Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » La Stampa: I vescovi blindano l’ora di religione

La Stampa: I vescovi blindano l’ora di religione

La Cei «L’intesa con lo Stato stabilisce il valore della fede nell’educazione completa e integrale della persona» Il monito «Certe cose con il tempo si dimenticano o vengono interpretate diversamente»

11/09/2009
Decrease text size Increase text size
La Stampa

GIACOMO GALEAZZI
CITTA’ DEL VATICANO
Il cattolicesimo fa parte della nostra storia. L’ora di religione è prevista nella revisione del Concordato del 1984». Mentre le diplomazie sono al lavoro sulle due sponde del Tevere per arginare i contraccolpi politici del caso Boffo, il capo della Cei lancia un duro monito. «Non va dimenticata l’intesa tra Stato e Chiesa: parla molto chiaro e stabilisce il valore della religione nell’educazione completa e integrale della persona». Poi, rispondendo a Genova ai giornalisti che gli chiedono perché la questione venga sollevata proprio ora, specifica (secondo lo stile collegiale e pastorale della sua guida della Chiesa «di popolo» italiana): «Certe cose col tempo si dimenticano o vengono interpretate diversamente».
Il ministro dell’Istruzione, Gelmini ha appena fatto ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che esclude gli insegnanti di religione dagli scrutini e mercoledì il Vaticano ha reso nota una lettera agli episcopati nazionali affinché l’ora di religione non venga trasformata in un insegnamento generico di «cultura religiosa» o di «etica», mantenga il suo carattere «confessionale», goda dello stesso status, in quanto a «sistematicità e rigore», delle altre discipline scolastiche. Adesso è direttamente Bagnasco a mettere i paletti attorno all’ora di religione. Chiede che «la scuola cattolica e l’oratorio possano dare un servizio pubblico. La conoscenza del fatto cristiano, del cattolicesimo, «fa parte della storia italiana, dunque l’insegnamento dell’ora di religione non è catechismo ma riguarda la dimensione culturale, è previsto dal Concordato e deve essere presente nel quadro delle finalità della scuola». La dottrina cattolica è «una dimensione culturale e non catechistica, è la nostra storia», perciò occorre riaffermare questo messaggio in quanto «strada facendo le cose possono essere dimenticate oppure interpretate diversamente».
Intanto divampa la polemica. «L’ora di religione non sia cattolica», protesta la Cgil e i senatori del Pd chiedono al governo di «confermare la laicità dell’istruzione prevista dalla Costituzione». Il ministro Gelmini, però, non ritiene corretto «farla diventare un’ora in cui si insegnano in maniera paritetica le altre religioni. Non succede nei paesi musulmani e non capisco perché dovremmo rinunciare noi a quella che non è solo una religione, ma qualcosa che ha condizionato fortemente la nostra cultura, tradizione storia. Nel bagaglio culturale di un ragazzo deve entrare l’insegnamento della religione cattolica che non può essere paragonata alle altre religioni».
Il no islamico è categorico. «E’ giusto che la formazione di un allievo sia più vasta possibile e abbracci tutti i culti - lamenta il centro islamico di Milano -.Già oggi dipende dalla sensibilità degli insegnanti riuscire ad aprire il cuore e gli occhi degli studenti: se poi ci si mette anche uno steccato davanti, vuol dire tornare indietro di secoli».