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La Stampa: In Spagna via il crocefisso dalle scuole

Una sentenza sposa la linea laica di Zapatero

24/11/2008
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La Stampa

SENTENZA STORICA

I genitori degli allievi di una media di Valladolid si erano appellati quattro anni fa

Ora il provvedimento sarà esteso a tutti gli istituti della regione Castilla-Leòn

GIAN ANTONIO ORIGHI

La Cassazione

«Non è obbligatorio

esporlo in aula»

Il magistrato afferma

«che nessuno può sentire

lo Stato più vicino di altri»

MADRID

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La Spagna laica accelera. Con una sentenza storica, un giudice della regione Castilla-León ha decretato che crocifisso e altri simboli cattolici dovranno essere tolti dalla scuola pubblica Macías Picave di Valladolid. Una sentenza, la prima del genere nella Spagna dell’agnostico premier socialista Zapatero, in nome della laicità e della aconfessionalità dello Stato. Il giudice ha dato ragione al ricorso presentato tre anni fa dalla Acel (Asociación Cultural Escuela Laica di Valladolid, Nord della Spagna) contro una delibera del Consiglio scolastico delle medie locali, che aveva rigettato la richiesta di alcuni genitori di eliminare la simbologia cristiana dalle aule dei loro figli. «È un trionfo dell’igiene democratica», commenta entusiasta Fernando Pastor, portavoce dell’Acel e padre di una studentessa dell’istituto.

La querelle al Picave - che per ironia della storia era un pensatore del XIX secolo progressista e grande difensore della teoria evoluzionista di Darwin avversata dai cattolici - era cominciata nell’anno scolastico 2005-2006. Alcuni genitori erano inorriditi constatando che la scuola era piena di Cristi e Madonne, mentre l’ora di religione nell’istituto è un optional. Invocando il principio della aconfessionalità sancita dalla Costituzione, chiesero di toglierle. Di solito la questione si risolve nel Consiglio scolastico, ove se un solo genitore manifesta la sua opposizione, la spunta. Ma il Consiglio votò contro.

La Acel si è allora appellata al governo regionale della Castilla-León, in mano ai popolari (centro-destra di orientamento cattolico). Niente da fare. La combattiva associazione è allora ricorsa in tribunale. Ieri la sentenza, che va molto al di là delle più rosee speranze. Anche perché ieri la portavoce socialista di Valladolid, Ana Redondo, ha chiesto all’esecutivo regionale di estendere la decisione a tutte le scuole di Castilla-León «perché è l’unica forma di tutela per le famiglie che non professano il cattolicesimo».

La sentenza del giudice, Alejandre Valentin Sastre, segue la linea politica laica del partito socialista di Zapatero, che nel giugno scorso ha deliberato di eliminare i funerali di Stato nelle Chiese, e qualsiasi simbolo cristiano negli atti ed edifici statali (le scuole dipendono dalle regioni). In quattordici pagine, il magistrato ricorda: «Mantenere i simboli religiosi nel centro scolastico calpesta i diritti fondamentali sanciti dagli articoli 14 e 16.1 della Magna Carta e la legge dell’80 sulla libertà religiosa».

Poi arriva l’affondo, esplosivo: «Nell’ambito educativo la libertà religiosa è un tema molto sensibile, perché nella fase di formazione della personalità dei giovani l’insegnamento influisce in modo decisivo nel futuro comportamento rispetto alle loro credenze - scrive Sastre -. La formazione religiosa condiziona la condotta dei ragazzi in una società che aspira alla tolleranza di altre opinioni e ideali che non coincidano con le proprie. La aconfessionalità implica la neutralità dello Stato di fronte alle diverse confessioni, perché nessuno può sentire che lo Stato, per ragioni di credo, gli è più o meno vicino».

«Finalmente si è fatta giustizia, anche se abbiamo dovuto aspettare tanto tempo per conseguire che si smettesse di violare i nostri diritti - commenta Pastor -. Noi non siamo contro il crocifisso, ma contro la sua imposizione. Comunque, adesso abbiamo creato un precedente giuridico a scala nazionale». La vittoria dell’Acel è a questo punto totale: il governo regionale, attraverso il suo portavoce José de Santiago, ha annunciato che non ricorrerà, come avrebbe potuto fare, contro il verdetto.

Alle associazioni cattoliche non resta che incassare. «Ritirare le croci è un’altra tattica per isolare i cristiani, siamo preoccupati per l’ondata di laicismo che colpisce la Spagna», lamenta dalla Cope, la radio dei vescovi, il presidente dell’osservante associazione Hazteoir, Ignacio Arsuaga. Ma, segno dei tempi, su 38 scuole pubbliche di Valladolid, il crocifisso rimane (per ora) solo alle medie Isabel la Cátolica. Nell’ottobre 2003 Adel Smith, presidente dell’Unione dei Musulmani d’Italia, ha chiesto senza fortuna la rimozione del crocifisso dalle aule della scuola frequentata dai figli a Ofena. Nel 2004 l’Unione degli atei e degli agnostici razionarlisti (Uaar) ha presentato ricorso al presidente della repubblica per l’annullamento della circolare della Moratti del 3 ottobre del 2002 che considerava ancora in vigore le norme regolamentari che impongono la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche.La sentenza della Cassazione sul caso del professor Marcello Montagnana del 1° marzo 2000, numero 2925, ha ritenuto illegittima la presenza di crocefissi nei seggi elettorali e ha affermato l’avvenuta abrogazione delle norme regolamentari (emanate durante il fascismo) che impongono l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, in violazione dei principi costituzionali in materia di libertà di religione e di uguaglianza delle confessioni religiose.