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La Stampa: Il lavoro difeso sui tetti

Accordo Ispra: dopo due mesi i precari abbandonano il presidio a cielo aperto

22/01/2010
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La Stampa

FLAVIA AMABILE
ROMA
Alla fine duecento ce l’hanno fatta a salvare il posto di lavoro per un altro anno. Sono i ricercatori dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Dai supplenti delle scuole agli operai delle fabbriche in tanti in questi ultimi mesi sono saliti sui tetti dei loro luoghi di lavoro per richiamare l’attenzione sui licenziamenti o sui mancati rinnovi dei contratti.
I ricercatori dell’Ispra sul tetto sono rimasti quasi due mesi. «Per ottenere quello che in 24 ore avrebbero potuto concederci», commenta Emma Persia, una delle protagoniste della protesta.
E’ arrivato ufficialmente all’una del pomeriggio di ieri l’accordo che dà il via libera alle assunzioni e al salvataggio di 200 persone. «Abbiamo ottenuto - racconta Simone Canese, 40 anni, biologo marino - un protocollo di intesa che rappresenta una buona piattaforma e risponde alle nostre richieste all’80-90%».
L’accordo è stato firmato da ministero dell’Ambiente e dai rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Anpi e Usi-Rdb. Per il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, si tratta di un’intesa «difficile, sofferta ma che alla fine credo rappresenti un risultato di cui tutti possiamo essere soddisfatti». L’intesa garantisce assunzioni sulla base del turnover dei pensionamenti, concorsi per la trasformazione dei contratti atipici in contratti a tempo determinato e indeterminato.
«Complessivamente noi “tettisti” eravamo 50 e ci alternavamo sul tetto. Ogni notte eravamo in 15. Il clima è stato freddo, abbiamo sopportato condizioni estreme - racconta Canese - con temporali e temperature sottozero. Il primo segnale da parte del ministro dell’Ambiente è arrivato dopo un mese. Ma noi eravamo determinati. Non difendevamo il salario».
Tanti i commenti. Innanzitutto loro, i protagonisti della protesta che sanno che la partita è ancora lunga. «Vigileremo perché l’accordo venga applicato e chiediamo che il ministro metta fine alla gestione dell’Istituto da parte di un commissario e nomini finalmente un esponente della comunità scientifica a guidarlo», spiega Emma Persia. Anche per il segretario generale della Flc-Cgil Domenico Pantaleo «l’accordo va bene ma la vertenza continua». Il senatore del Pd Ignazio Marino sottolinea la necessità di sostenere la ricerca. Per Francesco Cerisoli, presidente dei precari dell’Apri «sembra una bella conclusione, in realtà se le regole dei concorsi rimarranno le solite, sarà una stabilizzazione mascherata da concorso: nessuna prova, valutazione solo di titoli e pubblicazioni e soprattutto nessun punteggio riservato per aver fatto precariato nello stesso ente dove si concorre».