La Stampa it: I precari della scuola in piazza
Con loro anche diversi sindacati, movimenti e partiti dell'opposizione
ROMA
A partire dalle 10.30 sono attesi in migliaia davanti a Montecitorio: sono i precari della scuola che domani mattina, dalle 10 alle 13, si ritroveranno davanti al parlamento per dire no alle riforme dei cicli scolastici, a partire dalla legge 133/08, e chiedere l’immediato blocco del piano di tagli triennale agli organici (circa 130mila posti, di cui 42mila già a partire da settembre).
Alla manifestazione, programmata da mesi, negli ultimi giorni hanno fornito il loro sostegno numerose organizzazioni, associazioni, movimenti di categoria e sindacati. Ci saranno anche rappresentanti di una buona parte dei partiti politici dell’opposizione.
Dopo il sostegno immediato ricevuto dai parlamentari del Partito democratico, con in testa l’ex ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, ed il suo sottosegretario Mariangela Bastico, hanno assicurato la loro presenza i vertici dell’Italia dei valori, di Sinistra e libertà e Rifondazione comunista.
Ma è forse a livello sindacale che si è creata un’unità di intenti sino a qualche giorno fa inaspettata: al sostegno iniziale di Cobas e Flc-Cgil, negli ultimi giorni si sono aggiunti quelli di Gilda e Cisl Scuola. Una decisione giunta probabilmente a seguito della conferma da parte del Miur dei 5mila posti inizialmente messi in stand by e del silenzio sulle 20mila immissioni in ruolo previste per il prossimo anno scolastico.
Con i tantissimi comitati, coordinamenti, movimenti, forum e reti dei precari, la manifestazione di domani sarà sostenuta anche da rappresentanti di diverse organizzazioni e associazioni che si occupano di istruzione crescita dei giovani: come il Movimento di cooperazione educativa, il Comitato dei genitori democratici ed il Centro iniziativa democratica insegnanti.
L’obiettivo dei manifestanti è prioritariamente quello di bloccare il piano di tagli triennale agli organici della scuola (circa 130mila posti): l’abbattimento di posti, sia come insegnante sia come Ata, verrà infatti attutito solo dai pensionamenti (quest’anno 41mila).
Ma il resto dei posti tagliati si tradurrà in mancate conferme per i supplenti, tra cui non mancano docenti, assistenti e collaboratori scolastici con dieci-quindici anni di precariato alle spalle. Personale che, anche alle soglie dei cinquant’anni, si vede espulso dalla scuola dopo averla servita e con scarse alternative di lavoro.
Se è improbabile che il governo blocchi il piano di ridimensionamento degli organici (che entro tre anni farà risparmiare allo Stato circa 8 miliardi di euro) appare più plausibile, piuttosto, che la protesta induca il Mef a concedere l’autorizzazione al ministero dell’Istruzione per procedere all’assunzione di 20mila unità di personale: un’azione che avrebbe sicuramente l’effetto immediato di calmare la piazza in vista dell’estate. Ma non risolverà di certo il problema.
In assenza di provvedimenti le proteste continueranno con l’avvio del nuovo anno scolastico. «Nonostante gli impegni assunti dal ministro Gelmini - spiegano dalla Flc-Cgil - fin’ora non un provvedimento è stato definito a favore dei 18mila precari della scuola, docenti e personale Ata, che rischiano di non avere più le supplenze annuali».
«In assenza di risposte concrete - annuncia l’organizzazione sindacale di via Leopoldo Serra - la mobilitazione unitaria di tutti i precari continuerà e lo stesso inizio dell’anno scolastico può essere messo in discussione dalla irresponsabilità del governo».
Nell’anno scolastico appena concluso sono stati circa 210mila (131.145 docenti ed il resto assistenti e collaboratori scolastici) i precari della che hanno ottenuto un contratto di lavoro ’lungò: da settembre-ottobre sino al termine dell’anno scolastico.
Dai calcoli fatti dai sindacati, il taglio dei 42.000 posti potrebbe lasciarne a casa, già del prossimo mese di settembre, circa 20mila. È vero infatti che andranno in pensione in 41mila, ma è altrettanto vero che prima di assumere i precari la priorità del Miur è di sistemare il personale in esubero. Che nella scuola non manca