «non si può non porre il problema quando tutte le classifiche (Ocse Pisa) segnalano questa grave arretratezza». Per questo «l’impegno del Ministero - ha assicurato - è colmare il gap esistente tra scuole del Nord e scuole del Sud con più formazione e aiuti sia per i docenti sia per gli studenti».
Parole che sollevano lo stesso un polverone anche all’interno del suo stesso schieramento. Risponde stizzito il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo. Chiede che il ministro ritratti le dichiarazioni sui docenti che «dovrebbero essere obbligati a seguire corsi intensivi di riqualificazione professionale». «È assai grave - afferma Lombardo - che ci si esprima in questi termini razzisti parlando di uomini e donne del sud. Non è necessario scomodare la storia o la letteratura per trovare, tra i meridionali, figure di straordinario rigore etico ed enorme valore morale e intellettuale».
Nella maggioranza c’è anche chi applaude come Italo Bocchino. E chi preferisce non entrare nel dibattito come Maurizio Lupi, deputato della Pdl che attacca l’opposizione che «ha la faccia tosta di strumentalizzare le parole del ministro Gelmini». O chi, come Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con cortesia prende le distanze: «Ci sono scuole eccellenti sia al Nord che al Sud e lo stesso vale per le pessime. Non mi sfugge, però, la realtà di una scuola al Sud che ha più difficoltà. Come succede nella sanità e nei servizi oggi c’è più efficienza al Nord».
Dura la reazione dei sindacati. «Il ministro si documenti. Non di corsi intensivi di formazione per gli insegnanti, ma di laboratori, di strutture edilizie e di sviluppo economico avrebbero bisogno gli studenti del Mezzogiorno», spiega Enrico Panini, segretario generale della Cgil Scuola.
Decisa anche la reazione di chi nelle scuole del sud lavora ogni giorno. Fiorella Esposito, dirigente scolastico di un circolo didiattico ad Arzano, in provincia di Napoli: «I problemi delle scuole del sud non si risolvono con la formazione. Il ministro ha disposto tagli agli insegnanti: per me vorrà dire che quest’anno avrò le stesse classi ma dieci alunni in più e quattro insegnanti in meno. Quindi, invece di aumentare la formazione, mio malgrado dovrò diminuirla. Al sud infatti la media è di una permanenza in classe di 4-5 ore mentre al nord è di 7. Di chi è la colpa? Degli enti locali del sud che non hanno l’istruzione fra le loro priorità come avviene al nord». Il problema sono le strutture, è d’accordo anche Leonardo Saguto, dirigente didattico di un liceo a Palermo. «E’ vero, c’è un profondo gap tra scuole del nord e del sud. Ma innanzitutto si riferisce soprattutto agli istituti professionali e tecnici e alle scuole medie. E poi è un problema soprattutto di strutture: a Palermo abbiamo tanti palazzi adattati a scuole, senza laboratori scientifici o informatici, senza spazi adeguati». Mario Coviello dirigente di una scuola elementare di Bella, in provincia di Potenza: «La formazione deve essere per tutti i docenti. Non fa di sicuro bene all’Italia parlare di scuole del nord e del sud. E il govenro non può non sapere che se io ho 500 alunni e 8 mila euro per pagare tutto, non ho modo di garantire i servizi essenziali».
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